«E poi venne la primavera – scrive Kurt Vonnegut in Mattatoio n.5. – Le miniere di cadaveri furono chiuse. Tutti i soldati andarono a combattere i russi. Nei sobborghi, le donne e i bambini scavavano trincee. Billy e gli altri del suo gruppo furono rinchiusi in una stalla. E una mattina si alzarono e scoprirono che la porta era aperta. La Seconda guerra mondiale in Europa era finita».

L'atomica esplode su Tokyo nel fumetto Akira
L'atomica esplode su Tokyo nel fumetto Akira

Ma la guerra può realmente finire? A quanto pare, no. Cambiano luoghi e nomi, ma la tragedia rimane la stessa e si ripete in un loop infinito. Non cambia nemmeno il nostro approccio alla guerra: possiamo abbracciare il pacifismo, oppure possiamo optare per l’interventismo. La fantascienza è piena di esempi di entrambe le scelte ma purtroppo, diciamolo subito, nessuna delle due opzioni ci garantisce la fuga dall’orrore.

Di fronte alla minaccia dell’annientamento dell’umanità Johnny Rico si arruola nella fanteria spaziale (Fanteria dello spazio, Robert A. Heinlein, 1959), supera il durissimo addestramento e parte per la guerra contro degli alieni aracnoidi. La morte è una costante nella sua vita ma è convinto di aver fatto la scelta giusta: sacrificare la propria innocenza e gioventù alla causa della difesa dell’umanità. Il diritto all’autodifesa è uno dei cardini delle società occidentali ma fin dove si può spingere prima di diventare aggressione ingiustificata? È veramente autodifesa quando il fine ultimo è lo sterminio del nemico? La violenza porta ad altra violenza, contestano i critici, bisogna spezzare il circolo vizioso. Certo, ma come fare? Rico di sicuro non lo sa e non lo sanno nemmeno i suoi commilitoni. Forse lo sanno i vertici dell’esercito terrestre ma siamo sicuri che vogliano veramente la pace oppure anche loro hanno altri scopi? Del resto a cosa servirebbe un esercito se non ci fosse una guerra da combattere? Se scoppiasse la pace nella galassia i militari della Federazione Terrestre avrebbero molto da perdere. A loro è garantita la cittadinanza e tutti i diritti che ne conseguono, chi non combatte, o non presta servizio nella mastodontica macchina militare, non è considerato un cittadino. La decisione di Rico è veramente consapevole o il frutto della martellante propaganda bellica? Ognuno crede quel che vuol. credere e anche questa è una costante della guerra, quella fittizia e anche quella vera.

L’approccio pacifista d’altro canto rifiuta a prescindere l’uso della violenza come risposta alla guerra. Lo sperimenta l’equipaggio dell’Enterprise del capitano Picard quando raggiunge troppo tardi il pianeta Delta Rana IV (Sopravvissuti, da Star Trek: The Next Generation, scritto da Michael Wagner). La superficie è stata completamente nuclearizzata da un attacco alieno, ridotta a una distesa di rocce e detriti, della colonia terrestre che aveva lanciato la richiesta di soccorso non c’è traccia. Undicimila morti, ridotti in cenere. Ma qualcosa si è salvato, un fazzoletto di terra verde con una casetta e i suoi due abitanti, moglie e marito, anziani entrambi.

Tutto quelche rimane della colonia di Delta Rana IV
Tutto quelche rimane della colonia di Delta Rana IV

Perché gli alieni li hanno risparmiati? Picard e i suoi vogliono vederci chiaro e indagano ma vengono ostacolati da uno dei due coloni. In realtà è lui l’unico superstite, non un essere umano ma bensì un douwd, un alieno immortale, dotato di poteri semidivini, assolutamente contrario alla violenza. Quando hanno attaccato la colonia, anche se avrebbe potuto facilmente difendere gli umani solo con la forza del pensiero, non ha mosso un dito.

«Non sono nato per uccidere», spiega al capitano Picard.

È rimasto a guardare finché gli alieni non hanno ucciso l’umana di cui era innamorato a cui aveva nascosto la sua vera natura. Però, di fronte al cadavere scomposto di sua moglie, la rabbia ha preso il sopravvento e in un istante di follia ha sterminato tutti gli aggressori, ovunque fossero nell’universo. Ora vive in un’illusione ricreata con i suoi stessi poteri, un fazzoletto di terra, una casa e una donna amata che ormai esiste solo nella sua testa.

Quello che ci auguriamo tutti è che la guerra rimanga nel campo della speculazione filosofica o fantascientifica. Ma proprio grazie alla fantascienza possiamo imparare qualcosa su noi stessi prima che sia troppo tardi. La domanda che ci si pone – una domanda importante che questo genere sa proporci in tutta la sua drammaticità – è semplice: se toccasse a noi decidere, cosa faremmo?