dal nostro inviato speciale

Marco Spagnoli

Fantabusters

colossal fantastici sullo schermo

All'ombra del Titanic, il film che sta dando la scalata ai record di Guerre Stellari, dopo il successo di Alien La clonazione quattro colossal fantastici danno l'assalto ai botteghini. Tre sono già sugli schermi,; il quarto un'anticipazione per la prossima stagione.

STARSHIP TROOPERS Starship Troopers - Fanteria dello spazio - Starship Troopers, 1997 - Regia: Paul Verhoeven - Cast: Casper Van Dien, Denise Richards, Dina Meyer, Jake Busey - Sceneggiatura: Ed Neumeier - Distribuzione Buena Vista International - Durata 128'

Ed eccolo qui finalmente, dopo una lunga attesa, il film con cui Paul Verhoven ritorna nell'ambito della fantascienza. E che S.F. quella portata sullo schermo dal regista olandese e tratta da un romanzo di Heinlein! A finire nei cinema di tutto il mondo - dopo Robocop e Atto di forza - è, infatti, una mega-produzione piena di effetti speciali che racconta la storia di una società del futuro - fascista e fondata sul più rigido e cieco militarismo - impegnata in una guerra di scala galattica contro un gruppo di insetti giganti, peraltro impegnati a farsi i fatti loro.

E c'è da dire anche che Starship Troopers visto nell'ottica di un fumettone satinato e vagamente splatter regge alle critiche eccessive mossegli dai critici statunitensi.

Certo è che se Verhoven avesse voluto mostrare, invece, seriamente una società di eroi del futuro allora sì che sarebbe nato qualche problema...

Ci sembra però che non sia così, visto che la società raccontata nel film assomiglia orwellianamente a una reliquia della Germania hitleriana popolata da californiani in vacanza e che - francamente - non merita nessuna difesa e alcun elogio.

Quindi si deve pensare che Starship Troopers costituisca in realtà un altro passo divertito verso quella consacrazione della fantascienza a livello globale anche sul piano dell'ironia e del gioco intelligente. Altrimenti chi potrebbe prendere sul serio una pellicola dal sapore post-adolescenziale con tanto di bei ragazzoni che si salutano al party di fine del liceo prima di andare allegramente ad arruolarsi tutti insieme? Come si potrebbe, infatti, resistere alla tentazione di sganasciarsi dalle risate al sentire i discorsi qualunquistici di questi "reduci dalle paninoteche e dai saloni di bellezza di Beverly Hills 90210"? Chi riuscirebbe a non domandarsi perché i soldati che durante le esercitazioni usano i laser e durante la guerra vera, invece, utilizzano armi convenzionali appartenenti a questo secolo e non a un futuro tecnologicamente più avanzato?

Solo un fumetto ingenuo e pieno di incongruenze potrebbe commettere di questi errori e Starship Troopers è qualcosa che gli assomiglia molto.

D'altronde le idee divertenti e interessanti ci sono e sembrano molto carine. Finte pubblicità stile Atto di forza, l'allettante vivere in camerate comuni tra soldati di entrambi i sessi, un armamento di navi spaziali che ricorda alla lontana Star Trek e Guerre Stellari.

Insomma, Starship Troopers è un film che vale la pena di vedere nonostante le molte incongruenze e gli atteggiamenti inverosimili cui sono stati volutamente costretti gli attori. E nonostante un finale che ci sembra il preludio di un seguito imminente.

Verhoven va avvertito però. Una saga basata sulla "fanteria dello spazio" ha bisogno di un'iniezione di contenuti. Con il tempo sia la novità che l'ironia della storia rischierebbero - infatti - di essere irrimediabilmente logorate. Al punto da non essere riutilizzabili.

L'UOMO DEL GIORNO DOPO L'uomo del giorno dopo - The postman, 1997 - Regia: Kevin Costner - Cast: Kevin Costner, Will Patton, Larenz Tate, Olivia Williams, James Russo - Sceneggiatura: Eric Roth e Brian Helgeland, tratta dall'omonimo romanzo di David Brin - Distribuzione Warner Bros. - Durata 180'

Prendere un successo come Balla coi lupi, mescolare con un colossale insuccesso come Waterworld, sbatterli su una pasta sfoglia costituita da un romanzo intelligente. Farcire con tematiche un po' retrò quali patriottismo, divise, bandiere, amore, famiglia, lasciare amalgamare bene per almeno tre ore con inquadrature lunghe e inutili e di primi piani compiacenti (con tanto di cavallo) ed ecco a voi la ricetta di Kevin Costner per girare L'uomo del giorno dopo, pellicola che esce in Italia con la difficoltà di un titolo ambiguo per colpa dell'originale The postman, intraducibile per un pubblico ancora troppo suggestionato dalle eco del film di Massimo Troisi.

Un film veramente noioso questo di Kevin Costner che, invece, insiste in ambientazioni grandiose, con scene piene di pathos e battaglie a cavallo.

La storia è presto detta: Anno 2013. Dopo la guerra nucleare il mondo è in uno stato di devastazione, senza più le infrastrutture, né le tecnologie necessarie alla vita di tutti i giorni. La popolazione si è rifugiata in comunità primitive che lottano per la sopravvivenza e non hanno alcun modo di comunicare tra loro. A minare la loro esistenza c'è un esercito di sanguinari guerrieri, gli Holnisti, guidati dal terribile Generale Bethlehem (Will Patton) che reclutano tra le loro file gli uomini più robusti, terrorizzando la gente riunita nei vari villaggi. Ma il potere di Bethlehem viene messo in crisi dall'arrivo di un vagabondo solitario (Kevin Costner) che, suo malgrado, riaccende la speranza nel futuro assumendo l'identità di un postino, al solo fine di ottenere cibo e rifugio presso le comunità. Ma la posta che consegna diventa un modo per stabilire di nuovo i contatti con la gente e riaccendere la speranza di un mondo migliore. Il portalettere diventa così un eroe leggendario che fa rinascere nei cuori la voglia di combattere per ristabilire l'ordine nel paese, distruggere la dittatura di Bethlehem e riappropriarsi della libertà.

Insomma, bisogna ammetterlo: Costner è un coraggioso. Altrimenti come si potrebbe definire diversamente un attore-regista in pieno crollo verticale dopo i successi di Balla coi lupi? Ancora non soddisfatto del terrificante, costoso e sfortunato Waterworld, Costner porta sullo schermo una storia la cui debolezza principale risiede proprio in una sceneggiatura che confonde lo spettatore, a tratti assai slegata con un regista che si compiace eccessivamente nel riprendere se stesso in diverse posizioni e in autocitazioni francamente eccessive.

Il personaggio di Costner sembra prendersi un po' troppo sul serio. Forse questo è dovuto al fatto che è circondato da nemici così brutali da risultare grotteschi e penosi. Addirittura, man mano durante il film, tutti i protagonisti assumono un atteggiamento forzatamente eroico da rendere letteralmente incredibile e assurda l'intera vicenda.

Peccato per un film che era iniziato bene con l'eroe che si stagliava solitario sullo sfondo desertico di un futuro apocalittico che sembrava latore di emozioni e - almeno - di una bella storia portata avanti con sapienza e saggezza, anziché con compiacenza e - forse - un'antipatica boriosità.

SPAWN Spawn - The Spawn, 1997 - Regia: Mark Dippé - Cast: Michael J. White, John Leguizamo, Martin Sheen, Theresa Randle - Sceneggiatura: Alan McElroy - Distribuzione Cecchi Gori - Durata 98'

Spawn uno degli ultimi nati tra i supereroi, ideato da Todd McFarlane arriva sullo schermo con una pellicola infarcita di ottimi effetti speciali creati dalla solita miniera di genio e qualità, l'Industrial Light & Magic di George Lucas. Un film per ragazzi che racconta le vicissitudini dell'agente segreto Al Simmons (Michael J. White) che tradito dal suo perfido capo (Martin Sheen) viene ucciso e spedito direttamente all'inferno dove il perfido Malebolge gli affida il suo esercito di demoni da guidare dritto, dritto contro i cancelli del paradiso, dopo avere - ovviamente - ridotto la terra a un lazzaretto. Spawn questo è il nome che prende Simmons, quando torna sulla Terra per constatare che la moglie Wanda (Theresa Randle) si è sposata con il suo migliore amico, sfrutta i suoi nuovi poteri per vendicarsi, ma scopre che la migliore vendetta è mettersi dalla parte del Bene. Un film godibile, divertente che - sebbene un po' troppo semplicistico - rende un valido omaggio a uno dei personaggi dei fumetti che ha superato per vendite dei colossi come Batman, Superman e L'uomo ragno. Certo alcuni aspetti della pellicola rasentano l'incongruenza tipica di alcuni comics male adattati al grande schermo, eppure quasi non ci se ne accorge grazie a una regia energica, a una colonna sonora che fa faville e a degli effetti speciali sontuosi come nel caso delle animazioni del mantello di Spawn davvero magnificente. Un buon film, insomma, capace di sondare con una relativa accuratezza la figura e la psiche di un personaggio dei fumetti, emblema di una nuova generazione di supereroi e di lettori.

SUPERMAN VIVE! Superman vive! - Superman lives!, 1998 - Regia: Tim Burton - Cast: Nicolas Cage

Nel 1998 Superman ha compiuto sessanta anni di vita. Dopo tanto tempo e tante vicissitudini fumettistiche (la morte, la resurrezione, il matrimonio con Lois Lane) e cinematografiche (quattro film di alterno valore e qualità), sembra arrivato il tempo per l'uomo di acciaio di tornare a solcare i cieli di Metropolis e dell'intero pianeta.

Così nella primavera del 1997, il regista di Clerks e di In cerca di Amy, (film ambientato proprio nel mondo dei disegnatori di supereroi) Kevin Smith ha incominciato a lavorare su una sceneggiatura incentrata sul ritorno di Superman al lavoro. La stampa americana ha così dato inizio a una ridda di nomi che potevano dare corpo al personaggio creato da Siegel e Schuster, dopo l'incidente che ha paralizzato Christopher Reeve. Jeff Goldblum, John Travolta (il suo nome era stato fatto anche per sostituire Clooney nel ruolo di Batman), Billy Bob Thornton, il comico Michael Richards e - udite, udite! - perfino Michael Jordan erano stati nominati sui giornali per dare corpo e volto all'uomo di Kripton. Poi la Warner Bros decide di chiamare uno che di fumetti se ne intende come Tim Burton per prendere il comando dell'intera operazione. Nasce così l'idea di affidare il ruolo a Nicolas Cage e mentre Kevin Smith viene licenziato senza troppi complimenti, ecco che il progetto Superman Lives! prende corpo. Per il momento non si ha un'idea precisa di quale sia la vera sceneggiatura. Molte voci vengono fatte riguardo le riprese del film che sono quasi finite. Si sa che la storia è incentrata sul rapporto tra Lois Lane e Clark Kent, ma non c'è niente di veramente preciso. Superman dovrebbe rimanere senza poteri per molto tempo e si avvarrebbe di uniformi speciali per confrontarsi con Luthor e con Braniac.

Si suppone che ci possa essere una morte e una resurrezione del personaggio. Qualcuno ha parlato di una sorta di passaggio di testimone tra Reeve e Cage e uno degli sceneggiatori, Jonathan Lemkin, contattato per primo, dice che il suo script si basava su una Lois Lane che - dopo la morte di Superman in combattimento con Doomsday - dava alla luce un bambino che cresceva di 21 anni in tre settimane. Smith, invece, licenziato dopo Lemkin, diceva di essersi basato sulle storie della DC comics per la sua storia. Molti si sono sorpresi dalla scelta di Cage per il ruolo principale, ma - mentre Tim Burton è così convinto del personaggio da non volerne nemmeno parlare - Cage col suo stile personalissimo dice riguardo a Superman di essere felice di un ruolo così importante per la cultura americana: "Gli inglesi hanno Shakespeare, i greci hanno i loro miti, mentre l'America ha Batman, Superman e Topolino". Come dargli torto?