Bisogna ammettere che l'astronomia ha dalla sua una caratteristica che la rende una scienza davvero unica. Attraverso le osservazioni di luoghi remoti e inaccessibili, riesce a farci sorprendere per cose che altrimenti sarebbero assolutamente normali. Ci riporta a una sorta di ingenuità primordiale, insomma. Pensate a un lago. Sulla terra ce ne sono migliaia e noi stessi ne abbiamo visti di grandi e piccoli, decine e decine di volte. Eppure, se trasferiamo il medesimo concetto a oltre un miliardo di chilometri, il "lago" si trasforma in qualcosa di sorprendente, qualcosa che ci fa schizzare gli occhi dalle orbite, qualcosa che ci fa emozionare. E' il caso di Titano che, dopo l'osservazione breve ma intensa effettuata nel gennaio scorso dal modulo di atterraggio Huygens, quando l'orbita intorno a Saturno lo consente, viene ripetutamente osservato dalla sonda Cassini. Ebbene, nell'ultimo passaggio ravvicinato avvenuto il 6 giugno scorso a una distanza di circa 450.000 km, la sonda della NASA ha effettuato alcune riprese della zona del Polo Sud del satellite e ha rilevato una suggestiva zona scura la cui conformazione ricorda molto da vicino quella di un grande lago terrestre. Considerando la risoluzione dell'immagine di circa 3 km per pixel, gli scienziati sono risaliti alle dimensioni di questa formazione che dovrebbe essere lunga circa 234 km per una larghezza approssimativa di 73 km, avvicinandosi così a una superficie pari a quella del Lago Ontario, al confine tra Stati Uniti e Canada. Se si trattasse effettivamente di un deposito di liquido, non sarebbe tuttavia di acqua, bensì di idrocarburi. Fin dall'esplorazione delle sonde Voyager nei primi anni '80, gli scienziati ritengono infatti che le caratteristiche di composizione chimica, pressione atmosferica e temperatura presenti sulla superficie di Titano siano tali da giustificare la presenza di composti di carbonio e idrogeno allo stato liquido, come metano (CH4) ed etano (C2H6). Il "lago" individuato dalla Cassini si trova in una regione particolarmente nuvolosa del pianeta e quindi candidata a ospitare frequenti tempeste con abbondanti rovesci di pioggia di idrocarburi. La temperatura particolarmente bassa (intorno ai -170°C) contribuirebbe inoltre a rendere la loro evaporazione molto lenta, consentendo al lago di persistere in superficie per molto tempo. Nel caso in cui l'entità delle precipitazioni cambi in funzione delle stagioni del satellite, sarà interessante osservare la stessa formazione a intervalli di mesi, per verificare eventuali variazioni. Tuttavia la macchia scura potrebbe anche essere un lago ormai secco, del quale vediamo i depositi scuri lasciati sul fondo, oppure una semplice depressione riempita di idrocarburi solidi.