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di
Luigi Pachì
e
Silvio Sosio
Tradimento!
Uno dei sogni ricorrenti per molti appassionati di fantascienza, almeno fino a un po' di tempo fa, era quello di vedere sul grande schermo del cinema molti dei libri che si leggevano nelle collane specializzate. Forse era la voglia di visualizzare in cinemascope e a colori ciò che eravamo costretti a immaginare sul piccolo schermo della fantasia, o forse il palcoscenico del cinema era visto un po' come una consacrazione al grande pubblico per libri e autori che, ne eravamo convinti, se tutti avessero potuto conoscerli avrebbero rivalutato questa narrativa un po' ghettizzata.
In qualche rara occasione succedeva davvero. Basti ricordare tre classici esempi come La macchina del tempo di H.G. Wells o Solaris di Stanislaw Lem, o quel 2001: odissea nello spazio che, pur non essendo tratto da un libro, rese famoso il nome di Arthur C. Clarke. Naturalmente se consideriamo quanti pochi film di SF riferiscono a opere letterarie negli ultimi 60 anni si capisce perchè la fame dei fan non è mai cessata.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa è cambiato. Il cinema si è accorto della fantascienza scritta, e forse è stato soprattutto grazie al Blade Runner di Scott, che pur non avendo battuto alcun record di incassi ha molto influenzato il cinema successivo, e contemporaneamente ha fatto scoprire, al di fuori del ristretto novero di appassionati, lo scrittore Philip K. Dick.
Abbiamo assistito recentemente a lungometraggi tratti da romanzi nuovi e meno nuovi. Ricordiamo per tutti Contact, tratto dal libro di Carl Sagan, L'uomo del giorno dopo (The Postman) di David Brin e Fanteria dello Spazio di Robert Heinlein. Su queste basi l'appassionato dovrebbe essere felice, ed invece ci sentiamo lontani dal senso di appagamento che avremmo voluto provare. Ciò non significa che vorremmo vedere ancora più film tratti da altrettanti romanzi famosi nella storia della letteratura di fantascienza, bensì ci troviamo quasi a scongiurare una pausa riflessiva.
La fantascienza scritta è stata tradita dal cinema, che ne ha ingigantito gli aspetti meno interessanti e più spettacolarizzabili, spesso spazzando via, nel nome della popolarizzazione cinematografica, qualunque barlume di pensiero o di innovazione. Così si passa da Il terrore della sesta luna che diventa un clone mal fatto dell'Invasione degli ultracorpi, da Atto di forza e Scremers che sbandierano il nome di un Philip Dick di cui si scorge solo una lontana eco, fino ad arrivare agli esempi recenti.
Il cinema di fantascienza arriva persino a tradire se stesso, quando escono film come Alien La clonazione che non ha più virtualmente alcun rapporto, né di contenuto né di idee, con i suoi predecessori.
Non tutti i film possono essere dei 2001 o dei Blade Runner, ma la qualità espressa dalle ultime produzioni, le psicologie dei personaggi e i loro dialoghi forzati a cui spesso assistiamo, ci lasciano un po' perplessi. Forse le regole della cinematografia impongono tutto questo. Se i personaggi dell'ultimo Alien fossero stati più credibili e meno stupidi (pensate ad esempio alla perquisizione effettuata delle guardie) forse, almeno secondo i produttori, il pubblico non si sarebbe divertito così tanto. Personalmente, queste regole di mercato, che tutto sommato sottintendono che lo spettatore medio è piuttosto stupido e molto superficiale, ci piacciono sempre meno e cominciamo a credere che forse è il momento di fermare questa macchina, se non altro evitando di sminuire i libri che tanto ci hanno dato alla lettura, emozionalmente parlando.
E veniamo ai contenuti di questo numero, non prima di avervi ricordato che il nostro Corriere della Fantascienza ha fatto 100! Ebbene sì, a nove mesi dalla sua nascita abbiamo raggiunto recentemente il centesimo numero, con un costante aumentare di lettori, passati dai 1800 accessi/mese agli oltre 6000 dello scorso febbraio. Se pensate che le nostre fanzine avevano una distribuzione di 100 copie a trimestre non ci resta che dire: evviva Internet!
Tornando a Delos, occhio a questo numero, perché contiene alcune cose davvero importanti. Innanzitutto Michael Whelan, il più grande artista fantascientifico di tutti i tempi (non si contano i premi Hugo che si è portato a casa). Con un servizio e un'intervista in esclusiva dove potrete ammirare tanti dei suoi più recenti dipinti, e magari scoprire anche qualcosa del suo metodo e del suo lavoro.
Una nota speciale merita anche il reparto narrativa, che questo mese vede la partecipazione di ben tre vincitori del premio Urania: Valerio Evangelisti con qualche anticipazione dal suo ultimo Eymerich, Luca Masali con una sorpresa, e Vittorio Catani con un racconto sul tema della clonazione. A dire il vero, contando anche Francesco Grasso, che ci parla dei giochi di ruolo a sfondo fantascientifico, i premi Urania di questo numero salgono a quattro.
Un altro evento importante è l'uscita del Millemondi Primavera, fra pochi giorni, un Millemondi non solo tutto italiano, ma addirittura molto delosiano, col fatto che è curato dal nostro Franco Forte, che la copertina è del nostro Maurizio Manzieri, e che contiene due racconti dei nostri Francesco Grasso e Vittorio Curtoni. Ne parliamo diffusamente all'interno del numero.
Buona lettura.
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