Quello che accadrà la mattina del prossimo 8 giugno 2004, è uno degli eventi astronomici più rari osservabili dalla Terra. Infatti i transiti di Venere si verificano approssimativamente quattro volte ogni 121.5 anni, più precisamente due coppie di transiti separate ciascuna da 8 anni, sono a loro volta separate da circa 113 anni. La ragione di questi lunghi intervalli di tempo sta nel fatto che le orbite di Venere e della Terra non giacciono sullo stesso piano e un transito si può verificare solo se entrambi i pianeti e il Sole sono situati esattamente sulla stessa linea di intersezione delle orbite (la cosiddetta "linea dei nodi"). A orbitare intorno al Sole Venere impiega circa 225 giorni, mentre la Terra ne impiega 365. Ciò significa che la maggior parte delle volte che Venere ritorna in uno dei due nodi, la Terra non si trova lì, e viceversa. Dopo l'evento di giugno 2004, il prossimo transito di Venere si verificherà il 6 giugno 2012 (ma non sarà interamente visibile dall'Italia), dopodiché altri transiti avverranno nel dicembre 2117 e nel dicembre 2125. Transiti visibili dal medesimo luogo sulla superficie terrestre sono invece separati da un intervallo di tempo di 243 anni. Tuttavia, al di là del dato puramente suggestivo, il transito di Venere ha rivestito, soprattutto in passato, una grande importanza anche dal punto di vista scientifico perché una sua accurata osservazione da due punti della superficie terrestre consente di calcolare con una certa precisione la distanza tra la Terra e il Sole con il metodo della parallasse. Secondo la definizione data da Galileo nel 1623: "La parallasse è lo spostamento apparente di un punto rispetto a un altro situato a diversa distanza dall'osservatore, che si verifica quando l'osservatore si sposta in direzione perpendicolare alla congiungente i due punti". Fu l'astronomo Halley, lo stesso della famosa cometa, intorno al 1670, a suggerire l'utilizzo del metodo della parallasse per misurare la distanza tra la Terra e il Sole, ovvero la cosiddetta "Unità Astronomica" (si veda: www.coelum.com/calanca/metodo_halley.htm per i dettagli). Per questo, a partire dal transito verificatosi nel 1761, molti astronomi si imbarcarono in lunghe spedizioni per effettuare le misure necessarie da diversi punti di osservazione del globo e determinare la distanza tra la Terra e il Sole. Ricordiamo in particolare quella di James Cook che nel 1769 condusse l'astronomo reale Charles Green a bordo dell'Endeavour nel suo viaggio di esplorazione intorno al mondo per osservare il transito di quell'anno da Tahiti; e quella italiana a Muddapur in India nel 1874, guidata efficacemente da Pietro Tacchini e Padre Angelo Secchi. Naturalmente le misure della parallasse nel corso degli anni divennero sempre più accurate, ma quello che risultò davvero importante, fu che queste misurazioni permisero agli astronomi e alla gente comune di rendersi conto della reale vastità del nostro Sistema Solare. In secondo luogo, questa misura si rivelò anche di grande importanza in quanto il calcolo di tutte le altre distanze dell'universo da allora in poi dipese in ultima analisi da questo valore. Oggi gli astronomi usano metodi più precisi per la determinazione di questa distanza, mentre quello basato sul Transito di Venere ha ormai un interesse più che altro storico e didattico. Ma la suggestione di un evento che collega trasversalmente epoche così distanti della storia umana resta ugualmente grande. Basti pensare che nel 1883, il presidente dell'Académie des Sciences, É. Blanchard, nel 1883, scrisse: "Io ho fiducia che nel XXI secolo, nell'anno 2004, allorché si rinnoverà il fenomeno del passaggio di Venere davanti al Sole, gli astronomi dell'epoca renderanno omaggio agli osservatori del 1874 e del 1882, che avranno lasciato numerosi documenti ed elementi di confronto di una rigorosa precisione." Adesso il nostro turno è arrivato. Quale sarà quindi la nostra eredità agli osservatori del 2117? continua