(26. h4, Db6; 27. h5, d6; 28. Ccxe6,Axe6; 29. Axc6, Tf6; 30. h6+, Rg8)

Potevo vedere la scena da solo, a questo punto, senza bisogno che Cordmaker me la spiegasse.

Korchnoi Smith, forse, non si era accorto di nulla. Aveva lanciato - dentro di sé, perché era un tipo troppo composto per farlo apertamente, sia pure nella solitudine di una sala di comando di un'astronave in pieno spazio interstellare - un grido di esultanza.

Poche mosse, e HAL sarebbe stato spacciato: forse una sola mossa, se il computer avesse avuto il buon gusto di dichiararsi subito sconfitto, senza attendere la calata delle torri.

La fece, stavolta senza pensare, quella mossa già prevista d'altronde da un po' di tempo...

31. Ad7

...ma non ebbe la soddisfazione di vedere sul video la famosa scritta: I LOSE.

HAL non ebbe il tempo di mostrare che, dopo tutto, era un dio e sapeva anche perdere. Era stato sconfitto, ma la sconfitta del dio era anche quella dell'uomo: dei trentacinque uomini di equipaggio. Korchnoi aveva vinto. Aveva rinverdito le gesta del suo omonimo di secoli prima. Era finalmente riuscito nello scopo perseguito da tanto tempo: aveva battuto - una sola volta, ma bastava per affermare i suoi principi - l'unico avversario che nessuno era mai riuscito a sconfiggere.

La "Bellerofonte" fu presa in pieno. Il metallo urlò mentre si disgregava, le paratie di titanio si squarciarono sotto la potenza dei raggi dell'astronave nemica, l'aria cominciò a sfuggire dagli squarci con un sibilo pressante.

L'allarme era un suono stridulo e disperato. HAL urlava. Dove fu possibile, i portelli si chiusero con uno scatto, conservando l'atmosfera nei compartimenti stagni. L'astronave si divise in tante piccole navicelle, ciascuna autonoma in cibo e aria per qualche giorno. Korchnoi Smith si ritrovò in una di queste.

Solo molto tempo dopo seppe il perché. Aveva pensato a un guasto, o a un incidente: magari una meteora. Xanth Cordmaker era in un'altra navicella; non era solo, ma il suo compagno aveva la testa fracassata dall'urto contro uno spigolo e morì dopo poche ore.

Le navette si erano sparse per tutto lo spazio intorno, allontanandosi l'una dall'altra, ciascuna seguendo il moto che le strane leggi della fisica avevano impresso al momento. Non erano vuote ma la maggior parte conteneva dei cadaveri. I pochi spaziali rimasti vivi morirono di fame, o quando l'aria terminò. Fu una brutta morte.

Xanth fu salvato qualche ora dopo dall'astronave assalitrice. Anche Smith fu salvato nello stesso modo, ma i due non si videro mai. Forse anche altri furono salvati, perché così imponeva la legge non scritta dello spazio. Non se ne ebbe mai notizia.

- Ebbi una fortuna sfacciata, devo ammetterlo - disse Cordmaker. - Me la cavai addirittura senza un graffio. La prigionia non fu tanto dura, non per chi era abituato a una vera vita errabonda. Sono sicuro che non ci fossero altri prigionieri, altrimenti li avrei visti. Gli altairiani recuperarono tutte le navicelle che avevano costituito la Bellerofonte e restituirono alla Federazione terrestre trentatré cadaveri... E due prigionieri. Non seppi mai chi fosse l'altro.

* * *

La storia poteva dirsi terminata a questo punto. Cordmaker aveva trascorso qualche tempo in prigionia assieme ad alcuni connazionali reduci di altre battaglie. Poi, quando la pace con Altair fu conclusa, tornò sulla Terra, rifiutò la pensione di guerra e riprese il mestiere di spaziale. Fu interrogato da una commissione e disse tutto quello che sapeva, che dunque non era molto. Non fece parola di Smith. Non voleva dire male di un morto. Non disse nulla neanche quando seppe che era ancora vivo, che era lui l'unico altro superstite della Bellerofonte. Ogni volta che l'interrogatorio gli ricordava il ruolo svolto da Smith, Cordmaker portava una mano alla tasca, dove conservava un pezzetto di fibroplast che si gualciva sempre più. C'era la trascrizione della partita, nel codice alfanumerico che tutti gli spaziali conoscono.