Dopo un decennio incerto fatto di film discutibili e forse non del tutto nelle sue corde come Mission to Mars, Mission Impossible e Snake eyes, Brian De Palma ci regala un capolavoro di gusto ed intelligenza stilistica, figlio delle suggestioni del cinema noir portate all'estremo. Tra ironia e sensualità, trovando il suo punto di forza in una regia straordinaria e in una sceneggiatura erede del fatalismo e della spiritualità del cinema in bianco e nero, Femme Fatale è una pellicola emozionante e coinvolgente di cui è protagonista Rebecca Romjin Stamos, già nota per X men e Rollerball.
Elegante e raffinato Femme Fatale in certi momenti raggiunge i livelli di una sorta di "surrogato cinematografico" del Viagra. La bellezza della Stamos, la sua sensualità al tempo stesso dirompente e fragile come quella di tutte le peggiori cattive ragazze del grande schermo, rendono il film un viaggio casualmente quasi alla Kieslowski sul tema della scelta e della redenzione. Tutto, però, incomincia - guarda caso - durante il Festival del cinema di Cannes, di fronte ad un televisore su cui sono presenti le immagini del Dvd del capostipite dei film Noir La fiamma del peccato. Lì troviamo una ragazza perfetta nella sua nudità sfrontata che - manco a dirlo - è la pericolosa creatura di cui ogni uomo è al tempo stesso spaventato e profondamente innamorato.
Cinema nel cinema, per dimostrare sin da subito che qui si tratta di una favola e non certo di una riflessione sociologica. De Palma cautamente conduce lo spettatore sul terreno delle infinite possibilità che ci vengono offerte dall'arte cinematografica.
Laura Ash (Rebecca Romjin Stamos), infatti, è una tentatrice nata, una bellezza mozzafiato: una "femme fatale". Sette anni dopo una temeraria rapina ad una gioielleria durante il Festival del cinema, la donna torna in Francia con una nuova identità. Un paparazzo di nome Nicolas, le scatta una foto mettendo a repentaglio la sua vita. Ma la sua curiosità per questa "donna" si rivelerà fatale? E' questo il quesito su cui viene costruita una sceneggiatura perfetta che De Palma dirige con una freschezza ed una perizia impressionanti. In più la simpatia di Antonio Banderas e il pericolo che insegue la donna per tutto il film, mescolati ad una serie di dettagli, rendono Femme Fatale una di quelle opere da vedere e rivedere. Una celebrazione estetica della bellezza femminile del terzo millennio, un omaggio al genere noir e alle sue fascinazioni, ma soprattutto una storia spettacolare in cui rendere giustizia a tutte le donne cattive dello schermo, attraverso l'ultima creatura che arriva dopo Barbara Stanwyck e Lauren Bacall. Questa Rebecca Romjin Stamos che presta il volto ed il corpo ad una "marcia bisessuale molto cattiva" trovando spazio e forza per una redenzione tutt'altro che attesa. Una pellicola sulle infinite possibilità dell'esistenza, una riflessione filosofica e antropologica esaltata da una grande sensualità e dal senso di un grandissimo cinema. Uno dei migliori film degli ultimi anni, un capolavoro di tono e di gusto, di cui non resta che attendere con ansia il Dvd.
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