È stata resa nota dagli astronomi della Università di California di Santa Cruz la scoperta del primo pianeta di tipo roccioso in orbita attorno a una stella di età media. Si tratta del più piccolo esopianeta scoperto finora: grande il doppio e pesante solo sette volte e mezzo la Terra, può essere considerato un suo lontano cugino. Di certo, è il più simile al nostro mondo dei 155 finora rintracciati e catalogati dagli astronomi. Il pianeta è stato individuato nell'orbita della stella nota come Gliese 876, una nana di classe M situata nella costellazione dell'Acquario, a circa 15 anni-luce dal Sole. La sua identificazione è stata il frutto di uno studio lungo e accurato della "stella madre", che ha necessitato di ben 150 osservazioni per fornire risultati soddisfacenti nella "wobble technique", il sistema indiretto impiegato dagli scienziati per l'individuazione di pianeti extra-solari, che si basa sull'oscillazione di luminosità della stella.

Di Gliese 876 erano già noti da tempo due compagni di rango planetario: le loro dimensioni, confrontabili con quelle di Giove, suggeriscono che si tratti di pianeti molto simili ai giganti gassosi del sistema solare. La scoperta di questo cugino della Terra riveste un'importanza significativa nella ricerca astronomica e spaziale, in quanto rende il sistema planetario di Gliese il più completo e diversificato tra quelli scoperti fino a oggi.

In realtà, erano già stati scoperti altri tre pianeti rocciosi in passato. Tutti orbitavano però intorno a una pulsar, il residuo di una stella esplosa, alla fine del suo ciclo vitale. Il pianeta roccioso di Gliese 876 è invece il primo provvisto di un sole ancora vivo.

Molti dei pianeti scoperti finora ricadono nella classe dei giganti gassosi o degli Hot-Jupiter, decine di volte più grandi e molto più caldi del nostro Giove. Solo di recente gli astronomi hanno cominciato a concentrare la loro attenzione su oggetti di dimensioni minori.

"Spingendo ai limiti la tecnologia di cui disponiamo, ci avviciniamo sempre di più alla scoperta di nuove Terre" ha dichiarato Steven Vogt, della UC di Santa Cruz, uno dei membri del team artefice della scoperta. La notizia è stata annunciata qualche giorno fa nel corso di una conferenza stampa indetta presso la National Science Foundation di Arlington, in Virginia. Per effetto delle oscillazioni prodotte nella radiazione di Gliese, i ricercatori hanno potuto stabilire che il nuovo pianeta possiede una massa minima pari a 5.9 volte la massa della Terra e porta a termine una rivoluzione in meno di due giorni, dato questo che comporta una distanza dal suo sole di circa tre milioni di chilometri, ovvero cinquanta volte meno della distanza media Terra-Sole (la cosiddetta Unità Astronomica, UA, unità di misura adottata in riferimento alle distanze planetarie). Per via di questa vicinanza, la temperatura media sulla sua superficie dovrebbe essere compresa tra i 200 e i 400 gradi centigradi.

"La massa del pianeta potrebbe facilmente trattenere un'atmosfera senza lasciarla disperdersi nello spazio" ha comunque detto Gregory Laughlin, della UC di Santa Cruz. "Ma anche in questo caso sarebbe prevalentemente solido e andrebbe considerato come un pianeta roccioso a tutti gli effetti. Probabilmente ha un nucleo di ferro rivestito di silicio. Potrebbe perfino non essere privo di acqua, ovviamente sotto forma di vapore". Ma queste restano tutte speculazioni. Quel che è certo è che la tesi a lungo sostenuta dal clero conservatore e anche da alcuni scienziati, che il nostro sistema solare, se non un'eccezione sia almeno una rarità, è stata definitivamente smentita. La vicinanza di questo nuovo sistema planetario lascia poi supporre che la facilità di imbattersi in altri mondi simili al nostro sia superiore anche alle più ottimistiche delle stime. E Gliese sarà degnata di molte attenzioni, in futuro, dai cacciatori di pianeti in cerca di una nuova Terra.