Che cosa ci rimane in testa o magari nel cuore di un (buon) libro? Provo a indovinare. Non l’idea di base, e scommetto neppure l’intreccio. Se ci ho preso con le esclusioni, di sicuro ci prenderò di nuovo: i personaggi, soprattutto il protagonista. Sono loro che rimangono dentro e ti si appiccicano addosso. Se un’idea brillante e una trama ben delineata sono il motore di una storia, i personaggi ne sono le ruote. Provate a farne senza o ad averle sgonfie. O paradossalmente quadrate. Il vostro viaggio sarà un inferno, e una volta a destinazione – ammesso che ci arriviate – avrete la schiena a pezzi. Perché i personaggi sono le r u o t e  . . .

Questa fan fiction, per dichiarazione stessa della sua autrice Debora Donadel, è un omaggio a uno di loro. A Gregorius Moffa, protagonista del romanzo – in realtà un dittico di storie – L’algoritmo bianco, uscito su Urania nel 2009, e di un racconto apparso nell’antologia Cronache dell’Armageddon, edita da Kipple Officina Letteraria nel 2020.

Giusto per solleticare la memoria di chi l’ha letto 15 anni fa, ai tempi lo definii “un killer freelance in salsa hard boiled”. Geniale, solitario, amante della lettura, pigro al limite dell’incoscienza. Farabutto e infedele tanto coi committenti che con le donne, ma a suo modo irreprensibilmente leale nei confronti di ideali più grandi, sopra ogni asticella. Esperto di armi high-tech ed esplosivi, felice proprietario di un solo testicolo d’oro zecchino.

Qui ritorna nella sua Milano Cyber del 2032, fra virus metalinguistici che si diffondono via telefono, spacciatori di vecchi libri da usare come farmaci salvavita, pallottole a guida satellitare, graffiti che si muovono da un muro all’altro, moduli abitativi che possono essere espulsi da un condominio con una semplice combinazione di tasti su un telecomando. E algoritmi: bianchi, grigi, neri. Moffa combatte la sua personale guerra per neutralizzare tutti i virus che destrutturano ogni forma di linguaggio, dal più semplice fonema ai sistemi di comunicazione più complessi e sofisticati. E per farlo non esita a usare ogni mezzo in suo possesso. Il suo ultimo bersaglio è poco più di un bambino, Malik, depositario e custode suo malgrado di un’anomalia che dev’essere assolutamente eliminata. Per il bene, e il futuro, del mondo intero.

La brava Debora Donadel regolerà i conti fra i due riportando sulla scena una vecchia fiamma di Moffa, Salima, divisa tra l’affetto che prova per Malik e l’attrazione mai sopita verso il suo ex amante. In un racconto in cui le parole deflagrano e la salvezza si gioca sul filo dei sentimenti e di un misterioso antidoto… Buona lettura.

Per chi volesse sapere di più su “L’algoritmo bianco”: https://www.dariotonani.it/algoritmobianco/