Numeri Uno

di Luigi Pachì

luigi.pachi@fantascienza.com

Gemini

Numeri Uno, la column dedicata alle pubblicazioni di fantascienza apparse in Italia nel corso degli anni attraverso la disamina del loro primo fascicolo, continua alla caccia di pezzi rari. Un'occasione unica per i curiosi e i potenziali collezionisti per vedere le copertine dei mitici numeri 1 di molte delle testate che hanno tracciato la storia della science fiction nel nostro paese. Restate sintonizzati su queste pagine tutti i mesi perché le sorprese non mancheranno di certo.

Ci trasferiamo questa volta nell'anno 1977, quando Luigi Randa (alias il solito imperterrito Antonio Bellomi) esordisce con l'editoriale del n. 1 della sua nuova iniziativa editoriale. Questa volta si chiama Gemini - Collana di fantascienza (serie I Campionissimi, Edizioni D.N.) e presenta il romanzo L'uomo dai mille nomi di A.E. Van Vogt. Al prezzo di 1000 lire gli appassionati trovano così in edicola la consorella di Perry Rhodan. Naturalmente qui non si tratta di una collana che presenta un serial sul tipo dell'eroe spaziale tedesco che già da dodici numeri frequenta il mercato editoriale, ma piuttosto il cliché tradizionale di un periodico che ospita di numero in numero un romanzo di un autore tra i più noti nel mercato internazionale. Non a caso viene scelto uno dei più recenti e incalzati lavori (per quel tempo) di Van Vogt e si fanno ventilare nell'editoriale altri nomi noti della SF, quali Simak, Hamilton, Statten e Williamson. Il filone scelto, naturalmente, è quello avventuroso e d'azione. Divertente il passaggio dell'editoriale che cita così: "Non pubblicheremo un autore o un romanzo solo perchè 'premio vattelapesca' o sulla cresta dell'onda in quel particolare momento. I nostri romanzi saranno sempre di quelli che si leggono d'un fiato."

La testata nel complesso risulta essere più "rivista" di altre precedentemente apparse. Ad esempio, dopo il romanzo troviamo alcune rubriche e articoli sempre graditi dall'appassionato medio. Abbiamo la scheda su Van Vongt e l'elenco delle sue opere più importanti, un pezzo sullo SFIR 1977 di Ferrara, proposto da Adalberto Cersosimo e dello stesso Cersosimo troviamo anche una sua short story intitolata Il comizio. Chiude questo primo numero la rubrica Microscopio con le recensioni di Il guardiano della soglia di Lovecraft e Derleth (Fanucci) e La bambola del destino di Simak (Libra editrice). Inutile il commento finale che per chi frequenta questa rubrica ormai è ben noto. Lo scarso pubblico fantascientifico non ha permesso a Gemini lunga vita.