Sin da piccolo Jim Hawkins ha desiderato l'avventura: leggendo libri sotto le coperte nel bel mezzo della notte immaginava eroiche gesta in rocambolesche imprese intergalattiche. Adesso è un adolescente ed ha la possibilità di fare tutto ciò quando è costretto dagli eventi ad imbarcarsi in un galeone spaziale per andare alla ricerca del mitico Pianeta del Tesoro, della cui esistenza si favoleggia da sempre. Al comando della nave c'è il Capitano Amelia, felina creatura decisa e di polso, a cui nella versione originale presta la voce l'attrice inglese Emma Thompson. Ruolo focale riveste poi anche il cuoco di bordo, John Silver, metà uomo e metà macchina che cospira un ammutinamento col resto della ciurma una volta che si sarà trovato il prezioso pianeta...
La storia segue le tracce del romanzo di Stevenson già in passato tradotto per il grande schermo, a cominciare da un film muto che risale al 1908. Questa versione fanta-animata è stata sul punto di essere realizzata più volte ma ci sono sempre state opinioni contrastanti in seno alla Disney che hanno sempre fatto rimandare il progetto. Nel 1989 Musker e Clements contribuirono alla rinascita artistica e finanziaria della casa di Topolino col loro splendido capolavoro La Sirenetta ma stavolta purtroppo hanno fatto un buco nell'acqua. Il pianeta del tesoro è stato una cocente delusione al box office americano e spiace dirlo ma certamente non è affatto destinato a diventare un classico dell'animazione, nonostante i dispendiosi software per i set virtuali in 3D utilizzati nella realizzazione. Vedendolo certamente si passano 90 minuti piacevoli e c'è qualche bella sequenza d'effetto ma alla fine della proiezione rimane poco di vivido. Forse è la formula ad essere un po' logora: il ragazzino che ha voglia di fare l'eroe, il cattivo di turno destinato a redimersi, l'elemento comico per sdrammatizzare i passaggi più cupi. O forse è il tono e lo stile ad essere datato, e non basta qualche dimenticabile canzoncina diciamo in stile rock a modernizzare il tutto. L'errore forse è stato quello di voler puntare al pubblico degli adolescenti, prefabbricando un film per loro che pure sono in una età in cui vogliono fare i grandi e certamente preferiscono vedere altro, qualcosa "da grandi". Il molto meno costoso da produrre Lilo & Stitch è stato un successo ben più marcato, sia qualitativamente che finanziariamente, e con ragione. Era un film molto più spumeggiante, insolito, divertente e funzionava splendidamente sia coi bambini più piccoli che con gli adulti, non puntava però a voler coinvolgere la sfuggente fascia di mezzo. Qui siamo di fronte ad un dignitoso fallimento che si spera spingerà il duo creativo Musker/Clements ad avventurarsi in nuovi territori. Detto questo non si può comunque almeno riconoscere al film la solita cura formale garantita dai prodotti della casa e qualche godibile momento comico prettamente cartoonesco qui spartito tra un buffo mini-mutaforma dalle mille imitazioni ed un logorroico robot smemorato che probabilmente avrebbe fatto sorridere anche il buon Asimov, padre di tutti i robot.
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