Delos 25: Daniele Brolli di Franco Forte

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intervista con

daniele brolli
Nato a Rimini nel 1959, Daniele Brolli ha fatto di tutto nel campo dell'editoria. Come giornalista è stato prima a "Il Manifesto", poi a "Dolcevita" e quindi, da direttore, ha curato la versione italiana della rivista di fantascienza "Isaac Asimov's Science Fiction Magazine" e di "Alphaville". Parallelamente ha sempre coltivato la passione della scrittura, partendo dalle fanzines per appassionati fino ad approdare ai più alti lidi di questa difficile attività con la pubblicazione nel 1994, per Baldini & Castoldi, del suo romanzo d'esordio "Anima nera". Come esperto di letteratura, soprattutto americana, è consulente di numerose case editrici, e per la Bompiani dirige una collana di narrativa forte denominata "Gli Squali", in cui noir, horror e fantascienza si disputano il posto d'onore nell'interesse dei lettori. Sempre per Bompiani, Brolli ha curato l'edizione italiana dell'antologia "Mirrorshades" (1993, con Antonio Caronia) manifesto letterario della corrente cyberpunk, e per Theoria (nel 1994) la raccolta "Cavalieri elettrici". Recentemente, l'antologia di racconti italiani splatter "Gioventù cannibale" (Einaudi, 1996) da lui curata, ha dato una scossa alla narrativa di genere italiana. Soprattutto miscelando in modo uniforme diverse correnti parallele e sotterranee che dal noir si sono aggregate al fantastico, all'horror e al giallo classico.

Delos: Daniele, proprio a questo proposito, che cosa ne pensi della commistione dei generi? E' solo una moda del momento?

Brolli: Non è facile rispondere. I generi hanno due ragioni per essere forma prevalente nel linguaggio: i sistemi di codificazione e di collocazione nei palinsesti delle comunicazioni di massa creano degli insiemi ufficialmente definiti (a partire dai televisivi intrattenimento, informazione e cultura che hanno replicato se stessi anche in editoria) sempre più specializzati che vengono decifrati come generi; d'altra parte è finito il ruolo dell'autore in senso romantico, che portava con sé il destino di decifrare il mondo attraverso i suoi occhi per tutti i lettori. Oggi è prevalente l'immaginario collettivo, e nel suo flusso non esiste un'élite culturale ma il presupposto della dispersione e della rielaborazione attraverso ognuna delle persone che sono partecipi di questo immaginario. L'evento della contaminazione dei generi classici (fantascienza, noir, mystery, horror, fantasy, rosa, storico, avventura) è l'adeguamento di qualcosa che già esisteva all'interno della cultura popolare a questa nuova sensibilità allargata. Forse è un aggiornamento della cultura orale, un riavvicinamento del racconto alle sue motivazioni. Raccontare vuol dire memorizzare il mondo e allontanarlo dalla brutalità insensata della realtà per dargli una forma comprensibile. Ed è giusto che queste visioni del mondo che vanno a comporre il grande magma collettivo dell'immaginario abbiano una forma destinata a perdurare, perché questo, molto più dell'ufficialità della Storia, ci aiuta a capire dove siamo.

Delos: Nel tuo ultimo libro, e nella collana "Gli Squali" che curi per Bompiani, hai lavorato in questo senso.

Brolli: In Segrete identità il presupposto era quello di dare una scatola di montaggio per diffondere questo modo di vedere le cose. Non sto dicendo che il libro, con i suoi racconti definiti "falsi", sia una fredda operazione destinata a ottenere uno scopo. Anzi, questi falsi sono nati spesso da uno stato di trance, da un dormiveglia ispirato dalla lettura degli autori riprodotti. La finalità è un'altra: è che a chi vuole e a chi sente una grande affinità con un autore debba essere permesso di moltiplicarne l'immaginario, prolungarlo. Da un certo punto di vista era l'idea anche del mio primo romanzo, Animanera, in cui il principio del raccontare comincia a trasmigrare da un corpo moribondo e a invadere un'intera città. Possessione è il termine giusto, per sopravvivere al potere (e alle seduzioni dell'Io) credo che l'uomo abbia una sola alternativa sensata che, per rispetto alla vita, non può essere la religione, ed è la sua voce, la capacità di comunicare il proprio immaginario.

Delos: Ma se tu, come autore, dovessi darti un'etichetta, come ti definiresti?

Brolli: Dopo Gioventù cannibale sono stato aggredito da quasi tutta la critica italiana per aver creato questa antologia e soprattutto per la prefazione. Il titolo è stato anche il presupposto per definire una generazione di autori che non esiste in quanto tale, ma solo come persone che scrivono e che hanno un'idea della scrittura. Ho troppo rispetto per questi scrittori per credere che un'etichetta possa dirmi qualcosa su di loro. La scrittura, è vero, perde sempre quando si confronta con la vita, ma contempla uno sforzo di messa in gioco talmente oneroso e sincero che qualsiasi forma di riduzione è ingiusta. La critica (quella figlia del potere) usa questa forma di riduzione come prevaricazione. Permettimi allora di non volere nemmeno per me quella che considero un'ingiustizia sommaria.

Delos: Tu sei un esperto di letteratura americana. Dacci qualche consiglio diverso dal solito su autori o libri da tenere d'occhio.

Brolli: Il consiglio è un autore che stimo molto e che presto vedrete in traduzione per Einaudi Stile Libero e Marco Tropea Editore: Dennis Cooper. Cooper è uno scrittore omosessuale che ha rifiutato qualsiasi ipocrisia nel raccontare l'universo, a volte atroce, di forme di sessualità represse e obliterate dal senso comune. Ho scoperto i suoi libri per caso in libreria negli USA, e devo dire che esiste una forma di attenzione amorevole dei librai verso questo autore, anche quando non si tratta di librerie specializzate, che è una forma di rispetto per il coraggio e la nitidezza di una scrittura senza compromessi. Frisk, il romanzo che apparirà per Einaudi, mi ha ricordato in questo senso un maestro come James Purdy o alcuni momenti del Pier Vittorio Tondelli di Altri Libertini.

Delos: Per saltare di palo in frasca, trovi che ci siano analogie, punti di contatto o sentieri paralleli tra narrativa e fumetto, visto che tu frequenti entrambi questi ambienti?

Brolli: Sono due linguaggi, ognuno capace di raccontare a modo suo.

Delos: Credi esistano ancora una letteratura di sinistra e una di destra?

Brolli: Stronzate. Esistono però romanzi e racconti scritti in maniera disonesta, con luoghi comuni e frasi fatte, che nascono per raggranellare denaro e notorietà. C'è l'industria culturale, ci sono i servi, ci sono parole che non significano più nulla... Molte cose illuminanti in proposito le dice Gianni Celati nel suo ultimo libro.

Delos: La fantascienza, uno dei tuoi interessi da sempre. E' destinata a morire o a crescere, alle soglie del terzo millennio?

Brolli: La fantascienza come tale, nel crogiuolo dei generi, è destinata a scomparire. Anzi, ha già iniziato a farlo, dando vita a nuove forme narrative. La fantascienza, essendo un megagenere, è stato un modello per la contaminazione, per il crossover. Quindi la sua scomparsa non è una fine ma l'avvento di qualcosa che le succede.

Delos: Che cosa stai preparando di nuovo?

Brolli: Dopo Segrete identità e la ristampa in economico di Anima nera, con l'aggiunta di due racconti inediti, uscirà per Einaudi un'antologia lovecraftiana di grande rilievo intitolata Saggezza stellare, che consiglio vivamente a chiunque sia interessato al lavoro dello scrittore di Providence. E poi... tanta altra roba in cantiere.

L'ULTIMO ROMANZO

Daniele Brolli

Segrete Identità

Baldini & Castoldi, pp.252, lire 24.000

Segrete identità è un'antologia anomala nel panorama editoriale italiano. Si tratta di una raccolta di falsi d'autore che per un quindicennio, sulle pagine di riviste come "Frigidaire" e "Cyborg", e sul quotidiano "Il Manifesto", hanno celato non solo l'identità segreta di Daniele Brolli dietro alcune tra le più prestigiose firme della narrativa mondiale, ma anche e soprattutto il suo talento, la sua capacità mimetica e letteraria, che ha saputo adattarsi, confondersi, sviscerare nell'intimo e, cosa non da poco, eguagliare lo stile di autori del calibro di Ernest Hemingway, Philip K. Dick, Stephen King, Kurt Vonnegut jr, Boris Vian, William Gibson, Ian McEwan, James G. Ballard e altri. Un percorso letterario di pregio che Daniele Brolli ha condotto all'oscuro di tutti, editori e lettori, e che soltanto adesso, con la pubblicazione di questa raccolta per Baldini & Castoldi, ha deciso di rendere di dominio pubblico.

Come dice Antonio Caronia nella postfazione del libro, "a tutta prima la condizione del falsario letterario o artistico sembra frustrante: esercitare una maestria suprema, l'adesione a un universo altrui fino a confondervisi, e non poter avere, di questa maestria, alcun riconoscimento".

Eppure è lo stesso Brolli a negare questa asserzione, andando se possibile ancora più in là nel significato del suo lavoro e affermando che "scrivere in modo mimetico, alla maniera di questi autori con cui ero cresciuto, significava da un lato dichiarare il mio amore nei loro confronti, ma dall'altro anche trasferire su di me (sotto mentite spoglie) almeno una parte dell'amore che altri lettori provavano per loro: significava condividere il karma positivo che uno scrittore amato porta con sé".

Venticinque racconti da scoprire uno per uno, in modo autonomo, con la sorpresa di rendersi conto che pur conoscendo il nome del vero autore, la personalità e le qualità letterarie di ognuno degli scrittori imitati emergono dalla carta con lo stesso aroma percepibile negli originali.