Albergo Polissia, Teatro Energetic, Ruota Ferris. Il cortile di una scuola abbandonata ai fantasmi dei bambini che un tempo vi giocavano, le parole ormai vuote dei motti sovietici che si ripetono sulle pareti degli edifici: uno di essi, rimasto a suggello dell'ipocrisia, recita letteralmente "la salute del popolo è la ricchezza del paese". Finestre in frantumi, muri cadenti, stanze vuote e corridoi deserti. È Pripyat, Ucraina: quando venne costruita, a metà anni Settanta, il regime la annunciò come la più giovane città al mondo. A conti fatti, si è rivelata essere anche quella dalla vita più breve. Ospitò per circa un decennio 45mila persone: i tecnici dell'impianto, gli operai, le loro famiglie. È incredibile, a distanza di poco meno di venti anni da quel tragico 26 aprile, pensare che il Primo Maggio le autorità obbligarono i cittadini della zona a sfilare sotto il fallout radioattivo, mentre le famiglie dei leader locali se la davano a gambe in gran segreto. Si trattò del più grave incidente dell'epoca atomica e la gestione dell'emergenza fu ancora più dannosa del disastro che occorse all'ormai leggendario reattore numero 4. Ma quello fu solo l'ultimo episodio di una lunga storia di soprusi che hanno reso tristemente famose nel mondo le autorità di Mosca. Pripyat, oggi, si erge come un monumento e monito all'uomo contro il totalitarismo, l'orrore, l'inettitudine. Forse è proprio per questo che il "Chernobylinterinform", l'agenzia informativa di questa zona, ha deciso di organizzare visite guidate tra le rovine. C.J. Chivers, reporter del New York Times, si è recato sul posto per documentare la nuova, macabra moda. Per un prezzo compreso tra i 200 e i 400 dollari, pasti e trasporti inclusi, il turista ha diritto a un'escursione della durata di un giorno, godendo di un'ampia libertà di movimento. Nell'ambiente scientifico è considerata letale un'esposizione a radiazioni comprese tra 300 e 500 röntgen l'ora. I livelli rilevati nella zona interessata alle visite turistiche variano da 15 a qualche centinaio di microröntgen. A questi livelli, secondo l'agenzia, il pericolo può nascere soltanto da un'esposizione prolungata. Ma il governo ha imposto ulteriori norme per limitare i pericoli. Yuriy Tatarchuk, interprete e guida turistica, le elenca: restare in gruppo, restare sul cemento o sull'asfalto (dove i rischi sono minori che sulla terra nuda), non toccare nulla. Tutte regole che vengono categoricamente infrante dal turista. Perché, a prescindere dalle potenziali preoccupazioni di ordine sanitario, Chernobyl conserva tutto il fascino del proibito, promettendo un viaggio adrenalinico nella storia. Marina Polyakova, del "Chernobylinterinform", confessa che nel 2002, anno di inaugurazione delle visite guidate, i turisti furono pochi. Ma nel 2004 gli stranieri in visita nella zona sono stati 870 e quest'anno quel numero è stato superato a giugno. È l'ultima frontiera dello svago, il turismo tra le macerie di una società collassata e tra le rovine del disastro nucleare. Qui, sulle ceneri di Chernobyl, arriveranno nei prossimi anni migliaia di turisti occidentali, desiderosi di confrontarsi con la storia, di toccare con mano le conseguenze dell'apocalisse. Nei villaggi che circondano la zona off-limit, a non meno di 19 km dall'epicentro della catastrofe, sorgerà un nuovo bussiness. Forse qualcuno si ricorderà di portare un fiore in ricordo dei tecnici che sigillarono il reattore impazzito e le loro vite in un sarcofago di cemento armato. Qualcun altro, forse, si ingannerà di sentire ancora le voci dei bambini che giocavano nei cortili spettrali.
Chernobyl 2005: turismo sulle ceneri del disastro
L'ultima frontiera dello svago: migliaia di turisti occidentali in visita tra le macerie della zona.
Risorse in rete
- Leggi l'articolo di J.C. Chivers su Repubblica.it www.repubblica.it/2005/f/sezioni/esteri/chernobyl/chernobyl/chernobyl.html
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Fonte: New York Times, Repubblica.it
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