Tutto inizia nel 1975, quando Go Nagai partecipa alla realizzazione di Ufo Robot Gattaiger: La Grande Battaglia dei Dischi Volanti, un anime di circa trenta minuti distribuito nei cinema giapponesi, la storia poneva le basi per una successiva serie che venne intitolata Ufo Robot Gurendaiza (o Grendizer). La storia riprendeva lo schema delle serie di successo precedenti (Mazinga Z e Il Grande Mazinga), che vedevano robot giganteschi pronti a difendere la terra contro mostri invasori altrettanto giganteschi. Questa volta, però, il paladino della Terra era un alieno così come il suo robot e le storie introducevano inoltre un elemento sentimentale/introspettivo con il dichiarato scopo di essere “shojo”, cioè rivolte anche ad un pubblico femminile.
La prima nazione europea a tradurre e trasmettere la serie fu la Francia dove la Pictural Films acquistò l’esclusiva sui diritti di trasmissione in tutta Europa. Il successo dell’anime fu travolgente, tanto che si favoleggia di uno share del 100% durante la trasmissione di alcuni episodi.
Ai francesi va inoltre la responsabilità di aver tradotto il nome del robot da Grendizer a Goldorak, inglesizzato poi in Goldrake, e anche quella di aver venduto alla Rai i diritti, mostrando una brochure dal titolo Atlas Ufo Robot, ovvero “la guida a Ufo Robot”, titolo che venne applicato (per errore o per intenzione?) alla versione italiana. Sia in Francia che in Italia le avventure di Goldrake, che dovevano rappresentare il compimento della trilogia dei “robottoni” vennero prima delle serie dedicate a Mazinga, aprendo la strada alla stagione degli Anime Mecha.
I ragazzi degli anni Settanta, quindi, si trovarono a sognare un nuovo tipo di avventura fantascientifica, drammatica, emozionante, dove gli eroi sembravano sempre sul punto di soccombere per poi ribaltare la situazione anche a prezzo di enormi sacrifici.
La generazione che ricevette questo imprinting è quella dei quaranta/cinquantenni di ora.
Ovvero la generazione di Xavier Dorison e Denis Bajram. Il primo, 52 anni, è sceneggiatore non solo di fumetti, ma anche un professionista della narrazione duro e puro che ha saputo mostrare il suo talento nei campi più disparati, dal thriller finanziario al western (Undertaker, pubblicato in Italia e vivamente consigliato); il secondo, 54 anni, è sceneggiatore e disegnatore, nato col fumetto nel sangue con interessi anche nei videogiochi e impegnato a creare e gestire associazioni professionali rivolte agli artisti del fumetto francese, che già all'età di 9 anni si era autoprodotto un fumetto di Goldorak. Ma ci sono anche Brice Cossu, 42 anni, disegnatore con esperienza sia nel mercato francese che statunitense e Alexis Sentenac, 49 anni, disegnatore francese dal tratto particolarmente accurato e infine Yoann Guillo, 44 anni, colorista di spicco della Bande Dessinee.
I cinque sunnominati sono quelli ai quali dobbiamo la realizzazione di un progetto nato da un sogno, come loro stessi hanno scritto, di quelli che vengono fuori da una frase: “E se provassimo a…?”.
Stiamo parlando del fumetto Goldrake, uscito a fine 2024 nella versione italiana per i tipi di J Pop.
Quello che era nato come una quasi scommessa, invece, è diventato il sequel ufficiale della serie a fumetti supervisionato da Go Nagai. Gli autori, dopo aver sottoposto un dossier al creatore giapponese, e avendo ricevuto la sua approvazione, proposero l’opera alle Editions Kana nel 2020, tuffandosi nella realizzazione di una graphic novel di 120 pagine pubblicata in Francia a Ottobre del 2021.
La storia riprende le vicende dieci anni dopo la fine della serie televisiva: Actarus e sua sorella sono ormai tornati sul loro pianeta natale Fleed, la Terra è pacificata e sta ritrovando un equilibrio ma il ritrovamento di una struttura sulla faccia oscura della Luna e la conseguente comparsa di un nuovo mostro di Vega richiedono nuovamente la presenza di Actarus alla difesa del pianeta. E…
La realizzazione del fumetto è senza sbavature di sorta, scansione delle tavole, colori, disegni, azione, introspezione dei personaggi, character e mecha desing dopo solo due pagine trasformano la pagina stampata in un film dal quale traspare sia la voglia di riportare in vita la meraviglia e l’emozione dei ragazzi dei ’70, quando seguivano la serie, sia l’enorme rispetto per il lavoro fatto da Go Nagai.
In Italia, la serie arrivò nella primavera del 1978 e il primo episodio fu presentato da una annunciatrice “storica”, Maria Giovanna Elmi, cui spettò il compito di spiegare che si trattava di “particolari cartoni animati”, dopodiché anche per noi italiani iniziò la Goldrake Mania. Il robottone e gli altri personaggi erano dappertutto: fumetti, libri, dischi, maschere di carnevale, cartelle per la scuola, astucci o ogni altro tipo di gadget. Le sigle italiane entrarono nella top ten, Romano Malaspina, voce del protagonista Actarus, ebbe un successo simile a quello di Luca Ward per il Gladiatore.
Non mancarono le perplessità delle associazioni dei genitori preoccupati della nefasta influenza che potevano avere questi prodotti di un’altra cultura sulle giovani menti delle nuove generazioni italiane. Addirittura qualcuno disse che in Giappone il cartone animato era prodotto da “un computer nel quale vengono introdotte semplici istruzioni per poi ricevere il prodotto finito” (magari parecchio in anticipo sulle attuali AI), gettando un ulteriore ombra inquietante sul tutto.
Per fortuna nessuno si fece influenzare e tra gli estimatori della serie ci furono anche nomi illustri come Gianni Rodari, Dario Fo e Alberto Bevilacqua.
Sono trascorsi cinquant’anni dall’uscita del primo episodio, e, sull’onda della nuova serie Goldrake U (trasmessa da RaiDue), la traduzione del fumetto francese è arrivata in Italia nella doppia versione “semplice” e “collector edition”.
Qualsiasi sia il vostro ricordo di quella serie, sappiate che i cinque autori francesi, che come noi stavano attaccati alla televisione per seguire le vicende di Actarus, (si, lo so che si chiama Duke Fleed, ma qui siamo nella nostalgia cringe) hanno sfornato una vera opera d’arte fumettistica che non vi farà rimpiangere né gli euro spesi né il tempo impiegato a leggerla.
Nella fantascienza siamo abituati a sequel e prequel e quasi mai siamo stati del tutto soddisfatti del risultato. Questa volta no.
A riprova di tutto questo gli autori, che potrete conoscere un po’ di più anche attraverso il dossier in appendice alla graphic novel, hanno terminato la loro opera con questa frase: “Ringraziamo Go Nagai con tutto il cuore per averci permesso di giocare un po’ con il suo Goldrake”.
Perché è di questo che si è trattato, stare al parco, vedere un bambino con un giocattolo bellissimo che ha solo lui e riuscire a giocarci un po’.
Divertendosi e divertendo chi li legge.
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