C’è stata un’intera generazione di bambini, che oggi ha poco più di cinquant’anni, che è cresciuta con circuiti di mille valvole, mangiando libri di cibernetica e insalate di matematica. Ma non solo. Ha sognato di combattere i terribili mostri lanciati dal malefico re Vega, scagliando l’alabarda spaziale, le lame rotanti e il maglio perforante. Quella generazione è stata protagonista come spettatore del primo anime robotico arrivato in Italia. Era il 4 aprile 1978 e su quella che allora si chiamava Rete 2, oggi RaiDue, andava in onda Atlas Ufo Robot, altrimenti noto come Goldrake. Dal Giappone  un paese di cui quei bambini conoscevano quasi nulla, se non che era lontano, molto lontano  arrivarono sulle nostre frequenze catodiche dei mirabolanti cartoni animati (all’epoca si chiamavano così, poi imparammo che si dovevano declamarli più correttamente con il termine anime), i cui protagonisti erano giganteschi robot, quasi sempre guidati da giovani ragazzi, che diventarono i nuovi eroi di quella che in seguito sarà chiamata la “Goldrake Generation”.

Le vecchie favole con cui erano cresciuti quei bambini fino a quel momento e i soldatini con cui giocavano ai “buoni e cattivi”, o al massimo ai cowboy e agli indiani, vennero letteralmente spazzati via, non solo nell’immaginario ma anche nelle preferenze dei balocchi, complice anche l’immissione nei negozi di giocattoli di robot grandi e piccoli riproducenti Goldrake e il suo disco volante.

Se i bambini gongolavano nel vedere in TV un cartone animato così abbagliante e dinamico, per gli adulti quel 1978 fu un anno abbastanza nefasto. L’economia non andava un granché, sia quella mondiale sia quella italiana. Il nostro Paese viveva una delle stagioni più cruente di quelli che passarono alla storia come gli Anni di Piombo, in cui i fratelli più grandi di quei bambini che guardavano estasiati Goldrake si fronteggiavano sul fronte ideologico e anche nella lotta armata, morendo anche per gli ideali in cui credevano. Il 16 marzo del 1978 venne rapito dalle brigate rosse l’allora presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, che dopo 55 giorni di prigionia venne ritrovato morto. A maggio venne assassinato dalla mafia il giornalista e attivista Peppino Impastato, mentre nel mese di agosto moriva Papa Paolo VI e al suo posto veniva eletto Albino Luciani, che però guiderà il Vaticano per soli 33 giorni, morendo a sua volta settembre. Al suo posto verrà eletto il cardinale polacco Karol Wojtyła.

Ma ai bambini, in quel periodo, importava solo una cosa: che Goldrake vincesse la sua battaglia contro il mostro di turno, cosa che puntualmente accadeva in ogni puntata. Quei pargoli non sapevano che dovevano la fortuna di poter “vivere” le avventure spaziali di Goldrake a una funzionaria della Rai, Nicoletta Artom, che all’epoca era responsabile di un contenitore di cartoni animati sulla televisione pubblica dal titolo “Gli eroi di cartone”, nel quale erano apparsi personaggi animati come Speedy Gonzales e Gatto Silvestro. È lei che al Mifed nel 1977, una sorta di mostra mercato dell’audiovisivo che si svolgeva a Milano, poté visionare in anteprima la serie Goldrake, che era stata prodotta in Giappone dalla Toei Animation, andando in onda dal 1975 al 1977, e importata in Europa dalla Pictural Films di Jacques Canestrier. La Artom ne rimase entusiasta e la acquistò per la Rai, superando lo scettiscismo degli alti papaveri della televisione pubblica, e così, all’interno del programma Buonasera con… Superman – Atlas Ufo Robot, andò in onda l’anime che resterà nel cuore di intere generazioni.

È quasi una leggenda, quindi una mezza verità, che al titolo Ufo Robot si aggiungesse nella versione italiana la parola Atlas, che in realtà stava per “guida”, riferendosi alla brochure informativa che accompagnava il cartone animato nella proposta di acquisto da parte del distributore francese. Chissà se in quella brochure informativa c’era anche l’informazione che l’anime di Goldrake era basato su un manga (il fumetto giapponese) di Go Nagai, uno dei grandi protagonisti della stagione del fumetto giapponese attivo dall’inizio degli anni Sessanta. Un periodo storico particolare per il paese del Sol Levante, caratterizzato da una crescita economica eccezionale, dopo che era stato sconfitto e distrutto nel 1945, come Paese che uscì sconfitto dalla Seconda guerra mondiale. Basta pensare che nel 1968, il Giappone divenne la seconda potenza mondiale; con uno standard di vita che aumentò rapidamente, rappresentato anche dalle televisioni che cominciarono ad apparire nelle case, mentre Tokyo si preparava a ospitare le Olimpiadi del 1964 e Osaka l'Esposizione universale del 1970. Non mancarono comunque anche evidenti contraddizioni. In quegli anni ci furono movimenti di protesta notevoli, in parte dovuti anche al trattato di sicurezza firmato da Giappone e Stati Uniti, ma c’era anche un movimento che era contrario alla guerra del Vietnam, con il Giappone che fungeva da base operativa di retroguardia, e poi le lotte del movimento studentesco e delle femministe della Chū piren (la Lega per la libertà e l'aborto) per i loro diritti. Tuttavia, il boom economico si concretizzò soprattutto grazie alla ferrea volontà dei giapponesi di uscire dalla sconfitta che la Seconda guerra mondiale aveva loro inflitto e alla loro cultura di dedizione al lavoro.

Go Nagai, il creatore di Goldrake
Go Nagai, il creatore di Goldrake

È in questo clima, che Nagai – che era nato a Wajima, nella prefettura di Ishikawa, il 6 settembre 1945, a un mese esatto dopo lo sgancio della bomba atomica su Hiroshima – inizia la sua carriera di mangaka, ispirato da due manga che aveva letto da bambino: Astro Boy (1952) di Osamu Tezuka e da Tetsujin 28 go (Super Robot 28) di Mitsuteru Yokoyama, del 1956, il primo in cui compare un robot gigante. Ma anche dalla Divina Commedia di Dante illustrata da Gustave Doré.

Nel 1965, venne notato da Shôtaro Ishinomori (autore del manga Kamen Rider), che lo prese come suo assistente. Il suo primo manga da professionista è stato Meakashi Polikichi (Polikichi the Detective), una commedia poliziesca, pubblicata nel novembre 1967. Continuerà a lavorare in questo genere per un po', fino a Harenchi gakuen (Shameless School), che creò nel 1968 per il lancio della rivista Shônen Jump. La serie fu un grande successo per Go Nagai. Il manga ebbe il merito, per i temi e lo stile, di cambiare la percezione comune del manga come lettura esclusivamente per bambini o ragazzi, imponendo l'idea che anche i lettori adulti potessero apprezzare i fumetti.

Mazinga Z, il primo robot gigante creato da Nagai, arriva nel 1972 in versione disegnata e animata, a cui seguono Il grande Mazinga nel 1974 e per l’appunto Ufo Robot Goldrake, nel 1975, che però è il primo ad arrivare nel nostro Paese, nonostante sia il terzo robot di una vera e propria trilogia di personaggi tra loro collegati. Già perché per il suo creatore, ovvero Nagai, il vero è unico eroe è Koji Kabuto, che guida Mazinga Z (nel cartone italiano trasmesso in Italia nel 1980, il nome fu cambiato in Rio), poi venne Tetsuya il pilota del Grande Mazinga (giunto da noi nel 1979), che nell’ultimo episodio di Mazinga Z viene in aiuto di quest’ultimo. Infine, arriva Actarus alla guida di Ufo Robot Goldrake, in cui nel primo episodio compare Koji Kabuto, il cui nome però noi italiani (il doppiaggio) cambiammo in Alcor.

Per cui i bambini italiani della Goldrake generation hanno visto in TV la trilogia robotica di Nagai al contrario: misteri della televisione italiana.

Atlas Ufo Robot racconta la storia di Duke Fleed, un principe del lontano pianeta Fleed, costretto a fuggirne dalla sua patria perché il malvagio re Vega lo ha conquistato. Duke giunge così sulla Terra, a bordo del disco-robot Goldrake, e viene adottato dal dottor Procton, assumendo il nome di Actarus, per restare in incognito. Lavora alla fattoria Betulla Bianca, fino a quando arriva Alcor, a bordo di un disco realizzato da lui stesso, al centro di ricerche spaziali diretto dal dottor Procton. Contemporaneamente, le truppe e i dischi volanti del re Vega irrompono sulla Terra, seminando morte e distruzione. Actarus/Duke è così costretto a palesarsi e con Goldrake decide di difendere la Terra, che orami considera una seconda patria. Episodio dopo episodio, Actarsu e Goldrake fanno fuori tutti i mostri-robot del re Vega e lo sconfiggono, liberando così la galassia da questa minaccia. Actarus, che nel frattempo è stato raggiunto anche da sua sorella Maria, anch’ella fuggiasca, decide di ritornare sul natale pianeta Fleed, che intanto sembra essere tornato a nuova vita.

Quali i motivi del grande successo che ebbe Goldrake nel nostro Paese? Intanto, era un cartone animato diverso dal punto di vista della grafica, con colori sgargianti e molto dinamico: Goldrake e i mostri nemici se ne davano di santa ragione, scagliandosi addosso armi che erano di volta in volta sempre più originali.

L’anime presentava poi una serie di figure/personaggi che, grazie alla serialità che si espandeva di episodio in episodio, descriveva una storia che era diversa a ogni puntata, ma ripetitiva nella sua essenziale trama. I buoni erano rappresentati da Actarus, ovviamente, il pilota del super robot gigantesco, a sua volta visto come eroe buono e non come una macchina in grado di seminare morte. Poi, c’erano lo scienziato che aiutava Goldrake, ovvero Procton che era diventato il padre adottivo di Acitarus. Importante era anche la squadra che aiutava Actarus nei combattimenti, da Alcor a Venusia, fino a Boss Robot. I cattivi erano altrettanti caratteristici, dal re Vega al Comandante Hydargos, dal Generale Gandal a Lady Gandal, fino ai mostri-robot che di volta in volta attaccano Goldrake e puntualmente, alla fine della puntata, vengono distrutti.

Ma Actarus era anche un personaggio non banale, era un giovane che inizialmente è uno straniero in terra straniera, ma che a poco a poco riesce e a trovare una nuova “famiglia” formata dai terrestri che lo adottano (Actarus ovvero Duke Fleed è comunque un “alieno”, in tutti i sensi). Cerca di aiutare i terrestri e di ricambiare il loro affetto. Goldrake era un cartone animato ricco anche di contenuti morali, non era, insomma, solo combattimenti, come molti che lo avversarono tentarono di far intendere. La sua storia era universale, quello di un ragazzo costretto a fuggire dalla propria famiglia e dal proprio mondo e che ha una seconda occasione di vita.

Eppure, all’epoca non venne capito, se non dai bambini di allora. E così, nell’italica società della fine degli anni Settanta, Goldrake divenne il bersaglio preferito di finti moralisti. Esemplari furono i 600 genitori della città emiliana di Imola che raccolsero le firme per una petizione chiedendo alla Rai di fermare la messa in onda del cartone animato, considerato immorale. La protesta ebbe eco sui giornali e passò alla storia come la “Crociata di Imola”. Il cartone animato giapponese veniva accusato soprattutto di essere violento e non mancò la bufala di qualche bambino che si era lanciato dal balcone di casa a titolo emulativo.

Si levarono anche autorevoli voci contro Goldrake e altre a favore, che suscitarono molte polemiche.

Su Il Corriere della Sera del 24 dicembre 1978, lo scrittore Alberto Bevilacqua attaccò duramente Goldrake, sostenendo che la violenza, la rappresentazione della guerra e la distruzione dei nemici erano immagini e temi troppo forti, non consone a dei bambini, che secondo lo scrittore, non erano in grado di discernere come gli adulti.

Toccò poi al deputato di Democrazia Proletaria, Silverio Corvisieri, membro della Commissione di Vigilanza della Rai, a prendersela contro Goldrake, stavolta dalle pagine de La Repubblica. L’onorevole Corvisieri, che è passato alla storia solo per questo suo sfogo contro il cartone animato più popolare degli anni Settanta e non certo come politico, accusava Goldrake di essere violento e si dichiarava preoccupato, in quanto padre di due bambini, degli effetti negativi, come ad esempio quello che il cartone di considerava gli stranieri come dei nemici. Alle parole pubblicate su La Repubblica, il deputato fece seguire anche un’interrogazione parlamentare, dando modo ad Actarus e Goldrake di sbarcare con il loro coraggio anche nel Parlamento Italiano.

Non poteva mancare lo psicologo di turno, per la cronaca Antonio Miotto, a alzare la voce contro il cartone animato, mentre il sociologo Sabino Acquaviva invocò una più giudiziosa calma e a “non drammatizzare”, ricordando che i bambini erano colpiti dalle colorate immagini, dal movimento e non badavano molto ai contenuti.

La più autorevole voce a favore del robottone arrivò dallo scrittore per l’infanzia Gianni Rodari, che paragonò Goldrake a Ercole, affermando: “Cerchiamo di far parlare i bambini di questo Ercole moderno. Il vecchio Ercole era metà uomo e metà dio, questo in pratica è metà uomo e metà macchina spaziale, ma è lo stesso: ogni volta ha una grande impresa da affrontare, l’affronta e la supera. Cosa c’è di moralmente degenere rispetto ai miti di Ercole?”.

Per il grande cartoonist Bruno Bozzetto Goldrake era una favola dei tempi moderni e niente di più.

A sua volta, qualche anno dopo, Go Nagai a proposito delle polemiche che si levarono in vari paesi contro la sua creatura, ebbe a dire: “Nei miei cartoni la violenza è usata per mostrare il dolore di chi la subisce; quando Actarus soffre a causa della brutalità degli invasori, i bambini soffrono con lui, e imparano così che la prepotenza causa solo disperazione. Non è un caso che nei miei cartoni la violenza venga sempre dagli adulti e che i giovani oppongano a essa la forza degli ideali, la determinazione, l'amicizia e lo spirito di gruppo”.

Tutto questo vociare non scalfì il successo, tanto che gli indici di ascolto (allora non c’erano ancora le rivelazioni in share o in milioni di spettatori) erano straordinari e le sigle che accompagnavano Goldrake, musicate da Vince Tempera (con la collaborazione di Amos Tavolazzi) e scritte dal paroliere Luigi Albertelli, infransero tutti i record di vendita. La sigla iniziale, denominata semplicemente Ufo Robot, raggiunse la quarta posizione nella Hit Parade nel 1978, mentre il singolo, nel 1979, vendette oltre un milione di copie.

Se l’eco del mito di Goldrake è arrivato fino a oggi, nonostante i suoi detrattori, qualcosa vorrà pur dire. Tant’è che a distanza di cinquant’anni dall’esordio in Giappone, Goldrake è tornato su Rai 2, con un cartone animato (scusate anime) reboot, dal titolo Goldrake U. Più o meno stessa storia, ma aggiornata a una grafica, personaggi e storie più in linea con i tempi moderni, ma che tiene conto anche di cinquant’anni di animazione giapponese e non solo con cui sono cresciute intere generazioni di bambini.

L’anime, che è formato da 13 episodi da 24 minuti, racconta la storia di Actarus/Goldrake U, che dopo un devastante attacco delle forze malvagie di Vega sul pianeta Fleed, fugge sulla Terra. Arrivato sul nostro mondo, il dottor Procton, direttore del centro di ricerche spaziali, e Alcor, coraggioso pilota di un robot chiamato Mazinga Z, vanno in suo aiuto. Actarus ha perso la memoria, ma quando le truppe del malvagio re Vega arrivano anche sulla Terra, Actarus sale a bordo di Goldrake e difende i terrestri.

Grendizer U, questo il titolo originale, è basata sul manga e sull’anime di Go Nagai ed è stata sviluppata da una squadra di rinomati artisti dell’animazione, tra cui il regista Mitsuo Fukuda, il character designer Yoshiyuki Sadamoto, lo sceneggiatore Ichiro Okouchi e il compositore Kohei Tanaka. La serie è prodotta dallo studio GAINA, in collaborazione con la società saudita Manga Production, tant’è che Actarus nel primo episodio atterra proprio in un deserto dell’Arabia Saudita, ma nei successivi episodi si ritrova a combattere sia a Parigi sia a Roma, evidenti omaggi ai paesi in cui l’anime originale aveva incontrato un clamoroso successo.

Ritornerà la Goldrake mania? Non lo sappiamo, ma oltre al nuovo reboot, RaiDue ha deciso di riproporre il cartone animato originale, ovviamente restaurato, e allora i bambini di allora, oggi cinquantenni, e quelli di oggi potranno ancora una volta lanciare l’alabarda spaziale e il maglio perforante e mangiare insalate di matetica.