Sul sito della NASA (www.nasa.gov) è comparsa nei giorni scorsi una importante notizia relativa all’attività del telescopio Spitzer (formalmente SIRTF, Space Infrared Telescope Facility, lanciato in orbita da Cape Canaveral il 25 agosto del 2003).
A quanto riportato dall’articolo il telescopio avrebbe scoperto, nell’universo di 14 miliardi di anni fa, i componenti della vita. Si tratterebbe di larghe molecole, composte di carbonio e idrogeno, (conosciute come polycyclic aromatic hydrocarbons) considerate dagli scienziati come i mattoni principali della vita.
Questo tipo di molecole, molto comune nella nostra galassia, viene prodotto dalla combustione parziale di elementi a base di carbonio e lo si può trovare, ad esempio, nei gas di scarico dei jet o nelle bruciacchiature dei toast e degli hamburger.
La vera scoperta non sta tanto nell’aver evidenziato tale molecola nell’universo ma nell’averla trovata così lontana dalla Terra e quindi così indietro nel tempo, circa a un quarto dall’età attuale dell’universo, spostando incredibilmente indietro tutte le datazioni fatte sino ad oggi sull’origine della vita.
Secondo il dottor Lin Yan dello Spitzer Science Center al California Institute of Technology di Pasadena: “E’ 10 miliardi di anni più indietro nel tempo di quanto avessimo mai visto”.
Queste molecole esistevano nella nostra galassia ben prima che il nostro sistema solare si fosse formato e gli scienziati ritengono che ne siano state il seme originario, se ciò fosse vero, questa scoperta porterebbe a credere che, in molte altre parti dell’universo, si sia verificato lo stesso fenomeno che ha portato alla vita sul nostro pianeta.
Un’ulteriore aspetto interessante della scoperta è che, tramite questo tipo di molecole e attraverso un complesso sistema di analisi degli infrarossi, gli astrofisici sono stati in grado di misurare le distanza fra le galassie utilizzando come perno di riferimento proprio queste molecole. Esse, infatti, sono osservabili per un breve periodo di tempo in quelle galassie in cui si è appena verificata una formazione stellare.
Sebbene l’articolo non si sbilanci sulle possibili conseguenze di questa scoperta, ciò che emerge con chiarezza, come afferma l’autore, è la possibilità concreta che la vita e i pianeti si siano potuti formare e sviluppare in un periodo molto anteriore rispetto a quanto creduto sinora.
Per i lettori di fantascienza (gli unici che si possono permettere conclusioni un po’ ardite) questa sarebbe un’ulteriore prova che la vita non può essere considerata una sola prerogativa del nostro pianeta.
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