Fantascienza del... "più presente"
In chiusura, non si può pertanto non tornare ai quesiti sollevati dall'antico articolo di Guerrini: se la narrativa è inevitabilmente portatrice di ideologie, se la science fiction in particolare si presta a farsene veicolo (consapevole o meno), cosa traspare dalla sf odierna?
Credo di aver già risposto.
Perché criticare il presente o ipotizzare alternative? Le alternative (le utopie, direbbe Suvin) - ci viene ribadito - sono già state esplorate e sono fallite. L'unica alternativa al presente è il presente. Magari migliorato, intensificato, accresciuto, cioè ancora... "più presente". Inoltre certi atteggiamenti nella fiction oggi sono politicamente scorretti. Questione di bon ton; inoltre perseverare significherebbe far crollare il botteghino. Il meccanismo stritola anche la fantascienza. E ci risiamo: la presunta apoliticità degli albori.
E' chiaro che sto generalizzando.
E' chiaro che si può parlare sottilmente, profondamente, artisticamente della vita e della morte senza sfiorare il "politico".
Shakespeare sapeva farlo.
Ma se oggi ci si vuole "sporcare" a scendere nel mondo, non se ne possono ignorare le immense contraddizioni. Per esempio: il 20% dell'umanità si spartisce l'82% del reddito mondiale; resta davvero poco da dividere tra i rimanenti cinque miliardi circa di esseri umani; alla base del diagramma a 'calice', un ultimo 20% di persone, 1200 milioni circa, si spartisce un 1,4%. Situazione di dominio pubblico, che urla giustizia ma continua a peggiorare (il divario negli ultimi decenni si è moltiplicato per sette, a dispetto delle - o grazie alle - politiche economiche dell'Occidente), eppure pare non interessare più di tanto. Per perpetuarla si usano forza e arroganza. Finché dura. [Le statistiche sono dell'Onu]. La fantascienza "sa" come si scende agli inferi, questa è sempre stata una sua caratteristica d'elezione. E dunque il nodo non si può evitare: specie quando ci si sforza di evitarlo.
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