Al suo terzo film, Andrew Niccol continua nella sua esplorazione tra apparenza e realtà, spostando l'attenzione - dopo Gattaca e The Truman Show - al mondo del cinema stesso. Al Pacino è, infatti, un regista che si considera un autore, in continuo conflitto con la popolazione della Mecca del cinema e pertanto vittima sacrificale degli ingranaggi hollywoodiani e - al tempo stesso - dei capricci delle stelle viziate del mondo del cinema. Licenziato per essersi lasciato scappare la petulante diva del momento, vede insperatamente ravvivare la sua carriera grazie al prodigioso intervento di uno scienziato pazzo suo ammiratore che ha inventato un software intitolato Simulation One in grado di riprodurre al meglio la recitazione degli attori. Nove mesi dopo una diva perfetta di nome Simone (la contrazione del nome del programma) debutta facendo impazzire le folle. Di là un sottile gioco tra reale ed irreale, con Al Pacino prima Pigmalione eppoi inesorabilmente succube, della sua diva cibernetica. Divertente, ma mai sottile, intrigante, ma mai coinvolgente, S1m0ne è più una riflessione satirica sul mondo del cinema e le sue paranoie che una vera e propria messa in stato d'accusa del divismo e della vanità dei Media. "Telefonato" e didascalico rispetto ai suoi film precedenti, S1m0ne soffre di una grave inconsistenza di fondo che non solo lo rende tutt'altro che credibile, ma - in certi momenti - dannatamente prevedibile. Una commedia all'interno della claustrofobica e autoreferenziale gabbia dorata del cinema e dell'intrattenimento, mentre il mondo, quello vero, continua a girare, distratto nei confronti di tanta presunta fama. Certo, Pacino è come al solito straordinario e l'andamento della narrazione risulta comunque interessante. A patto, però, di dimenticare The Truman Show uno dei moderni capolavori del cinema mondiale, che ancora oggi in tempi di "Operazione Tonfo" e di fratelli piccoli o grandicelli che siano, brilla per la sua metafisica lungimiranza.
S1m0ne resta dunque un interessante divertissment, un lucido e raffinato esercizio di stile, limitato da una realtà (non solo virtuale) piuttosto distante e poco credibile. Una pellicola da vedere per i suoi spunti interessanti e esilaranti, a patto, però, di non pretendere troppo dal punto di vista spirituale e della compattezza narrativa.
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