Film d'apertura alla Mostra del cinema di Venezia, Seven Swords è una pellicola diversa rispetto a La tigre e il dragone e Hero. Se Ang Lee e Zang Yimou avevano tentato una sorta di 'occidentalizzazione' della narrazione cinematografica dei temi classici del cinema asiatico, il leggendario regista Tsui Hark, invece, si attiene ad un certo tipo di ortodossia narrativa al punto da realizzare un film che - per i non appassionati del genere - potrà risultare ostico e, addirittura, noioso.

Seven Swords, infatti, non è molto dissimile da alcune pellicole anni Settanta provenienti da Hong Kong con la differenza fondamentale di una regia più accurata e attenta a determinati dettagli. Nonostante questo, però, il film soffre di essere del tutto deja vu, con una trama prevedibile, molto chiara e diretta dall'inizio alla fine, senza alcun intreccio o back story che tengano alta l'attenzione per le quasi due ore e mezza di durata.

Tutto inizia nei primi anni del diciassettesimo secolo quando i Manciuriani conquistano la Cina e fondano la Dinastia Ching. Per cercare di mettere fine alle innumerevoli rivolte pro-nazionaliste, il nuovo governo emette un bando sullo studio e sulla pratica delle Arti Marziali, vietandole totalmente per cercare di imporre controllo e ordine. Vento di fuoco, un ufficiale dell'esercito della precedente dinastia, coglie al volo l'opportunità per fare fortuna aiutando il nuovo governante a far rispettare la legge. Un generale avido e crudele che si trasforma in un mercenario pronto a tutto pur di fare rispettare la legge che vieta l'uso delle arti marziali, pena la morte di coloro che le praticano.

Vento di fuoco fa razzie nel nord ovest della Cina con l'obiettivo finale di conquistare un ultimo baluardo nemico: un villaggio intransigente e sperduto dal nome di Villaggio delle Arti Marziali.

Fu Qingzhu, un ex boia della precedente dinastia, si sente moralmente obbligato a mettere fine a tanta brutalità e decide di salvare il Villaggio delle Arti Marziali. Per farlo, convince Wu Yuanyin e Han Zhiban, due abitanti del villaggio a recarsi con lui sulla vetta del mitico Monte Paradiso per chiedere aiuto al Maestro Shadow-Glow, un eremita e maestro di spada a capo di un gruppo di discepoli abilissimi nel maneggiare la spada. Il Maestro Shadow-Glow accetta di aiutarlo e ordina ai suoi quattro migliori discepoli di unirsi a loro. Ed è così che inizia l'eroico viaggio di Chu Zhaonan, Yang Yunchong, Mulang, e Xin Longzi. Incarnando eroismo e lealtà, i guerrieri diverranno famosi con il nome di Sette Spade.

Tratto dall'omonimo classico di Liang Yu-Shen, Seven Swords / Sette Spade è un film epico, che vuole celebrare la cultura wuxia ovvero quella dell'arte della spada. Le spade sono, infatti, le vere protagoniste della storia e sono esse a determinare il carattere e la forza degli eroi che le brandiscono. Detto questo, però, alla fine dei conti il film fallisce nel coinvolgere più di tanto il pubblico che ha negli occhi le affascinanti occidentalizzazioni di Zimou e Lee.

I sette guerrieri, il villaggio in preda ai cattivi, le battaglie a colpi di spada, le pillole di filosofia zen sono tutti elementi già visti, la cui potenza espressiva è limitata da un montaggio insulso e obsoleto (molto 'Cina anni Settanta') nonché da una colonna sonora mediocre che sembra uno strano incrocio tra Hans Zimmer e Ennio Morricone.

Lunghissimo e talora eccessivamente lento, Seven Swords è un film interessante, ma al tempo stesso complesso da seguire e digerire per il pubblico europeo che, forse, avrebbe potuto attendere una pellicola meno ortodossa e più figlia delle recenti contaminazioni tra cinema asiatico ed occidentale.