La Castle Rock del produttore Joel Silver (Matrix) e del regista Robert Zemeckis (Ritorno al futuro,Castaway) ci regalano un altro piccolo e prezioso gioiello di black humour con il loro Gothika ennesimo omaggio al cinema del terrore di serie B.

A differenza, però, degli immediati predecessori come La nave fantasma, Gothika abbandona il versante splatter della narrazione per esplorare timidamente il thriller psicologico e soprannaturale che riporta - inevitabilmente - alle atmosfere de Il sesto senso e di Le verità nascoste. Illuminato dalla bellezza di Halle Berry Gothika racconta la storia di una psichiatra criminale rinchiusa nello stesso carcere dove lavorava fino a poco prima di essere accusata di avere ucciso selvaggiamente il proprio marito. Un uomo molto più anziano di lei (Charles S. Dutton noto al grande pubblico per il suo personaggio ne La fortuna di Cookie) che peraltro era anche il direttore del penitenziario dove entrambi esercitavano la propria professione.

In una serie lineare di colpi di scena, il film diretto dal francese Mathieu Kassovitz (L'odio, I fiumi di porpora) brilla per la linearità che porta a raccontate in maniera onesta e con qualche virtuosismo quella che sostanzialmente resta una storia di possessione. Da amanti dell'horror e del cinema classico, i produttori e il regista riversano il proprio humour nero nel flirtare con le convenzioni cinematografiche del genere e nel cercare di sfruttare in pieno il talento della Berry in un ruolo tutt'altro che convenzionale per la sua profonda insicurezza e incertezza. Certo, Gothika non è un capolavoro, perché il suo limite più grande sta nella sua mancanza di originalità. Il fatto è, però, che - almeno in superficie - tale aspirazione non sembra comparire nei piani della produzione e il film piace, perché non vuole essere niente altro di diverso se non una piccola pellicola ossessiva in cui il dramma psicologico si confonde con insonsabili elementi parapsicologici. Con tanto di sorpresa finale che sembra riuscire ad interessare lo spettatore per il suo essere ispirata vagamente da un tono volutamente politicamente scorretto.

Rapida e indolore la partecipazione al film di Penelope Cruz e Robert Downey Jr. relegati a ruoli pressoché di contorno, mentre tutta la veloce narrazione (il film dura poco più di un'ora e venti) è tutta incentrata sulla presenza felina e fascinosa della Berry nei cui confronti Kassovitz dimostra - per nostra fortuna - una grande predilezione.