Si può fare Bildungsroman, romanzo di formazione, con la fantascienza? Sì. E lo dimostra Rudy Rucker con Il segreto di Conrad. "Se il mio flusso temporale si allontanerà troppo dalla vecchia realtà, impossibile prevedere dove finiremo." E' un assaggio dalle ultime pagine, che dà l'idea del più puro clima escapista in cui di solito di muovono le storie di fantascienza. Invece qui parla Conrad Bunger, un protagonista a tutto tondo, del quale si sono apprese vita, morte e miracoli (alla lettera) perfettamente inquadrati nell'irripetibile cornice storica degli anni '60, con tanto di rivoluzioni hippy, acido lisergico, droga e sesso libero in era ante-AIDS.
Rudy Rucker inventa un alter-ego letterario per narrarsi in terza persona attraverso la prima giovinezza a Louisville, il college e il rabbioso tentativo di scavarsi uno spazio personale tra volti, voci e vezzi di una società, quella americana, basata essenzialmente sull'effimero. Logico che, per reazione, Conrad Bunger, il ragazzo vivace e intemperante di queste pagine, cerchi il fine ultimo delle cose, il segreto della vita, come recita il titolo originale del libro. Una traccia gliela fornisce l'esistenzialismo di Sartre, e in particolare La nausea. Il disgusto della materia che esprime Roquetin sembra al giovane Conrad lo specchio della sua disaffezione per le cose. Tanto c'è la morte, che attende. Allora perché vivere?
L'interrogativo si confonde nei suoi ricordi, o meglio, nella sua assenza di ricordi che riguardino la prima infanzia. Conrad crede di essere stato depositato sulla Terra da creature aliene che sono verghe di luce e una volta sono atterrate con un disco volante nella tenuta del signor Skelton, vicino di casa dei Bunger. Il vecchio, un UFO buff, conserva ancora un cristallo a forma di diamante a testimoniare del passaggio degli extraterrestri.
Nel frattempo, però, Conrad cresce, si ubriaca con i coetanei, fa l'amore prima con Dee e poi con Audrey, che diventa l'amore della sua vita. Parcheggia in macchina, ascolta i dischi rock, prova le droghe e vive oltre i limiti di velocità la follia degli anni '60, sospesa nel tempo infinito di una giovinezza che sta sempre là, ad aspettare che qualcuno con la prosa di Rucker vada a riportarcela.
Conrad, contrariamente a Holden Caulfield e David Copperfield, fa dei miracoli veri e propri. Un po' come Forrest Gump, ma con la consapevolezza di compierli. Levita, vola, si rimpicciolisce. Sarà davvero frutto di un esperimento alieno per scoprire il senso della vita sulla Terra?
Non solo il romanzo di Rucker trasuda fantascienza ad ogni pie' sospinto, ma, appunto, è letteratura, di quella genuina, fuori dai recinti che gli altri vorrebbero imporre intorno ai generi. Scorrere la sua parabola, significa imparare che c'è uno spazio infinito aperto al sogno e alla volontà di rappresentazione annidato in chiunque abbia vissuto fino in fondo la propria età, qualunque essa sia. Gli anni '60 e la gioventù non vanno perciò considerati ammennicoli obbligatori, bensì metafore dell'intensità esistenziale, o più semplicemente, della voglia di vivere.
Il segreto di Conrad potrebbe candidarsi ad insidiare per il XXI secolo gli allori de Il giovane Holden di J. D. Salinger.
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