Secondo un équipe di scienziati il fatto che gli esseri umani sono soggetti al singhiozzo indicherebbe che, in qualche primitivo stadio dell'evoluzione, i nostri progenitori erano anfibi, ovvero dotati di branchie. Fino ad ora infatti il singhiozzo era rimasto un "mistero" biologico non tanto per le modalità con cui interviene, quanto piuttosto per i suoi scopi. Il singhiozzo è causato dalle contrazioni improvvise dei muscoli che normalmente utilizziamo per inspirare l'aria e che, quando interviene il singhiozzo, si contraggono involontariamente e contribuiscono a far sì che la glottide chiuda la trachea. La cosa sorprendente è che questo tipo di riflesso è stato riscontrato già nei feti di otto settimane, quindi molto prima che venga sviluppato qualsiasi movimento legato alla respirazione. Questo fatto ha suggerito agli studiosi l'esistenza di un "circuito cerebrale" legato a un riflesso primitivo ormai non più utilizzato, che di tanto in tanto viene acceso accidentalmente, anche perché le spiegazioni che nel feto il singhiozzo possa servire come "allenamento" alla respirazione o per impedire l'ingresso del liquido amniotico nei polmoni, appaiono poco fondate. Nello studio pubblicato recentemente dalla rivista BioEssays, è stato invece osservato che lo stesso tipo di movimento dei muscoli respiratori è presente negli anfibi, che hanno la necessità di spingere l'acqua attraverso le branchie senza che vada a finire nei polmoni. Per questo gli scienziati hanno concluso suggerendo che il circuito cerebrale che controllava la ventilazione delle branchie nei nostri antenati, sia stato tramandato fino a noi sotto forma, appunto, di singhiozzo.
Il singhiozzo è roba da anfibi
Il caratteristico riflesso che ogni tanto ci capita, rappresenterebbe la reminiscenza biologica di una precisa funzione primitiva non più utilizzata
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Fonte: LeScienze.it
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