Pubblicato per la prima volta nel 1992 insieme ad altri due scritti su Les secrets de Laviolette, questo 'romanzo breve' dell'ottantunenne provenzale Pierre Magnan è un degno rappresentante del miglior polar francese.
Malgrado la traduzione infelice - è letteralmente omessa la punteggiatura -, queste poche pagine si scorrono con avidità. Certo non manca l'atout delle coincidenze: proprio quando Mantova ha appena celebrato il Parmigianino, scopriamo un racconto ove un ancor giovane Laviolette viaggia nella Spagna franchista alla ricerca di un trittico attribuito al celebre pittore cinquecentesco.
L'episodio al quale suo malgrado assisterà spiega la ragione per cui il futuro commissario è un "grassone cattivo" e misantropo che non ama più il gotico ("Più si invecchia, meno ci si lascia attrarre dai dettagli").
Una "strana città", una chiesa che si erge "come un giudice sul trono", un'atmosfera opprimente - come nella miglior tradizione del colossale - e una cripta: questo il cupo scenario nel quale si consuma un rito antico e impietoso avallato dal regime.
Le ore notturne scoccano inarrestabili e l'ex-partigiano è assalito dal rimorso. Nemmeno la vendetta tardiva o un atto disperato può cancellare la crudele storia consumata fra quelle navate. Soprattutto se interviene un anziano e danaroso collezionista svizzero, che fra i tutti i doni possibili sceglie proprio una certa macabra tela di Goya...
Pierre Magnan è nato bel 1922 e ha esordito in letteratura nel 1946 con L'aube insolite. Tra i suoi scritti più recenti: L'arbre (2002) e il libro di memorie Apprenti (2003).
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