1. Il sacchetto vuoto

Tetragon Klane

È completamente spappolato sull’asfalto.

Un bel volo. Mi ricorda una bambola gonfiabile sgonfia, soltanto con più sangue e fluidi. Il gessetto tracciato intorno alla sagoma ricorda la campana per bambini.

Uno, due tre…

Una forense termina il segno, continuo. Bel lavoro.

Faccio scattare l’accendino, la sigaretta fuma ben prima di me.

Mi fa quasi incazzare. Un cane abbaia come un ossesso, chissà dove. Mi irrita.

Ad averlo davanti gli farei saltare le cervella.

Sto lavorando, cazzo. Devi stare zitto, penso irritato.

I flash mi bruciano le retine, ferite a malapena dai fari dei palazzi al neon che ci circondano. Corviale mi guarda dalle finestre illuminate, piene di curiosi. Uno dei quartieri più particolare dell’isola romana.

– Causa della morte? – domando, sentendomi stupido per l’ovvietà della cosa. Ma è la routine.

Un forense alto e magro mi si avvicina, spostandosi dalla nube azzurrognola che ho appena emesso.

– Caduta dal quinto piano.

Sorrido. – Sì, ma non mi torna la testa. – La indico. – Si è incrinata, l’osso rotto ovunque, ma pare vuota.

– Ha già notato quindi che…

– Sì. – Infilo la sigaretta tra le labbra, cerco altra nicotina.

Fisso quello che doveva essere stato un uomo sulla cinquantina, trasformato in un abominio grinzoso. I peli della barba parevano attaccati con la colla.

– Non c’è il cervello. – Lo dico quasi come una domanda, ma è una perfetta affermazione. – Non c’è da un bel po’, vero?

Il forense annuisce come una molla. – Non solo gli organi interni sono assenti, come da standard, ma anche il cranio è vuoto.

– Per le budella è normale. Anche tu, come tutti, le hai messe in sicurezza presso il Mesenterion.

Mi tocco istintivamente la pancia.

Sapere che tutte le mie viscere sono collegate a me da remoto tramite NDT, ovvero Nanocampo Di Teletrasporto, mi sconvolge ogni giorno. E mi rassicura.

Tutto normale. Nessuno di noi è pieno. Siamo buste vuote.

Ma il cervello ce l’abbiamo.

Adocchio di nuovo il suicida. Il suo sguardo dall’aldilà, sormontato dalla fronte accartocciata come blocchetti di costruzioni in una busta mi fa venire i brividi.

Un quadricottero del Mesenterion si abbassa sulla scena del delitto. Lo odo perfettamente e ne confermo la provenienza dal marchio a forma di scheletro a ‘T’ bianco e nero su sfondo rosso.

Il generatore a moto perpetuo ronza debolmente in alto, interrotto solo dagli scatti delle fotocamere.

Anche quello, normalissimo. So bene come funziona. Nozioni da elementari.

Mi distraggo dal cadavere.

Delle biglie metalliche precipitano eternamente a velocità terminale attraverso due portali di teletrasporto posizionati uno di fronte all’altro, irraggiate da tachioni per estrarne Joule e lavoro utile.

Energia infinita.

Una macchinetta simile riposa aggrappata alla mia colonna vertebrale, collegandomi con gli organi.

Il ragno, così è chiamata in gergo, per ovvi motivi.

I flash scattano. Il drone in alto riprende la scena per gli archivi. Il Sindacato fa un ottimo lavoro dal punto di vista medico-sanitario. Anche lì c’è bisogno di loro.

– Questo è un vero e proprio enigma biologico – mormora il forense ancora vicino a me.

Tossisco. – No. L’enigma è politico.

Da quanto tempo non andavo a trovare le mie budella al Mesenterion?

È per la nostra sicurezza, questo diceva il Governo Globale, per difenderci da morbi incurabili. E per tenere la nostra salute sempre sotto controllo. Tenerci in salute.

Controllo. Controllo.

– Procuratore?

Mi rendo conto di essermi imbambolato.

– Questo è il terzo caso in due settimane – borbotto. Una ragazza è stata trovata morta nel suo appartamento in zona Eur. Niente cervello anche lì. E sappiamo bene tutti e due che non è possibile.

– Già – concorda il forense.

– Tutti casi di suicidio. Nessuna traccia genetica esterna, nessun dato informatico. Nulla. Neanche Midollo ha saputo chiarire la faccenda – e così dicendo aspiro altro tabacco. La punta della sigaretta ammicca come un demone lascivo al bancone di un pub.

– In ogni caso le farò avere il rapporto il prima possibile, procuratore. Tempo di raccogliere i campioni genetici e spostare la salma.

Annuisco e do le spalle alla macabra scena.

Il suono delle sirene inizia a sentirsi in lontananza. C’era stata una relativa calma fino a quel momento. Le volanti aggiuntive del Governo Globale stavano arrivando.

Tiro fuori il telefono e chiamo Midollo. Non mi ha calcolato per almeno mezz’ora, il che è imperdonabile.

Risponde istantaneamente.

– Alla buon’ora. Dove sei finito?

Mi spara un sacco di scuse, tipo che deve processare troppi dati e che non ha mai tempo per tutti.

So che sono tutte cazzate assurde.

– Per me devi averlo e lo sai bene.

Tace.

Lo incalzo. – Mi servono i rapporti completi dei due cadaveri misteriosi privi di cervello ritrovati negli ultimi mesi.

Mi domanda perché.

Cicco per terra. Com’è possibile che un’intelligenza artificiale sia così pallosamente umana?

– C’è stato un nuovo caso di senza-cervello. Un suicidio, come gli altri due. Mi pare faccia di cognome Spada. Compila possibili nessi. Immediatamente.

Una pausa di qualche secondo. Midollo sputa fuori il nome di una nota società di ricerca.

Sorrido.

– Tempo di fare una bella visita di cortesia.

Irene Xanator

Stavano arrivando e non potevo farci nulla. L’avevo appena saputo e il panico mi stava inondando.

Liscio il tailleur nero e sistemo i capelli.

A loro non fregherà del mio aspetto. Si metteranno lì a fare domande mentre quelli del Sindacato monitorano il mio cuore da vicino al Mesenterion.

Praticamente è impossibile non dire la verità.

Mi alzo e percorro in lunghezza l’ufficio tutto marmo nero, oro e vetri. Scorgo i miei dipendenti nei cubicoli dell’open-space di fianco.

Sono ignari, beata ignoranza. I problemi della Revertron Corporation sono solo miei.

Mi avvicino alle finestre.

Chiudo le tapparelle, ma è una cosa stupida. Dal duecentesimo piano non possono entrare dalla finestra. E comunque potrebbero farlo in un attimo, con i maledetti droni.

Getto lo sguardo sulla porta dell’ufficio.

Entreranno, penso. E non posso farci nulla.

Siedo di nuovo dietro la scrivania vetrata, il mio nome in bella vista sulla targa oro e nera. Fogli sparsi, lo schermo del computer a riposo con figure geometriche che rimbalzano.

Le mie mani sudano, sono gelide. Le asciugo con un fazzoletto di carta, non serve a nulla.

Fuori, oltre i vetri spessi, la nebbia è tagliata dai neon dei grattaceli come carne con bisturi. Colpa del bacino idrico del Golfo Romano.

Il Mesenterion troneggia dall’alto dei suoi cinque chilometri di altezza. Quello è l’unico grattacielo ben definito, visibile da distanza assurde e in condizioni meteorologiche proibitive.

Tutti devono sempre sapere che i loro organi sono al sicuro.

Ignoro un brivido che mi scivola lungo la schiena come un bambino monello al parco. Almeno ci provo.

Alzo lo sguardo e incontro il viso incorniciato del mio avo, Sergio Xanator, inventore delle tecniche di trapianto e manipolazioni moderne degli organi umani.

Ma non della tecnologia NDT. Quello è un mistero.

Sotto, la scritta – Fondatore simbolico della Revertron Corporation.

Non è una foto di business, ma uno scatto fatto al mare, molto casuale. Non c’è altro su di lui.

Guardo il monitor del computer sulla scrivania. Smuovo il mouse, lo schermo si schiarisce.

I tre volti degli ex-dipendenti mi osservano come se mi incolpassero della loro morte prematura. Maledico il giorno in cui le human resources li hanno assunti.

Ma che ne potevano sapere?

– Irene?

Sobbalzo. Adocchio la porta e non c’è nessuno.

Realizzo. Per fortuna è solo Midollo. – Che c’è?

Chiudo gli occhi e mi appoggio allo schienale. Sbuffo.

– Il procuratore Klane è arrivato. Ha appena preso l’ascensore dodici.

La porta si spalanca.

Altro infarto. Per fortuna non è il procuratore, ma il dottor Cardion Egger, amico nonché direttore delle ricerche.

– Hai sentito? – borbotta. – Che facciamo? – squittisce, la voce inusuale, acuta. Panico totale, glielo vedo fare capolino dietro le lenti a fondo di bottiglia. – Sta arrivando la polizia!

– Rilassati.

– E come faccio? – Si passa una mano sulla fronte imperlata. – Che guaio, che guaio!

– Rilassati, siamo puliti.

Cardion riprende un minimo di controllo. Un’illusione dato che l’occhio destro ammicca da solo. Chiude la porta rimasta aperta e si avvicina. – Saremo anche puliti, ma il problema è che siamo gli unici autorizzati dal Governo Globale per le ricerche sul cervello.

– Ciao Cardion – saluta Midollo. Il ricercatore pare non sentirlo proprio.

– Il Sindacato ci ha dato il nulla osta un anno fa. Il brevetto c’è, l’abbiamo firmato e depositato l’anno scorso. Parziale, ma c’è.

– Sì, e manca ancora un po’ per usarlo sugli esseri umani – dico a voce più bassa. – So tutto, sono l’amministratrice qui. – Un dubbio mi incrina la voce. – Perché manca ancora per la sperimentazione umana. Vero?

Cardion deglutisce. – Sì – dice con un filo di voce.

La porta si apre così di colpo da provocare una ventata.

Mi alzo e incontro la sagoma del procuratore.

Alto, barba rada, tuta nera tecnica sotto un impermeabile marrone. Puzza di sigaretta. Le borse sotto gli occhi sono quelle di qualcuno che non dorme più di due ore per notte.

Il distintivo del Governo Globale brilla sul petto, poco sopra il simbolo del Mesenterion.

Il poliziotto ha ancora la sigaretta tra le dita.

– Non si può fumare qui, procuratore.

– Ma davvero? – Aspira una bella boccata, beffardo.

– Ci sono i rilevatori di fumo.

– Li ho fatti disattivare. – Mostra i denti ingialliti. – Midollo mi ha detto che si poteva fare.

Mi attendo una risposta dall’AI per controbattere, ma questa non arriva. Quel software traditore si è rintanato in chissà quale programma.

Vigliacco!

– Procuratore Tetragon Klane – e allunga la mano verso il ricercatore impaurito. – Lei deve essere il dottor Egger, corretto?

– Sì. Dottor Cardion Egger, al suo servizio. – Pronuncia la frase mangiandosi qualche lettera per l’ansia.

Questo non va bene, per niente.

Il procuratore si guarda intorno. Non credo che il suo ufficio abbia un’estetica così accattivante. Si sofferma per qualche secondo sulla foto del mio avo, poi prende posto rubando l’unica sedia per ospiti disponibile.

Ce n’è una sola proprio per scoraggiare le visite. – Allora, inutile fare i convenevoli. Sapete bene perché sono qui. Ho notificato con una PEC il mio arrivo.

– Per i nostri dipendenti. – Mi accomodo cercando di dominarmi. – I tre decessi. – Non c’è corso di yoga che tenga, panico totale. Le mie tre sedute settimanali risultano inutili.

– Esattamente. – Aspira una bella boccata che accorcia la sigaretta di qualche centimetro.

Mi schiarisco la voce.

– La società si è già attivata per le loro famiglie, e le assicurazioni sono in via di erogazione, con anche…

– Ciò è il minimo. Questo vi tocca per contratto – fa il procuratore. – Non mi interessa. – Cicca in un soprammobile che non è un posacenere, ma ci assomiglia.

Non dico nulla. Lo lascio fare.

– Midollo! – grida. – Puoi confermarci che le capsule contenitive degli organi dei tre soggetti erano, come da norma, detenute e conservate presso il Mesenterion?

– Confermo, procuratore. Gli organi erano presenti e intatti. Capsule CU989UC…

– Sì, non servono i codici. Tutte intere e intatte, corretto?

– Confermo. Salvo il cervello, ovviamente. Non presente da nessuna parte.

Il procuratore sorride. – E dimmi, Midollo. Qual è la società che detiene il brevetto di ricerca per la connessione cerebrale da remoto secondo documenti ufficiali coperti da segreto governativo?

– La Revertron Corporation, procuratore. Brevetto L0A1.

Klane batte la mano sul tavolo. Sobbalzo. – Irene Xanator – legge lentamente dalla targa. – Mi vuole accompagnare a fare un bel giro nel laboratorio della Revertron?

Lo stavo aspettando al varco. – Non ha un mandato.

– Ah. – Tiene la sigaretta tra pollice e indice della sinistra. Sfila un pezzo di carta dall’impermeabile con la destra e me lo tira. È una palla di carta. – Eccolo.

Dispiego il foglio. Sono incredula. Alzo lo sguardo cercando supporto in Cardion. Mi ricorda un gattino spaventato.

Quello è il maledetto mandato, controfirmato anche dal Sindacato!

– Allora, si va al centro di ricerca NTD? – Tetragon Klane lascia il mozzicone di sigaretta mezzo fumante nel soprammobile e si alza. – Dopo di lei.

Lo leggo, e poi ricomincio.

Cardion Egger è una statua, talmente immobile che un piccione potrebbe appollaiarsi sul suo capo e cagare senza accorgersi di nulla.

– Irene, non mi faccia essere rude. Se non mi porta nel laboratorio con le buone, farò salire la squadra e demolirò questo posto smontandolo bullone per bullone. Poi dopo inizieremo a porre domande.

Mi alzo e mi dirigo verso la porta.

Esco nell’open-space. Gli occhi di tutti si incollano su di me come mani su una puttana lasciva.

Distolgono lo sguardo come cani bastonati.

Mi incammino verso il corridoio di fondo. Lo sbalzo termico mi colpisce come un pugno.

Neanche mi volto per assicurarmi di essere seguita. Odo i passi, tenui per Cardion, pesanti per Klane.

Il mio cuore batte all’impazzata, ne sono certa. Ma non lo sento. Forse la polizia sta monitorando i miei organi al Mesenterion per mappare le mie reazioni fisiologiche? Non posso saperlo.

Già li vedo lì, insieme ai medici prezzolati del Sindacato, a prendermi i parametri.

E Midollo? Mi sta spiando leggendomi l’ECG con modelli statistici? Sì, ma lui è il grande imparziale. Il supremo ‘faccio solo il mio lavoro’ che è l’unica sua mansione.

Il perfetto impiegato corporativo.

Quella povera AI non esiste. È come uno stagista annichilito imprigionato dentro sei pareti a sostenere interi progetti tutto da solo.

L’ascensore dodici è ancora aperto. Sento ancora la puzza del procuratore. Entro, e con me i due ospiti non troppo desiderati.

La lucetta in alto mi segnala anche la presenza di Midollo.

Il procuratore puzza di tabacco, da morire. Reprimo un conato.

Soffoco.

Seleziono il piano meno dieci e conto a occhi chiusi.

Dopo dieci secondi la paratia si apre su un ambiente appena meno asettico di quello degli uffici.

Bianco ovunque.

– Non amo scendere da queste parti – commento brevemente. – Il mio collega, il dottor Egger, potrà illuminarla sulle possibili domande del centro ricerca.

– Sono a disposizione, procuratore – borbotta il dottor Egger.

Mi avvicino a un terminale. Mi faccio leggere la retina dal sensore. Un piccolo microfono emerge dalla parete. Lo afferro, il canale si apre con un fischio .

L’altoparlante globale si attiva. – A tutti i ricercatori e dipendenti della Revertron, settore ricerca e sviluppo. Attenzione. Il procuratore Klane è in visita ispettiva ufficiale. Restate a disposizione e interrompete ogni attività, previa messa in sicurezza. Grazie.

L’eco si spegne. Ripongo il microfono, che sparisce di nuovo nella parete, e faccio strada.