Non c'è che dire lo slogan apparso nello storico numero 3 della rivista omonima datata Marzo '62 a gestione Stan Lee & Jack Kirby sembra costituire il marchio, ma anche la maledizione di questa famosissimo fumetto di fatto mai tornato se non nell'interregno di John Byrne, ai fasti di quei tempi.
La nuova dirigenza Jemas-Quesada-Breevoort non ha prestato attenzione alla cosa ed anche stavolta pare aver fatto le cose in grande ingaggiando uno degli autori di punta del comicdom americano, quel Mark Waid che ha rivoluzionato il mondo dei comics con i suoi lavori alla DC (Kingdom Come) ed alla Marvel stessa (Capitan America, Ka-Zar) e, come valente alleato, il disegnatore Mike Wieringo già apprezzato in Amazing Spider Man.
Intento dichiarato rilanciare la prima serie Marvel, alla grande ovviamente.
Oggi, concluso il primo ciclo con le prime due storie autoconclusive seguite da una miniserie dal titolo Senziente (nn° 225-226-227-228) si può trarre un primo, parziale bilancio.
Abbandonata definitivamente la continuity (leggere mogli, padri, sorelle, amici, tutti spariti senza uno straccio di spiegazione) a favore di un approccio più dinamico della narrazione, gli autori hanno puntato su una trama semplice, ma efficace: Reed Richards, il leader dei F4 vede materializzarsi il suo peggior incubo come scienziato, la sua invenzione gli si ribella determinata ad uccidere tutti i membri dei Fantastici Quattro tranne lui.
Fin qui tutto bene... ad una prima lettura.
Perché ad una seconda e ad una terza la situazione cambia ed alcune pecche vengono a galla.
Premetto, I Fantastici Quattro sono il fumetto Marvel più difficile da trattare per un team creativo vuoi per i quasi 500 numeri di storia editoriale vuoi per il confronto inevitabile con i maestri Lee e Kirby, ma in questo caso i problemi nascono altrove.
Quell'altrove si chiama sceneggiatura.
In cinque numeri New York viene rivoltata come un calzino: esplode l'attico di un grattacielo, crolla un altro, la Cosa distrugge una strada terrorizzando i cittadini perché in preda all'ira (?) senza che nelle puntate seguenti appaia una sola, tangibile conseguenza!!!
D'accordo che il genere di riferimento è la commedia, ma sacrificare la credibilità delle vicende a semplice servizio dell'entertainment (che comunque nell'immediato funziona eccome), mi pare eccessivo.
I Fantastici Quattro nei ruggenti '60 rappresentavano la collana più matura non solo della Marvel, ma di tutto il panorama supereroistico americano. Le loro erano le uniche vicende che riuscivano a coniugare commedia e dramma, introspezione e spettacolarità, con in più la grande passione per la fantascienza ed il sense of wonder.
L'ingenuità di alcune trovate era legata all'ingenuità di quel periodo a trattare alcuni di quei temi; oggi con quarant'anni in più di cinema, letteratura, fumetto stesso come bagaglio culturale, non può essere giustificata.
E' indubbio, il prestigio dei nomi in ballo merita una seconda possibilità e la miniserie Unthinkable con il ritorno del Dottor Destino, successone in USA, in uscita da noi a dicembre potrebbe rappresentarla.
Comunque, anche se le storie finora meritano un'ampia sufficienza, da Wieringo e soprattutto dal grande Mark Waid è lecito aspettarsi qualcosa, anzi molto, di più.
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