Ispirato al fumetto Hellblazer, Constantine vede Keanu Reeves protagonista di una storia sospesa tra cielo e terra, incentrata su un moderno antieroe costretto - suo malgrado - a combattere contro le proprie peggiori paure.
John Constantine, infatti, è stato all'inferno ed è tornato indietro. Nato con un potere che non voleva, la capacità di individuare gli angeli e i demoni che si confondono fra gli umani, adolescente Constantine si è ucciso per sfuggire alle visioni che lo tormentavano. Ma ha fallito, è stato riportato in vita suo malgrado. Avendo tentato il suicidio ed essendo - quindi - in 'peccato mortale', ora l'unica speranza che ha di guadagnarsi la salvezza eterna è pattugliare i confini terreni tra inferno e paradiso, usando il tempo che gli è stato concesso per ricacciare nel profondo i seguaci del diavolo. Ma Constantine non è un santo. Disilluso dal mondo che lo circonda, vive da isolato, aspettando che il cancro ai polmoni che lo consuma, lo riporti giù all'inferno. Quando la detective Angela Dodson (Rachel Weisz) chiede il suo aiuto per scoprire la verità sulla misteriosa morte della sua gemella, le indagini li trascineranno nel mondo di demoni e angeli che esiste proprio al di sotto di Los Angeles.
Divertente, ma anche a tratti irritante, spettacolare, ma - al tempo stesso - un po' intorcinato e farraginoso, Constantine è una pellicola ambiziosa e complessa. Da un lato abbiamo nei ruoli chiave una serie di attori interessantissimi e bravissimi. Dall'altro il solito arsenale di effetti speciali e di situazioni da pop corn movie che danneggiano - parzialmente - il tono della narrazione.
Al di là (è proprio il caso di dirlo...) di Reeves e di Rachel Weisz, Peter Stormare, Djimon Honsou e Tilda Swinton danno vita a figure sataniche e angeliche affascinanti e seducenti. Un gioco stilistico tra iconografia e modernità che piace per la sua originalità e intelligenza sostenuta da una grande ironia.
Il problema è semmai nel fatto che questo film soffre di una certa mancanza di identità: né pellicola necessariamente horror, né film sui supereroi, non certo un noir e nemmeno un film d'azione puro, Constantine - paradossalmente - avverte fortemente il peso dell'eccessiva dose di contaminazioni stilistiche e visive che rendono tutto un po' troppo vago. Privo di un carattere 'forte' come Angel Heart o L'esorcista, il film è appesantito da una verbosità ridondante che limita - ahimé - l'effetto di una serie di idee riuscite ed intriganti.
In più c'è da domandarsi se questo fosse il titolo giusto per Keanu Reeves dopo la serie di Matrix. Alcune sequenze, nonché determinate situazioni ricordano moltissimo le atmosfere dei film dei Fratelli Wachovski con cui Constantine ha in comune il medesimo esame della realtà con l'analisi della differenza tra essere e apparire. Tutt'altro che facile o scontato, il film diretto dall'esordiente Francis Lawrence non manca di tanti momenti buoni e di idee particolarmente riuscite (nonché di situazioni davvero spaventose...).
Peccato che un'eccessiva lunghezza e una certa tendenza a reiterare determinate situazioni spunti le ali ad un film che manca non di idee o di trovate, ma di un tono 'unico' che le renda godibili e divertenti. Non un'occasione sprecata, quanto - piuttosto - un tentativo ambizioso non del tutto riuscito per colpa di un'eccessivo sforzo di ibridazione tra tematiche differenti.
Esilarante, però, (e questo denota l'intelligenza produttiva alle spalle della lavorazione) il finale con un tocco di humour che fa acquistare una serie di punti notevoli a questa pellicola dark e insolita.
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