Al Senato Romulano non se la passano affatto bene. Anzi, per la verità sono tutti morti, uccisi da una micidiale arma biogenica che può essere eventualmente usata anche su scala planetaria. Il nuovo reggente che ha architettato il colpo di stato si chiama Shinzon, è cresciuto nelle profondità del pianeta gemello Remus, e somiglia maledettamente a Picard. Costui è impegnato nei soliti discorsi di circostanza che si fanno ai matrimoni (convolano a nozze Riker e Troi) ma in rotta per Betazed riceve una comunicazione dall'Ammiraglio Janeway che lo informa di dover affrontare una missione diplomatica proprio su Romulus. Sul desertico pianeta Kolarus III, non ancora facente parte della Federazione, viene individuata una radiazione positronica e scoperto un androide in tutto e per tutto simile a Data, ma molto più rudimentale. L'incontro col nuovo reggente di Romulus e col suo Viceroy non è particolarmente allegro. Troi avverte qualcosa di strano, Picard è poco convinto delle dichiarazioni apparentemente pacifiche, ma la missione diplomatica deve andare avanti nonostante la dottoressa Crusher abbia nel frattempo scoperto che Shinzon è in realtà un clone di Picard...
Il decimo film della serie ha un po' il fiato corto e tutto sommato, per quanto dispiaccia ammetterlo, per l'equipaggio di The Next Generation è davvero arrivato il momento del prepensionamento. Lo sceneggiatore de Il Gladiatore John Logan ha imbastito una trama tutta incentrata sulla cattiveria e voglia di vendetta di Shinzon (Tom Hardy), col suo piano un po' cervellotico. Purtroppo ci dobbiamo sorbire qualche dialogo pseudofilosofico di troppo e tutto l'impianto gira abbastanza a vuoto fino a quando non comincia il megaduello spaziale tra l'Enterprise e la mostruosa nave dell'aspirante Khan di turno. Star Trek La Nemesi è tutto qui, e non è molto. E carte migliori sono tutte basate sulle diavolerie effettistiche messe in campo dall'ottima squadra di tecnici degli effetti speciali della Digital Domain (Titanic), che - pur non essendo particolarmente innovativi - salvano il film dalle due stellette di giudizio che altrimenti avrebbe meritato. Naturalmente la dimensione del grande schermo di una sala cinematografica è la dimensione ideale per gustarseli al meglio. Il piacere di ritrovare un cast a cui siamo affezionati non impedisce di notare una certa stanchezza generale, anche di idee. Brent Spiner si congeda dal suo Data per evidenti raggiunti limiti di decadimento dermatologico e ci regala nel suo faccia a faccia con B4 il momento più emozionante di un film altrimenti piuttosto sedato. Baird dal canto suo dirige il tutto diligentemente ma in modo anonimo e l'alto livello produttivo (SFX, scenografie, luci, trucco) è quello che tiene in piedi il tutto. Si chiude quindi in modo gradevole ma non certo memorabile un altro capitolo della saga Star Trek. Un vento nuovo, vigoroso, giovane e creativo è atteso, davanti e dietro le quinte. To live long and prosper.
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