Ultimo e, penso, conclusivo capitolo della saga di Earthsea, vede il compimento finale di ciò che i vari protagonisti avevano solo in parte fatto nei precedenti, che era, come forse saprete, il tentativo di ripristinare l'Equilibrio in quel mondo dalle poche terre emerse: "Dobbiamo unirci per scoprire in cosa consista questo cambiamento, le sue cause, il suo corso, e in che modo possiamo sperare di volgerlo dal conflitto e dalla rovina, all'armonia e alla pace..." (pag. 206).
Infatti, qui si narra di come l'aldilà creato dagli arcimaghi nei tempi antichi, e divenuto invece poi, un'inferno: "Gli antichi capirono che... i draghi potevano volare... fuori dal tempo... E invidiando tale libertà... rivendicarono il possesso del loro regno. Un regno eterno, fuori del tempo, dove il sé potesse esistere per sempre. Ma non in modo corporeo come i draghi. Solo con lo spirito gli uomini potevano abitare quel luogo. E così costruirono un muro invalicabile per gli esseri viventi... stesero una grande rete di incantesimi su tutte le terre occidentali, affinchè le gente delle isole, dopo la morte, raggiungesse l'Ovest oltre l'Ovest e vivesse là per sempre, come spirito. Ma quando il muro fu eretto e l'incantesimo venne completato, il vento cessò di soffiare, all'interno del muro. Il mare si ritirò. Le sorgenti cessarono di zampillare. Le montagne dell'alba diventarono le montagne della notte. I morti giunsero in una terra tenebrosa, una terra arida." (pag. 212), venga distrutto, e di come ciò riporti, appunto, l'equilibrio ad Earthsea, cancellando quell'ombra fosca che faceva sentire il suo alito fin dal primo romanzo; "C'è uno sconvolgimento dei confini profondi tra la morte e la vita..." (pag. 206).
E lo fa narrando di un piccolo mago di provincia che, morta la giovane moglie, è perseguitato, nei sogni, dalla visione di quel luogo desolato che avrebbe dovuto essere un paradiso.
Vi sono principesse barbare che imparano la civiltà, draghi che, per parlare con gli uomini, assumono il loro aspetto umano, lunghi viaggi per mare, magie, e molto altro.
Ma l'importanza del sogno, nella poetica dell'autrice, è, ancora una volta, in grande rilevanza, con quel mondo importante, dai messaggi utili al mondo della veglia: "Tutti i maestri e i maghi di Roke concordano sul fatto che i sogni degli uomini, e non soltanto quei sogni, siano preavviso di cambiamenti terribili." (pag. 206).
Così come il valore delle parole, la loro valenza magica, di capacità di dire, e, quindi, la necessarietà di saperle usare correttamente; vista, anche, la loro potenziale pericolosità: "La parola vera fa si che la verità si attui... il potere della Lingua della creazione." (pag. 173); cosa che ha una sorta di estensione nel concetto del Nome Vero, che troviamo in questo ciclo: "...il... vero nome... è la verità dell'anima, la sua vera essenza." (pag. 211).
E c'è, come spesso, nella Le Guin, il tocco delicato, che si esprime, per dire, in un gattino che riesce a tenere lontani i sogni di morte del mago di provincia, col suo solo esistere, col suo essere; ed è nel dire di questo che si dice: "...gli animali non agiscono né bene né male. Fanno ciò che devono fare. Noi possiamo definire quello che fanno dannoso o utile, ma bene e male appartengono a noi, che compiamo una scelta, decidiamo cosa fare.... Noi dobbiamo compiere delle scelte, in continuazione. Agli animali basta esistere e fare. Noi siamo aggiogati, e loro sono liberi. Quindi, essere un animale significa conoscere un po' di libertà." (pag. 56).
In cui stà il nocciolo della questione, ciò che vi si dice; i draghi sono "...liberi sia dal bene che dal male. (poiché) Molto tempo fa, compimmo (i draghi) una scelta. Scegliemmo la libertà. Gli uomini scelsero il giogo." (pag. 142); quindi, un'umanità che non scelga di distaccarsi, e rinnegare del tutto, la sua origine animale, naturale, potrebbe essere un'umanità più felice, più libera, e che potrebbe pensare al suo rapporto col mondo in cui vive in termini più armonici.
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