Fantasia & Nuvole
Star blazers
Uno degli aspetti più gradevoli dell'attività di curatore di rubrica consiste nel ricevere un costante feedback (soprattutto sotto forma di E-mail) da parte dei lettori di Delos. Una parte di questo ritorno, diciamolo pure, consiste in complimenti al suddetto curatore (sic!), un'altra parte (a volte corposa) in critiche... Ma non solo. Sempre più spesso il pubblico scrive per indirizzare la rubrica verso argomenti (o meglio fumetti) di suo particolare interesse. Essendo il sottoscritto notoriamente una persona affabile e di buon cuore (doppio sic!), Fantasia&Nuvole tenterà, d'ora in avanti, di soddisfare quanto più possibile le richieste. E comincerà da questo numero, trattando il celeberrimo, amatissimo, pluririchiesto, universalmente rimpianto Star Blazers.
la storia
Un comune denominatore riscontrabile nelle vostre lettere è una
certa nostalgia per i vecchi animé degli anni 70/80, per intenderci
quelli dell'età dell'oro televisiva, di quella favolosa, ruggente,
indimenticabile stagione in cui le opere "storiche" giapponesi invasero
per la prima volta l'Occidente sconvolgendo come un ciclone il modo stesso
di concepire i cartoni animati. Non so se tale nostalgico voto di preferenza
sia indice di una concreta predilezione artistica, o sia piuttosto una
comprensibile benevolenza verso tempi in cui tutti eravamo più giovani.
Comunque sia, anche il sottoscritto ne soffre, e parecchio... Colgo dunque
di buon grado la proposta giuntami, e sposto l'obiettivo di Fantasia&Nuvole
una dozzina d'anni nel passato, per inquadrare una delle opere a mio parere
più fascinose, profonde e ricche di spunti di tutta la produzione
"classica" nipponica: la saga della Nave
Spaziale Yamato e del suo equipaggio, gli Star
Blazers.
Narrare la trama di un'opera così massiccia, che si estende
per tre serie televisive e quattro pellicole cinematografiche, non è
impresa facile. E tuttavia è doveroso, per informare quei (pochi)
sfortunati che mai hanno sentito parlare degli Star Blazers, e per gratificare
quei (tanti) nostalgici che leggendo si scrolleranno piacevolmente di dosso
per qualche istante il peso degli anni. Partiamo dunque dall'inizio, implorando
il perdono se ci accadrà di lasciar qualcosa nei singhiozzi della
memoria...
La vicenda si svolge nel ventitreesimo secolo. L'umanità ha
da poco imparato a viaggiare nello spazio, e si è subito imbattuta
in una razza bellicosa, gli abitanti del pianeta Gamilon.
Tali simpatici vicini spaziali non perdono tempo a presentarsi in tutta
la loro benevolenza: difatti, dichiarano guerra al genere umano, e scatenano
contro la Terra un colossale bombardamento d'ordigni nucleari. Il nostro
pianeta sembra destinato a trasformarsi in un deserto radioattivo, e ogni
creatura vivente sulla sua superficie appare destinata all'estinzione.
L'unica possibile salvezza giunge sotto forma di un messaggio proveniente
dal pianeta Iscandar:
una misteriosa sedicente principessa Starsha
informa dell'esistenza di uno strumento bio-tecnologico chiamato CosmoDNA,
in grado di annullare il fallout radioattivo e di rigenerare le
terre avvelenate. Purtroppo non è possibile ricevere questo miracoloso
sarchiapone fermo posta (!): bisogna andarselo a prendere su Iscandar.
Ma come può un'astronave compiere questa vitale missione, se le
vie dello Spazio sono controllate dai malvagi gamilonesi?
Un vascello qualunque non può farcela, ovvio. Bisogna costruirne
uno adatto allo scopo: veloce, armato, robusto, indistruttibile. Il colpo
di genio, naturalmente, arriva dagli scienziati del Sol Levante. Perché
perdere tempo nei cantieri, viene detto, quando si può recuperare
la nave da battaglia più cazzuta di tutti i tempi, nientepopòdimenochè
la corazzata Yamato, ammiraglia della flotta nipponica della Seconda Guerra
Mondiale, dal fondo del mar del Giappone?
Così è fatto. La Yamato viene prontamente recuperata (altro
che Titanic),
ribattezzata Argo
e trasformata in nave spaziale. Viene equipaggiata con le ultime meraviglie
della tecnica (il motore per il Balzo Spaziale, il Cannone
a Onde Moventi, gli squadroni di astrocaccia Black Tigers), posta sotto
il comando del capitano Avatar
e inviata verso Iscandar.
Il suo viaggio non sarà breve né semplice. L'equipaggio
dell'Argo (autobattezzatisi Star Blazers) dovrà combattere
più volte contro Gamilon e il suo perfido dittatore, il supremo
Desslok.
E sarà solo col sacrificio di molti di loro, con sangue, lacrime
e sudore, che gli Star Blazers compieranno la loro missione e salveranno
la Terra.
Nella seconda serie, ambientata qualche anno dopo la conclusione della
prima, una nuova minaccia, ancora una volta proveniente dallo Spazio, incombe
sul nostro pianeta. Una nuova superpotenza spaziale, l'Impero
della Cometa, è pronta ad invadere il sistema
solare. Il pericolo è doppio, perché tale potenza ostile
si è alleata con Desslok, rancoroso per la sconfitta subita e smanioso
di una feroce rivincita. Ma questa volta l'Argo non è la sola astronave
da battaglia su cui la Terra può contare: ammaestrati dall'esperienza
della guerra gamilonese, le nazioni terrestri si sono pesantemente armate,
e dispongono adesso di una flotta spaziale (composta da navi modello Andromeda)
di tutto rispetto. L'Argo anzi, confrontata alle Andromeda, fa la figura
di un catorcio, un modello sorpassato, dal grande passato ma ormai obsoleto.
Ma sarà proprio la nave più vecchia della flotta a guidare
le compagne in alcune tra le battaglie spaziali più belle del fumetto
e della Space Opera tout court.
Infine, nella terza serie, la Terra e gli Star Blazers si troveranno
coinvolti in un conflitto di proporzioni spaventose, una guerra universale
che oppone le maggiori potenze galattiche: la Federazione di Bolar e l'impero
di Deingil. I nostri eroi, Derek Wildstar e
Nova in testa, dovranno lottare ancora
affinché il nostro pianeta non venga spazzato via.
filmografia
La genesi della
saga di Star Blazers è complessa quasi quanto la trama dell'opera.
Il manga originale nacque in Giappone con il titolo Uchuu Senkan Yamato,
cioè Corazzata spaziale Yamato. In tale versione, i personaggi
avevano tradizionali nomi nipponici (il capitano Avatar, ad esempio, si
chiamava Juzo Okita; Derek Wildstar, il protagonista della serie, sfoggiava
un cognome giapponesissimo: Susumu Kodai; Nova, l'eroina, si chiamava Yuki
Mori). Ma furono gli stessi autori giapponesi a realizzare direttamente
in inglese un animé destinato al mercato televisivo. A tale animé
venne dato titolo Space Cruiser Yamato. Esso andò in onda
in Giappone come serie televisiva nel 1976.
Questa prima serie e la successiva (poi definita seconda stagione)
furono esportate negli Stati Uniti e in altri paesi (tra cui l'Italia)
col titolo di Star Blazers nel 1979/80. La terza serie televisiva,
realizzata in giapponese, fu tradotta da un altro team di animazione ed
esportata in occidente nel 1984/85.
I diritti di distribuzione delle tre serie sono detenuti dalla Voyager
Entertainment, una società controllata dalla Nishizaki
Westcape Corporation, l'originale casa produttrice della
saga. Oltre le tre serie televisive, sono disponibili sul mercato internazionale
quattro videocassette, dal titolo (in inglese):
Farewell Yamato, anche noto come Arrivederci Yamato ("arrivederci" è un termine internazionale)
Yamato New Journey
Be Forever Yamato
Final Yamato
Queste quattro pellicole non raccolgono episodi dalle serie televisive
(come spesso capita nel mondo degli animé giapponesi), bensì
raccontano vicende parallele, a volte anche contrastanti con quelle della
saga principale. Per questo è difficile inserire i film nella sequenza
temporale delle stagioni TV. Ciò avviene in particolare per il film
Arrivederci Yamato, che rappresenta un'autentica biforcazione temporale
posteriore alla prima serie televisiva e assolutamente alternativa ai seguiti
(Arrivederci Yamato termina con la distruzione dell'astronave).
Sono dunque ipotizzabili due "scenari di storia futura", tra loro esclusivi.
Riportando l'anno di svolgimento, essi sono:
Scenario 1
Episodio
Anno
Prima serie TV
2199 / 2200
Arrivederci Yamato
2201
Scenario 2
Episodio
Anno
Prima serie TV
2199 / 2200
Seconda serie TV
2201
Yamato, New Journey
2201
Be Forever Yamato
2202
Final Yamato
2205 / 2206
Secondo la "mitologia" degli animé giapponesi, le storie di Matsumoto
(Capitan Harlock e Galaxy Express) dovrebbero essere ambientate
nell'universo di Star Blazers. Le vicende di Harlock
però si svolgono nel 2900, 700 anni dopo Star Blazers.
curiosità e spunti
Come già detto, Arrivederci Yamato è il film che si
discosta maggiormente dal resto della saga. In questa pellicola i nomi
di alcuni protagonisti (e soprattutto le voci) sono diversi da quelli delle
serie televisive. Particolare più evidente, l'astronave viene chiamata
Yamato, mentre nelle serie televisive è definita Argo.
Curiosamente, però, a un certo punto del film il supremo Desslok
commette una gaffe e pronuncia "Argo".
In
Star Blazers, particolare cura viene riservata a tracciare il profilo dei
cattivi. I villains di Star Blazers sono intriganti, crudeli eppure
profondi, ricchi di un fascino perverso. Tra tutti, spicca la figura del
supremo Desslok, un personaggio degno di entrare nella mitologia degli
animé, un dittatore assoluto, genialmente perfido ma in fondo non
privo di morale, delineato con un rigore e un'abilità ammirevole.
Curiosamente, Desslok (come del resto tutti gli abitanti di Gamilon) all'inizio
della prima serie ha la pelle rosa, mentre più avanti nella storia,
all'improvviso, si trova a sfoggiare un grottesco colorito turchese, che
lo accompagna poi per il resto della saga. Gli sceneggiatori non danno
nessuna spiegazione per questo cambiamento... Che abbiano voluto renderlo
meno umano, rendendosi conto che lo spettatore aveva finito per tifare
per lui? Probabilmente per lo stesso motivo, gli sceneggiatori circondano
Desslok di simboli nazisti, e danno ai suoi consiglieri nomi che suonano
tedeschi (Ganz, Talan, Krypt), accostando così Gamilon al Terzo
Reich. Un'allusione simile si trova del resto nella terza serie, dove i
personaggi della Federazione di Bolar (che dovrebbe suggerire l'ex Unione
Sovietica) vengono battezzati con nomi dal suono slavo: Golsakof, Balsky,
Brozof.
Cambiando argomento... Quali sono i motivi dello straordinario successo
ottenuto da Star Blazers? Non la qualità del disegno, che per alcuni
versi è inferiore ad altri classici animé. Non la storia
in sé, in fondo abbastanza tradizionale, priva degli acuti di un
Gundam, di un Harlock o, passando alla produzione recente, di un Akira...
Forse il punto di forza è la sensazione di continuità che
la saga (almeno nelle prime due serie) riesce a trasmettere. Diversamente
da molti animé a puntate nipponici, Star Blazers mantiene inalterata,
dall'inizio alla fine, una robusta carica di suspance. Colpo di genio,
l'idea che il viaggio dell'astronave sia "a tempo", e che l'Argo debba
tornare sulla Terra entro un anno, periodo oltre il quale le radiazioni
stermineranno l'umanità. Ricordate? Il conto alla rovescia che chiudeva
ogni puntata della prima serie (mancano 234 giorni alla distruzione della
Terra... Mancano 199 giorni... Mancano 140 giorni...) comunicava un'angoscia
e un senso di attesa quasi palpabile.
Ancora, Star Blazers convince e affascina per l'impostazione "corale"
della saga. Diversamente da tanti altri animé, nella vicenda dell'Argo
non esiste un unico protagonista, un eroe bello, buono e invincibile (e
palloso) intorno al quale tutto ruota. Al contrario, l'obiettivo è
centrato sul gruppo, la cui forza coesiva dà sostanza all'azione;
sulla squadra, all'interno della quale nascono i conflitti e gli spunti
narrativi. Un meccanismo simile fa pensare inevitabilmente a Star
Trek, serie che del resto condivide numerosi spunti con
la saga della Yamato, dal regolamento della flotta spaziale ai "duetti"
tra gli ufficiali di bordo. E in fondo poi, cos'è il progetto "Genesis"
di Star Trek III se non un richiamo al CosmoDNA di Star Blazers?
Come
in Star Trek, i valori comunicati da Star Blazers trascendono il semplice
eroismo del singolo, ma si articolano nei più complessi sensi del
sacrificio, dell'appartenenza, della disciplina, dell'accettazione della
sconfitta per carpirne insegnamenti. Star Blazers, forse, è il fumetto
giapponese dove più spesso ai "buoni" capita di fare una brutta
fine. Quando vediamo il capitano Avatar morire di avvelenamento da radiazioni,
morbo di cui soffriva senza speranza dall'inizio del viaggio e che aveva
tenuto accuratamente nascosto ai membri del suo equipaggio, capiamo davvero
molto sul fatalismo giapponese, sull'autentica visione Zen della vita e
del sacrificio.
Ma gli autori di Star Blazers fanno anche di più, anche se non
tutto il pubblico occidentale è in grado di cogliere il loro messaggio.
Per ribadire la loro fede assoluta nei valori di cui sopra, scelgono di
citare la vicenda storica giapponese che maggiormente è intrisa
di quel fatalismo, di quella disciplina bellico-religiosa, onore e accettazione
del sacrificio di cui dicevamo: la storia della Yamato.
La supercorazzata "inaffondabile" Yamato (72.400
tonnellate di dislocamento!) fu costruita all'alba della Seconda Guerra
Mondiale per contrastare lo strapotere navale americano nel Pacifico. Dopo
Pearl Harbour,
in effetti, fu per lungo tempo la più potente nave da battaglia
in grado di solcare i mari. Non ebbe però la possibilità
di dimostrare il proprio valore... Per quasi tre anni (dal 1941 al 1944)
rimase inattiva nei porti giapponesi. Il 25 ottobre 1944 partecipò
alla battaglia del golfo di Leyte, uno scontro navale confuso in cui le
portaerei nipponiche, comandate dall'ammiraglio Ozawa,
furono usate come esca e affondate una dopo l'altra, mentre la squadra
della Yamato, guidata dall'ammiraglio Kurita,
si ritirò dall'azione senza quasi aver sparato un colpo di cannone.
Il 7 aprile 1945 la supercorazzata, sotto il comando del viceammiraglio
Kosaku Aruga, partecipò all'operazione
Ten-go, un disperato tentativo per arrestare l'invasione americana
ad Okinawa. Gli yankee, che avevano il completo controllo aereo, non accettarono
lo scontro navale, ma intercettarono la Yamato con uno stormo di più
di 300 aerei quando era ancora a molte miglia dall'obiettivo, e l'affondarono.
Il punto da sottolineare è che i giapponesi erano perfettamente
consapevoli di quanto sarebbe successo. Fin dalla loro partenza dal porto
di Sasebo, tutti i marinai sapevano che la loro missione era non solo senza
ritorno, ma anche senza scopo, perché non avrebbero neppure potuto
combattere contro altre navi da guerra. Eppure partirono, con una durezza
(di propositi, ma anche di pensiero) e una rassegnazione eroica difficilmente
comprensibile per un occidentale. Vista sotto quest'ottica, la decisione
di imbarcare gli Star Blazers proprio sulla Yamato assume tutto un nuovo
aspetto, non è vero?
la fisica di star blazers
Seguendo l'esempio di un fortunato saggio scientifico
sull'universo Trek, svisceriamo i principi fisici (o presunti tali) su
cui è basato Star Blazers. Secondo gli autori della saga, le fonti
d'energia usate dall'Argo e dalla Forza di Difesa Terrestre sono due; l'energia
solare e l'energia "a onde moventi". (ha doo ho in giapponese).
L'Argo, in particolare, possiede un motore a onde moventi (ha doo enjien
in giapponese) e un cannone a onde moventi. Il principio fisico alla base
di tale motore è il seguente: si prende materiale inerte dallo spazio
(polvere, gas), e lo si trasforma (comprimendolo elettromagneticamente)
in tachioni
(il tachione, com'è noto, è una particella elementare più
veloce della luce). Nell'universo di Star Blazers, il problema dei viaggi
interstellari è risolto con l'ipotesi del "subspazio" (assimilabile
all'iperspazio della Space Opera "classica"). Il Balzo
Spaziale (modalità di spostamento più veloce
della luce) è ottenuto creando un varco tra lo spazio normale e
il subspazio, e facendo in modo che la nave scivoli nel subspazio stesso
per poi riapparire in un altro punto dello spazio ordinario Ciò
si ottiene reintegrando, nel motore a onde moventi, una massa di tachioni
in particelle più lente della luce.
Gli autori illustrano questo procedimento più volte nell'animé,
con l'ausilio di diagrammi e schizzi, mostrando la nave che "salta" sulla
curva dello spazio ordinario da cresta a cresta, e non lungo la curva come
ci si muove normalmente. Il tempo e la posizione iniziale del balzo è
importante: nell'universo di Star Blazers un'astronave può effettuare
il balzo solo se si trova su una cresta della curva spazio-tempo. Ciò
comporta che non è possibile effettuare un viaggio completo in un
unico balzo, ma occorre spezzettare il tragitto in tanti piccoli balzi
opportuni (un po' come cambiare più volte autobus per recarci da
un capo all'altro della città).
Un secondo utilizzo del subspazio è il cosiddetto "cloaking".
Un'astronave si può immergere nel subspazio non per viaggiare ma
per nascondersi. Questa tecnica, ad esempio, viene usata più volte
dai Gamilonesi. Una nave immersa nel subspazio non può essere individuata
da osservatori nello spazio ordinario: per vederla, occorre essere nel
subspazio (situazione che ricorda le tecniche di combattimento/mascheramento
dei romanzi di David Gerrold).
La decelerazione dei tachioni necessaria per aprire il varco spazio/subspazio
causa un intenso rilascio di energia. Può perciò essere usato
come arma. Il cannone a onde moventi è basato proprio su questo
principio: esso spara un plasma di particelle, energia convertita in materia.
L'idea è talmente intrigante da essere stata ripresa e citata a
vario titolo in numerosissime opere. Tra le tante, ricordiamo Il giorno
della meteora di Nathan
Never e finanche il gioco di simulazione strategica StarCraft.
la sigla di star blazers
Concludiamo questo articolo con un'autentica "chicca" per i vecchi e inconsolabili fan di Star Blazers. Ecco a voi il testo originale della sigla di coda del cartone animato (autore Ginny Redington). Canticchiatela come in un mantra. Chissà che, in un magico momento, non ritorniate come per incanto bambini. Alla prossima.
We're off to outer space
We're leaving Mother Earth
To save the human race
Our Star Blazers
Searching for a distant star
Heading off to Iscandar
Leaving all we love behind
Who knows what danger we'll find?
We must be strong and brave
Our home we've got to save
If we don't in just one year
Mother Earth will disappear
Fighting with the Gamilons
We won't stop until we've won
Then we'll return and when we arrive
The Earth will survive
With our Star Blazers
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