Dimenticando per un momento l'anacronistico paragone con il film di Andrei Tarkovski, Solaris soffre di un unico grave problema: Steven Soderbergh non è un grande amante di fantascienza. E si vede. In appena un'ora e mezza di storia, descrive lo strano rapporto creatosi tra uno scienziato vedovo da poco, inviato a investigare e possibilmente recuperare una missione spaziale scomparsa nell'orbita di un pianeta di nome Solaris. Nello spazio, l'uomo ha un contatto (non solo di natura spirituale...) con un misterioso simulacro della donna amata. Che sia lei? Che sia tutto un sogno? Che si tratti del Paradiso? L'incontro nello spazio è lentamente accompagnato dalla colonna sonora di Cliff Martinez e uno spettacolare impianto visivo catturano - almeno per un po' - lo spettatore con un'ambientazione in un futuro che potrebbe ricordare quello di Fahrenheit 451 di François Truffaut. Quello che non funziona, però, rendendo il film un po' lento e non particolarmente avvincente (guai ad usare la parola noioso visto che Clooney ha quasi picchiato un giornalista turco a Berlino che aveva usato tale aggettivo) è il fatto che Natascha McElhone, pur essendo molto bella, non affascina lo spettatore, anche per colpa di una certa algida impenetrabilità al limite della mancanza di espressività. D'altro canto, poi, Soderbergh non sembra tenere conto di tante nozioni elementari di filosofia etica presenti anche nel più ramicio episodio di Star Trek. Il pianeta che ha il potere di ricreare i pensieri (e nel finale tale nozione sarà sbilanciata in favore di qualcosa di molto deludente che fornisce una spiegazione di natura mistico teologica) apparentemente li materializza in cloni delle persone amate o desiderate. Così il dottor Kelvin non incontra - si pensa - sua moglie, ma un clone che ne acquista le sembianze. Essendo una copia, però, Soderbergh e i suoi protagonisti negano al doppio la qualità di essere senziente. Anche se non cerca di eliminarlo e non è un pericolo, il doppio va soppresso in quanto tale. Una crudeltà insensata, anche perché ai personaggi del film manca il desiderio fondante la vera fantascienza. La curiosità e la voglia di incontrare altre razze. Insomma, una serie di piccoli e grandi guazzabugli rischiarati soltanto dalla bellezza di Clooney e nella sua coraggiosa interpretazione di un uomo addolorato. Peccato che la cappa di scarsa attenzione verso i temi forti della SFX lo rendano poco brillante e perfino poco interessante.