Dopo quel piccolo gioiello de Lacapagira Alessandro Piva torna alla regia con un altro film ambientato nella notte barese, seguendo le vicissitudini di un assicuratore un po' furbetto che va cercando da un piccolo mafioso all'altro la macchina rubata del cognato proprio il giorno del battesimo del figlio. La coppia Rubini - Lo Cascio monopolizza la fotografia giallastra di una Bari di gangsters più o meno sopra le righe, regalando allo spettatore non solo l'inedito spaccato di una realtà meridionale, ma anche e soprattutto una pellicola forte sulle emozioni notturne di una strana coppia dentro e fuori lo schermo. L'alchimia tra un Rubini ad alto numero di giri e un Lo Cascio represso e oppresso da una frangetta insulsa, monopolizza il film in una ricerca spasmodica di qualcosa che non arriverà mai. In realtà la sceneggiatura di Piva va di poco oltre il seguire i personaggi e raccontarli attraverso una regia sexy e intrigante, facendo sperare sempre che accada qualcosa. Di fatto questo qualcosa non arriverà mai e il finale, forse, potrebbe non apparire all'altezza del resto della narrazione. Eppure lo spaccato sociale potente, l'intensità delle interpretazioni dei due attori, la musica e la fotografia, nonché la dirompente ed intelligente ironia di Piva fanno di Mio Cognato un film che proprio attraverso lo stile conquista una dimensione narrativa in grado di colpire lo spettatore come in una folle corsa su un ottovolante fatto di strane emozioni e popolato da stravaganti compagni di viaggio.