Non è proprio Steve Austin, l'astronauta bionico della celebre serie TV degli anni '80, e nemmeno il Terminator, ma di certo è l'uomo meno umano sulla faccia della Terra! Parliamo di Kevin Warwick, quarantottenne, simpatico professore di cibernetica dell'Università di Reading (Londra), che proprio in questi giorni si trova in Italia. Warwick, che nei giorni scorsi è già stato a Milano e Roma e i prossimi 15 e 16 novembre sarà a Napoli presso la Città della Scienza con il suo Kevin Warwick's Robot Tour, è uno dei più importanti ricercatori al mondo nel campo dell'intelligenza artificiale e delle interfacce uomo-macchina.
Ma quello che lo rende uno studioso davvero unico nel suo genere è la sua propensione a provare su di sé le sue diavolerie. Il fatto è che diavolerie non lo sono affatto, anzi si tratta delle più avanzate tecnologie di connessione tra il biologico e l'artificiale. E le cicatrici sul suo braccio lo dimostrano. Nel 1998 ad esempio Warwick fece già parlare di sé quando si fece impiantare nel braccio un microchip in grado di comandare a distanza il sistema informatizzato della sua casa e del suo ufficio. La scorsa primavera poi lo scienziato si è spinto ancora un po' più in là, facendosi impiantare un altro chip con cento elettrodi collegati al sistema nervoso. Con questo sistema Warwick, è riuscito a muovere da New York, via Internet, una mano artificiale collegata a un PC a Londra. Una specie di novello Marconi della cibernetica. E' "come avere un corpo lungo un Oceano," gli piace commentare con orgoglio l'esperimento. Insomma, per Warwick alla fine tutto è riconducibile a una questione di impulsi elettrici, cosa che vale anche per i sentimenti. A questo riguardo Warwick ha coinvolto in un esperimento anche la moglie Irena, alla quale ha impiantato due aghi, uno dei quali dotato di un elettrodo messo a contatto con il nervo mediano. Lo scopo era comunicare al sistema nervoso del marito il suo amore.
"Se lei alzava il dito io ricevevo quel segnale: bello, dolce, sensuale," dice Warwick, dopodiché ammicca. "Saranno forse i primi preliminari cyborg?" Ma a parte le suggestioni (per ora) ancora semi-fantascientifiche, gli studi di Warwick aprono grandi possibilità pratiche nel campo della medicina, un po' come previsto già negli anni '70 da Micheal Crichton in Il Terminale Uomo. Aiutare persone che hanno il midollo lesionato a camminare, migliorare la vita di malati di Parkinson o di epilessia, o contribuire ad abbattere gravi handicap come aprire le porte di una casa per persone immobilizzate, sono solo alcune delle possibili applicazioni offerte dagli esperimenti di Warwick, che si dice ormai pronto a realizzare un impianto da inserire direttamente nel cervello. Insomma, per il dottor Warwick la frontiera è solo quella del prossimo esperimento. Quale sarà il prossimo?
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