Se siete usciti dal cinema incuriositi dal film "A beautiful mind", incentrato sulla figura di John Nash, chiedendovi che cosa fosse quella scienza per cui egli ha ricevuto il premio Nobel, adesso potrete cimentarvi e soddisfare le vostre curiosità con questo breve testo appassionante e coinvolgente.
In esso si parla di Teoria dei Giochi, cioè della scienza del prendere le decisioni in presenza di altre volontà che perseguono i loro interessi. Questa stringata definizione non spaventi, perché questo libro è leggibile da chiunque, anche da chi ha poca dimestichezza con le scienze esatte.
E' veramente interessante osservare l'esperimento didattico di come la Teoria dei Giochi possa essere riassunta e spiegata con un linguaggio semplice e alla portata di tutti. La matematica è stata ridotta al minimo e si è preferito invece raccontare cronache, aneddoti e "parabole" significative per mostrare che cosa è, e che cosa si può fare, con questa scienza.
Ad esempio, la Programmazione Lineare è introdotta da un pasticcione (mi auguro che sia immaginario) Alberto il pasticcere. Due altri personaggi, Abdul e Gustavo, un extracomunitario che vive alla giornata il primo e un perfido individuo che vorrebbe approfittare anche di chi è in difficoltà il secondo, si ripropongono più volte, per far meditare il lettore sui meccanismi della cooperazione, della solidarietà e dello sviluppo economico. I paradossi elettorali sono sviluppati riprendendo un'Epistola di Plinio, o inventandosi un'immaginaria competizione sportiva con la Freddonia Inferiore.
La trattazione scorre gradevole, perché l'autore ha una buona capacità narrativa e un lettore disinteressato alla matematica potrebbe gustarsi buona parte del testo, limitandosi solo agli espedienti narrativi.
Il libro inizia con Edgar Allan Poe e il suo famoso saggio sull'automa giocatore di scacchi di Maelzel (gli scritti di Poe riecheggiano anche nel prosieguo della trattazione). L'automa era un trucco e in quel saggio fu smascherato, ma gli argomenti utilizzati sono rivisti criticamente alla luce di quanto è sotto i nostri occhi quotidianamente e cioè un computer che gioca bene (se non benissimo) a Scacchi, a Backgammon, a Dama, ad Othello. Come è possibile che una macchina possa giocare, possa cioè prendere la tante decisioni corrette, valutare le intenzioni dell'avversario, smascherarne i suoi bluff? E' evidente che il meccanismo mentale è stato analizzato e compreso per poter essere automatizzato e tutto questo è anche Teoria dei Giochi, cioè, come detto, la scienza del prendere decisioni, in presenza di avversari non arrendevoli che perseguono i propri scopi.
Il gioco di strategia diventa un modello in cui si riassumono e si semplificano i conflitti, quelli piccoli quotidiani e le grandi questioni internazionali. Risolvendo il gioco, cioè il modello semplificato, si possono avere indicazioni sui casi più complicati e in questo modo si comprende come la Teoria dei Giochi abbia trovato applicazioni in campo militare, in politica e in economia.
A conclusione del volume ci sono messaggi forti, inviti alla cooperazione e alla solidarietà, anche a costo di apparire moralistici e fuori moda, esattamente il contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da una scienza che spesso è stata descritta quasi come una certificazione della legge del più forte. La Teoria dei Giochi è evidentemente altro.
Per il numero degli argomenti trattati, il libro è quasi un'enciclopedia e credo che un lettore attento e incuriosito potrà usarlo come guida per vari approfondimenti.
L'autore del libro è un chimico, anzi quel particolare tipo di chimico - detto organico - che per mestiere si occupa di "inventare" nuove metodologie per produrre in laboratorio molecole nuove. Alcuni anni fa, tenne alcune semplici lezioni sull'argomento per il Corso di Perfezionamento post-laurea su "Politiche e Tecnologie della Pace e del Disarmo" dell'Università degli Studi di Bari. Ora quelle lezioni sono pubblicate in modo "organico" nel volume presentato.
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