Dopo La tigre e il dragone, la nascita del regno di Quin viene celebrata attraverso un altro mito dal forte gusto spettacolare. Stavolta il regista di film come Addio mio concubina, Lanterne rosse e La strada verso casa Zhang Yimou cambia registro narrativo abbandonando momentaneamente il genere drammatico intimista, utilizzando la 'tecnica del filo' sperimentata da Matrix e da Ang Lee per il suo film con Chow Yun Fat e Michelle Yeoh, dando vita ad una pellicola straordinaria dal punto di vista visivo che sembra un incontro tra gli 'esercizi di stile' di Raymond Queneau e la disciplina filosofica orientale.
Un film epico basato sulla storia di un eroe che viene a raccontare al Re di Quin la storia riguardante il modo in cui ha ucciso i suoi nemici più pericolosi: Spada spezzata, Neve che vola e Cielo interpretati rispettivamente da tre tra i principali attori del cinema cinese: Tony Leung e Maggie Cheung (da notare che si tratta della stessa coppia di attori usata da Wong Kar Wai per In the mood for love e 2046) e Donnie Yen (Blade II). In più ci sono Jet Li (Arma Letale 4, Kiss of the dragon) nei panni dell'eroe senza nome e Zhang Ziyi (La tigre e il dragone, Rush Hour 2) in quelli della giovane discepola di Spada Spezzata che nei tre modi diversi in cui viene raccontata la storia ha tre ruoli differenti nel recuperare le spade che mostreranno al Re di Quin la veridicità del racconto dell'eroe senza nome.
Tre, infatti, i racconti mostrati seguendo i vari punti di vista: il primo è quello dell'eroe senza nome, il secondo è quello del Re, il terzo è quello dell'eroe che spiega al Re come sono andate veramente le cose e perché ha chiesto a suoi nemici di morire pur di consentirgli di avvicinarsi a dieci passi da quello che sarà il primo sovrano della Cina unificata dopo la sottomissione dei sette regni. Forse l'eroe è un assassino...
Un mito di fondazione emozionante e sensuale, in cui Zhang Yimou mescola alla perfezione epica, passione, tradimento, onore e filosofia. Un film notevole con sul manifesto il nome di Quentin Tarantino che si è prestato a diventarne in tutto il mondo il testimonial. Sebbene la materia visiva, i colori dominanti ogni singolo racconto, la spettacolarità delle scene nel palazzo reale, l'eleganza dei combattimenti facciano di Hero un prezioso gioiello dal punto di vista visivo, non si può non notare una certa ridondanza narrativa che enfatizza a ripetizione i rallenty e - soprattutto - un'esasperazione sentimentale in certi momenti un po' eccessiva. Ma si tratta di imperfezioni di una pietra preziosa che unisce spettacolarità e eleganza, sensualità e colori armoniosi. Certo, complessivamente il film con la colonna sonora di Tan Dun (lo stesso del tema de La tigre e il dragone che viene riecheggiata tra le note...) è 'stile alla ricerca del contenuto', ma si tratta in ogni caso di uno stile che ha il potere di sedurre il pubblico. Nonostante tutto la fascinazione favolistica sul mito del Re che unificò la Cina e costruì la grande muraglia più di duemila anni fa regge la dimensione narrativa accordatagli da Zhang Yimou. Uno spazio visivo ed emotivo unico in cui ogni dettaglio ed ogni colore sono dosati e meditati.
Da notare che nei primi mesi del 2005 uscirà anche La casa dei pugnali volanti il film sempre sullo stesso tema favolistico che il regista ha già realizzato l'anno scorso e che arriva a breve giro di posta dato che Hero è proposto con un certo ritardo al pubblico italiano.
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