L'argomento politico era stato toccato da De Turris su Oltre il Cielo 127 (1 agosto-30 settembre 1964) con l'articolo La "Science-Fiction" apre a sinistra, ritorna sull'argomento con S-F e sinistre su Oltre il Cielo 129 (1-31 dicembre 1964), ma sono piccoli pezzi. Di Malaguti il duo De Turris e Fusco parla solamente bene (e non con apprezzamenti di tipo politico) in almeno un paio di occasioni. Sull'argomento SF e politica calò il silenzio.
A metà degli anni '60, per merito della Casa Editrice La Tribuna, si incomincia ad avere la possibilità di leggere romanzi più impegnativi e di fronte ai romanzi avventurosi su I Romanzi del Cosmo di Luigi Naviglio, ad esempio Un carro nel cielo ed Un drago per Heart, che nonostante la stroncatura (Naviglio è l'unico autore che viene giudicato negativamente e per motivi essenzialmente politici, pur dopo un'introduzione apparentemente benevola) che venne fatta da Curtoni nel suo saggio sulla fantascienza italiana dieci anni dopo, Le frontiere dell'ignoto, rimangono gradevoli, così come I figli del grande nulla di Ugo Malaguti, abbiamo testi più impegnativi come Il sistema del benessere dello stesso Malaguti, per partire da un italiano, La svastica sul sole (The Man in the High Castle, 1962) di Philip K. Dick, Il mestiere dell'avvoltoio (The Unpleasant Profession of Jonathan Hoag, [1942] 1961) di Robert A. Heinlein, Venere più X (Venus Plus X, [1960] 1961) di Theodore Sturgeon, L'ultimo vessillo (Final Blackout, [1940])di L. Ron Hubbard, L'alba delle tenebre (Gather, Darkness!, [1943]) di Fritz Leiber e qui ci fermiamo che altrimenti rischieremmo di fare il riassunto del Catalogo. In questo periodo cade anche il tabù del sesso. Anche Urania riprende a presentare testi interessanti, la critica fantascientifica si fa più approfondita, anche per merito di Gamma, anche se si nota ancora una certa provincialità. Nel 1967 muore Cosmo Ponzoni, nasce Nova SF*. Malaguti cura l'antologia Ad un passo dal pianeta domani, tutta di autori italiani inquadrabili genericamente come di sinistra, anche se i testi, a quanto ricordo non erano particolarmente caratterizzati. Nel 1969 Malaguti lascia la Tribuna e gli subentrano Curtoni e Montanari. Curtoni è un "vecchio" fan che con Naviglio aveva curato alcune delle primissime fanzine. Entrambi conoscono molto bene la fantascienza angloamericana e hanno proposte innovative proponendo sia autori già affermati come Dick, sia autori nuovi. Viene dato ampio spazio agli autori italiani. Curtoni, De Turris e Montanari, nonostante le differenti posizioni politiche, nel nome della passione comune, presentano una antologia con autori italiani di tutte le tendenze: Destinazione uomo. Tendenze della SF italiana, Galassia 113, maggio 1970.
L'esperienza verrà ripetuta con successo con l'antologia Amore a quattro dimensioni. Fantamore all'italiana, Galassia 137, marzo 1971. Un terzo tentativo, Fanta-Italia: sedici mappe del nostro futuro, Galassia 165, maggio 1972, che affrontava decisamente temi più politici, per l'irrigidimento di De Turris ad escludere alcuni racconti non graditi agli altri curatori, pose termine ad una collaborazione che aveva dato buoni risultati ed aveva dato un panorama equilibrato della narrativa nazionale. Anche il clima generale era deteriorato e bisognerà aspettare la fine degli anni '80, prima che la passione politica si calmasse e si ricominciasse, salvo rare eccezioni, a discutere più serenamente.
A parte la polemica su Robot già accennata, che contribuì ad alienare alla rivista una parte dei lettori, anche se, come dice Curtoni, l'editore non notò cali immediati nelle vendite (probabilmente è un caso che qualche mese dopo la rivista cambiasse impostazione, riducendo la parte saggistica, per cercare di contenere il declino di vendite nonostante il contenuto fosse di alto livello), che il clima fosse particolarmente teso, lo dimostra anche l'intervento violento di Cremaschi contro il povero Zioni, reo di aver rivolto una domanda su Cime abissali all'ospite sovietico Kulascev: come si permetteva il ragazzino di insinuare che "la grande patria socialista" discriminasse qualcuno per le sue idee. Kulascev, nonostante parlasse inglese, sia pure pessimo come il mio (lo scoprii in Olanda durante la WorldCon lì tenuta, finalmente libero da condizionamenti ed interpreti), non rispondeva mai direttamente se non attraverso l'interprete e le sue risposte erano di una noiosa ortodossia.
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