Dopo l'incomprensibile Planet of the apes (qualcuno ha davvero capito come va a finire?) Tim Burton torna al cinema con quello che può essere considerato senza dubbio il suo film più fascinoso, riuscito e maturo. Big Fish è un intenso capolavoro di umorismo e dramma, in cui il regista imprime il marchio indelebile e inconfondibile di una cifra stilistica straordinaria. Indagando sul rapporto tra verità e finzione, tra realtà e fantasia, Burton esplora il rapporto complesso e complicato tra un padre e un figlio che si sono voluti bene, ma che - in realtà - non si sono mai davvero parlati o capiti. Big Fish è un film difficile da spiegare e ancora più arduo da raccontare. In particolare citare la trama illudendosi di scioglierne i fili, equivale probabilmente a svilire in maniera più o meno inconsapevole una creazione grandiosa in cui ogni singolo tassello viene inserito e sfruttato nell'economia di una narrazione carica di magia sia a livello visivo, sia sul piano meramente narrativo.
Big Fish, infatti, è ambientato tra passato e presente in una sospensione spazio temporale in cui troviamo un uomo eccezionale e lo seguiamo durante la gioventù e poco primo di quello che sembra essere un ultimo inevitabile passo verso una nuova dimensione. E' bene, però, non lasciarsi troppo andare in spiegazioni ed approfondimenti. Big Fish è e resta uno di quei rarissimi film in cui tentare di anticipare qualche dettaglio porta purtroppo al rovinarne, in qualche maniera, il piacere della fruizione in sala.
Big Fish, infatti, fonda la sua forza in una serie di sorprese continue, in un viaggio emotivo e psicologico sulle tracce di personaggi di cui, in fondo, non comprendiamo del tutto la natura. Allegro, ma anche malinconico il suo spirito ci porta tra laconici giganti e gestori di circo dalle tendenze licantrope, dall'America ingenua degli anni Cinquanta fino alle paludi della Corea tra soldati e donne bicefale.
L'avventura di una vita, ma - soprattutto - un viaggio emotivo psicologico straordinario dalle virtù iniziatiche in cui al centro della narrazione resta sorprendentemente l'amore indissolubile e - forse - non del tutto spiegabile tra un padre e un figlio incontratisi - alla fine - in quella terra di nessuno al di là di ogni menzogna e di tutte le verità più o meno nascoste che siano.
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