Ne hai parlato spesso in articoli o conferenze, però sono certa che qualcuno ancora non sa com'è nata questa trilogia. Lo racconti ai lettori di Delos?
Con piacere. Nel settembre del 95 mio marito e io eravamo in vacanza in Sardegna, più precisamente a Palau. Una delle ultime sere, abbiamo cenato in un locale a base di piatti tipici sardi. Il cibo era ottimo, non lo fu altrettanto la digestione. Mi svegliai nel cuore della notte con ancora negli occhi le immagini del sogno (che poi è l'incubo di Sakumer) i cui protagonisti erano mio marito e alcuni miei amici nei panni di maghi, cavalieri e regine; rammentavo anche nomi strani, mai uditi prima. Una volta rientrata a Trieste, ne parlai con la mia amica Andreina (colei che avevo visto nei panni di Harjdia) appassionata come me di fantasy e le chiesi se secondo lei potevo aver letto qualcosa di simile su un risvolto di copertina. Quando mi rispose di no, compresi che quella storia era tutta mia. Trovandolo divertente, cominciai a raccontare ai miei amici le loro avventure. Il primo libro è stato scritto nel corso di cinque anni. A volte scrivevo per una settimana di fila, poi mi interrompevo per qualche mese, fino a quando uno dei protagonisti non mi rimproverava. A luglio del 1999 il libro era terminato e stavo progettando con calma omerica il secondo. L'idea di pubblicare quel manoscritto, non mi passava neppure per l'anticamera del cervello. O meglio, era un'idea entusiasmante, ma a mio parere irrealizzabile. Nel 2000 cominciai a mettere mano a quello che chiamavo molto semplicemente "secondo libro". La storia era oramai chiara nella mia mente, anche se non avevo ancora idea di quanto spazio avrebbe occupato su carta. Del resto che problema c'era? Volendo potevo copiare i capitoli su floppy, senza scomodarmi a stamparli per i miei amici. Ma Claudio (mio marito), era in agguato. Non sto a dilungarmi a descrivere quanto ci abbia messo per convincermi, sta di fatto che nel mese di maggio del 2000 ho inviato il manoscritto alla Nord con una lettera piuttosto semplice, nella quale chiedevo cortesemente di restituirmi il manoscritto qualora non fosse piaciuto. In giugno Gianfranco Viviani mi telefonò per dirmi che intendeva pubblicarlo e io gli chiesi se per caso non si stesse confondendo con qualcun altro. Ancora oggi stento a crederci.
Sogno a parte, quali sono state le tue fonti di ispirazione? Voglio dire, ci sono degli scrittori particolari cui ti sei ispirata?
Mentirei se dicessi di sì, ma mentirei anche affermando il contrario. Mi spiego: partendo dal presupposto che uno "parla per come mangia", è anche vero che "scrive per come legge", ma anche che "legge per come è". Così in definitiva io "scrivo per come sono". Andando a scavare nel mio stile, finirei certamente col trovare maggiore affinità con uno scrittore piuttosto che con un altro. In assoluto miei autori fantasy contemporanei preferiti sono Eddings e Turteldove.
Passiamo a qualcosa di più specifico. A Torino, presentandoti, Viviani ha affermato: "Voglino, dopo aver letto il romanzo, mi ha detto: Ha un pregio e un difetto. Il pregio è che è pubblicabile, il difetto è che si tratta di una trilogia.". Cos'hai da dire a tua discolpa?
Nulla, sono colpevole d'aver inventato una storia molto lunga. La mia unica attenuante è che non credevo davvero di vederla pubblicata nella Fantacollana.
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