Da sempre, gli scrittori di fantascienza immaginano il futuro. In alcuni casi, descrivono mondi interi, società future, trascinano noi lettori a seguire le sorti di interi popoli, non necessariamente terrestri, illustrandoci le loro usanze e la loro cultura, ma anche la loro tecnologia. In altri casi, la loro attenzione si focalizza su dettagli, particolari. E proprio la tecnologia e la scienza sono altre due colonne della science fiction, oltre al futuro (ce ne sono ovviamente anche altre).
A volte nei racconti o nei romanzi capita che una singola tecnologia sia la co-protagonista della storia. Oppure, sono elementi di sfondo che però hanno il loro peso nella messa in scena, credibilità e plausibilità del mondo che si sta raccontando. Prendiamo la serie originale di Star Trek, creata da Gene Roddenberry, e facciamo due esempi concreti. Il primo è un classico: i comunicatori con cui Kirk e Spock si relazionano fra loro e con gli altri membri dell’Enterprise a lunghe distanze sono senza alcun dubbio gli antesignani dei nostri smartphone, e li ricordano anche nella forma oltre che nella loro principale funzione tecnologica. Esempio numero due: i replicatori. In questo caso si tratta di dispositivi che trasformano l’energia in materia, permettendo così di ottenere qualsiasi tipo di oggetto, ma anche cibo o bevande di qualsiasi genere. Se ci pensiamo bene, i replicatori somigliano un po’ alle nostre attuali stampanti 3D, che consentono la creazione di oggetti tridimensionali a partire da un modello digitale. E come i replicatori sono in grado di riprodurre del cibo, così come un oggetto tecnologico, fino ai materiali per costruire una casa.
I comunicatori e i replicatori di Star Trek sono quelli che nel mondo del design sono chiamati prototipi, cioè un primo modello di un prodotto che si intende sviluppare su larga scala. Il prototipo (in inglese prototype) è molto importante per le aziende e, anche per le startup, quelle società che spesso nascono sulla base di un’idea imprenditoriale forte e che si giocano la loro stessa esistenza in pochi anni dalla nascita. Il prototipo permette ai ricercator e a chi deve commercializzarlo in un futuro, di poterlo testare, di poter fare tutte le analisi preliminari prima di farlo diventare un oggetto di massa.
Questo processo aziendale ha preso il nome di prototipazione, che è per l’appunto la creazione di un prototipo e la sua fase di test. La tecnologia moderna ha reso possibile quella che viene chiamata prototipazione rapida, cioè la realizzazione di un manufatto tecnologico in tutto e per tutto uguale a quello che sarà il prodotto finale in tempi sempre più rapidi. È evidente il vantaggio per un’azienda: avere nelle proprie mani il prodotto che s’intende mettere sul mercato e poterlo testare, mettendo in evidenza elementi positivi e negativi e, in quest’ultimo caso, correggere il tiro, realizzando un nuovo prototipo, fino ad arrivare a quello definitivo che andrà poi in produzione.
All’interno di questo processo tipicamente aziendale è presente un filone che è stato chiamato con l’acronimo SFP, che sta per Science fiction prototyping. L’idea di fondo è di usare la fantascienza per ideare e descrivere nuovi prototipi tecnologici. L’idea di usare la science fiction per la prototipizzazione è di Brian David Johnson, che nel 2010 lavorava come futurologo presso la Intel. La sfida che gli era stata messa davanti era immaginare il futuro dei circuiti integrati nei successivi 10 anni, anticipando in qualche modo le tendenze del mercato di cui l’azienda per cui lavorava era all'epoca leader. Johnson s’ispirò a due articoli. Il primo aveva come titolo Pervasive Computing and Urban Development: Issues for the individual and Society e venne presentato al World Urban Forum delle Nazioni Unite del 2004. Nell’articolo si descriveva, attraverso anche brevi racconti di fantascienza, le potenziali minacce della tecnologia; il secondo s’intitolava Using Multiple Personas In Service Robots To Improve Exploration Strategies When Mapping New Environments, gli effetti del pensiero irrazionale sui robot umanoidi.
La prototipazione fantascientifica (SFP) è spesso designata anche con altri termini, tra cui design fiction, speculative design e critical design.
Il futurologo creò così il suo primo prototipo fantascientifico dal titolo Nebulous Mechanisms, attraverso una serie di storie che alla fine si trasformarono nel progetto 21st Century Robot di Intel. Brian David Johnson diede poi vita, insieme ad altri, alla Creative Science Foundation, nata proprio per promuovere l'uso della prototipazione fantascientifica e il primo evento pubblico sulla prototipazione di fantascienza si tenne Kuala Lumpur, Malesia, il 19 luglio 2010, e il titolo era Creative Science 2010.
La Science fiction prototyping non prevede il futuro, ma cerca di immaginare innovazioni tecnologiche, utilizzando storie di fantascienza. L’dea per un prototipo può venire da ricercatori, scienziati, ingegneri ma anche per l’appunto da scrittori, registi, artisti del mondo della science fiction.
Un’applicazione di questa metodologia è la HoloRoom, aperta per prima dalla catena di negozi di ferramenta Lowe'sSi tratta di uno spazio fisico di 6x6 metri in cui gli acquirenti possono vedere come vari prodotti, come vernici, pavimenti o rivestimenti per finestre, apparirebbero nelle loro case. I clienti usano un tablet per scegliere i prodotti, poi rappresentazioni 3D degli stessi, quindi usano un visore di realtà virtuale per vedere i prodotti inseriti nel contesto della casa. Possono quindi sfogliare rapidamente diverse combinazioni di vernici e rivestimenti per finestre. Le prime HoloRoom sono state aperte in due negozi Lowe's in Canada nel 2014, poi in 19 negozi negli Stati Uniti a partire dal 2015.
Oggi negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, gli scrittori di fantascienza sono ingaggiati da grandi aziende per immaginare con le loro storie prototipi, ma anche governi e enti statali sono interessati a capire come potrebbero influenzare le persone alcuni cambiamenti sociali e politici. Insomma, per dirla in altri termini il noto motto “l’immaginazione al potere” potrebbe presto trasformarsi in “la fantascienza al potere”.
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