Certi riconoscimenti possono essere attribuiti solo postumi. Così, se le sonde Voyager non sono ancora entrate nel Mito dell'esplorazione spaziale, è forse solo perché sono ancora in attività. Ed è proprio il loro essere ancora "vive" malgrado i 26 anni di viaggio nello spazio che le rende non solo dei casi unici nell'ambito della ricerca scientifica del XX secolo, ma tuttora dei preziosi strumenti per analizzare zone di spazio dove l'umanità non era mai giunta con alcun manufatto. Dopo gli ultimi incontri ravvicinati con i pianeti del Sistema Solare, rispettivamente Saturno nel novembre 1980 per la Voyager 1 e Nettuno nell'agosto 1989 per la Voyager 2, le due sonde hanno infatti proseguito il loro viaggio verso i confini del Sistema Solare in quella che, intorno al 1993, fu ribattezzata Voyager Interstellar Mission (VIM). La Voyager 1 fu diretta sopra il piano dell'eclittica del Sistema Solare con un angolo di 35 gradi a una velocità di circa 16.5 km/sec (520 milioni km/anno), mentre la Voyager 2 fu orientata sotto il piano dell'eclittica con un angolo di circa 48 gradi a una velocità leggermente minore (470 milioni km/anno). Il loro nuovo obiettivo fu di analizzare lo spazio interstellare alla ricerca del confine dell'eliopausa, quello che può essere considerato il vero e proprio margine esterno del Sistema Solare. Il punto è che deve esistere una remota zona dello spazio in cui il vento solare va a interagire con il gas interstellare, generando così un'onda d'urto in grado di accelerare le particelle a energie molto elevate. Tuttavia gli scienziati non avevano alcuna prova di dove tale zona potesse situarsi. Ebbene, dopo anni e anni di riscontri pressoché sempre uguali, da alcuni mesi sembra che le condizioni dello spazio che circonda la Voyager 1 siano mutate. I sensori della sonda hanno infatti segnalato a Terra tre "pulsazioni" mai riscontrate prima e la velocità media del vento solare sembra diminuita di un fattore 6. L'interpretazione dei dati ricevuti finora ha ovviamente acceso la discussione tra diversi gruppi di scienziati dalle opinioni assai discordi. Non è ancora del tutto chiaro infatti se l'eliopausa sarebbe già stata raggiunta e superata, se questo è invece solo un primo avvicinamento o se la sonda si trova ancora lontana. Secondo gli scienziati del controllo missione della NASA, le sonde Voyager dovrebbero raggiungere la fine dell'eliopausa ed entrare completamente nello spazio interstellare tra circa 12/14 anni. Nel frattempo, un sofisticato metodo di gestione a rotazione delle risorse energetiche dei sistemi di bordo dovrebbe garantire ancora discreti margini di funzionalità ai sistemi principali. Laggù, a una distanza di 13.489.240.000 km (il 22 novembre 2003, la Voyager 1), le Voyager continuano la loro corsa verso l'ignoto e il viaggio non è ancora finito.