È nell’Ottobre del 1994 che vede la luce Tradita, il numero Zero destinato ad aprire la strada (dal giugno 1995) alla serie a fumetti fantascientifica dal titolo Hammer, edita da Star Comics. Nel giugno del 1996, però, la serie venne chiusa dall’editore con il famoso numero 13 L’Ultimo Sogno, che concluse tutti i fili narrativi. Da quel momento in poi Hammer è diventato un titolo che fa brillare gli occhi degli appassionati italiani di fumetti e fantascienza, assicurandosi per sempre un posto nello scaffale dei “cult” tanto che, nel 2014, Mondadori ne ripropose la ristampa integrale.

A trent’anni dall’uscita di quel numero Zero vogliamo ricordare l’evento con un’intervista a due disegnatori dello staff di “bresciani” fautori di quel sogno: Andrea Mutti, classe 1973 e Giancarlo Olivares, classe 1967.

Partiamo dalle origini del progetto. Siete stati voi a proporvi agli editori o sono stati loro a venirvi a cercare? 

Mutti: Ragazzi, che esperienza! Allora, pur non essendo uno dei creatori diretti, posso solo dire che delle riunioni del “Gruppo Hammer”, non me ne sono persa una ovviamente! Sempre lì in prima linea, curioso, eccitato ed entusiasta… ma come tutti del resto! Eravamo della stessa città, cresciuti a due passi uno dall’altro (con Giancarlo eravamo addirittura vicini di casa!) è stato bellissimo… erano tempi diversi e si poteva osare di più. C’era anche forse più ottimismo ma, a dire il vero, quello non l’abbiamo mai perso! Non l’ho mai detto pubblicamente, forse, ma colgo l’occasione per ringraziare quegli amici… grazie, GNARI! (GNARI è un termine dialettale bresciano che significa “ragazzi”), qui lascio la parola a Giancarlo… posso solo dire che si arrivava già da un bella esperienza con Lazarus Ledd, del compianto Ade Capone…. E forse è stato un passaggio naturale…

Olivares: Noi autori/creatori di Hammer lavoravamo già tutti per la casa editrice Star Comics nello staff di Lazarus Ledd. Quando Ade Capone ci fece sapere che la casa editrice era interessata a vagliare nuovi progetti per realizzare una nuova testata da affiancare a LL ci mettemmo a lavorare come gruppo, vagliando varie idee per un progetto seriale. Io fui uno dei più accesi sostenitori di un progetto di genere fantascientifico all'interno del cosiddetto gruppo dei bresciani. Fra le varie idee la più convincente ci parve proprio quella fantascientifica. Realizzammo un dossier che fu presentato alla casa editrice, che così diede il via libera al progetto Hammer.

Una volta resa operativa la serie, quali sono state le ispirazioni per sceneggiatori e disegnatori? 

Mutti: Da disegnatore posso dire che l’immaginario visivo attingeva a quel meraviglioso mondo grafico dei manga di Masamune Shirow, Otomo, tanto per dirne due al volo, poi quasi inutile citare autori come Philip K Dick, Asimov e le infinite avventure del grande schermo: Star Wars, Blade Runner, Star Trek. Erano anche anni dove la realtà virtuale, come si chiamava, faceva i primi passi, e, come dire… per non fare spoiler invito quelli di voi che non hanno avuto modo di leggere HAMMER, a farlo e POI guardare MATRIX. Fateci sapere.

Olivares: Le ispirazioni a livello grafico e narrativo sono talmente numerose che è difficile elencarle tutte. Praticamente, nel progetto abbiamo cercato di far confluire tutte le nostre passioni e i nostri gusti. Da un punto di vista narrativo abbiamo cercato di rifarci ai modelli dei migliori esempi di space opera del periodo, filtrati dalle nostre personalità. I meccanismi narrativi guardavano ad alcuni modelli americani ma sempre radicati nella nostra esperienza lavorativa e artistica. Dal punto di vista grafico l'influenza della cifra stilistica di Star Wars è enorme, ma con un occhio di riguardo per le impostazioni grafiche del mondo fantascientifico nipponico. Però, all'interno delle cifre stilistiche stabilite a grandi linee nel dossier di Hammer, abbiamo lasciato totale libertà di scelta agli artisti che si sono occupati dei singoli numeri, sia a livello grafico che narrativo.

E, se vi va di rispondere, come mai venne chiusa? 

Mutti: Ah! domanda maledetta che passo volentieri al Gianca! Da autore ormai “navigato”, forse, e dico FORSE, abbiamo pagato caro il nostro ottimismo ed entusiasmo. Forse, e dico FORSE, avremmo dovuto essere più cauti. Certo non saprei dirvi esattamente dirvi dove o come, ma col senno di poi, questa è la sensazione, di sicuro avevamo un grande concorrente: Nathan Never che stava spaccando, ma il mercato era comunque attivo e propositivo, non saprei. Di spazio in edicola (citando il motto di HAMMER) ce n’era, secondo me.

Olivares: Le motivazioni della chiusura di Hammer si possono riassumere con fattori economici che si sono uniti a questioni contrattuali. Come autori abbiamo deciso che era meglio chiudere subito un progetto che, se portato avanti a determinate condizioni, non avrebbe comunque avuto vita lunga.

Considerando l'attuale panorama di fumetti, serial e film di fantascienza in Europa, USA e Oriente (Cina, India, Giappone), quali prodotti vi attirano di più? Cosa ne pensate della “estrema sopravvivenza” di alcuni franchising come Star Wars, Star Trek, Alien, Terminator? 

Mutti: Beh, alcuni “classici” sono talmente radicati nell’immaginario che rimarranno per sempre, non importa se gli epigoni non siano all’altezza o siano addirittura delle “schifezze”, c’è qualcosa di magico, quel sense of wonder che difficilmente potrà essere riprodotto… anche perché, diciamolo, l’audience è cambiato tantissimo. Pensate che un giovane di 25 anni, oggi, non ha mai visto, per dire Back to the future! Agh! make sense?

Olivares: Come appassionato di fumetto continuo a legger tutto quello che colpisce il mio gusto, che sia un prodotto americano francese, italiano o giapponese. Certo i limiti di tempo e la quantità enorme di materiale che viene pubblicato rende sempre più difficile trovare le produzioni che mi piacciono. Da un punto di vista generale, mi pare che il mercato dei manga sia un po' più variegato e innovativo rispetto a quello occidentale. Viviamo un periodo strano. Unita a una qualità eccellente di moltissime produzioni e a possibilità tecniche straordinarie, sembra che le impostazioni di un ciclo produttivo legato all'impossibilità di fallire (di perdere soldi) abbiano ridotto drasticamente le produzioni innovative per concentrarsi su prodotti considerati sicuri come i grandi successi degli anni '80/'90. La sensazione è che ci sia una povertà di idee, nel mondo dell'intrattenimento, che forse non è uno specchio fedele della realtà. La continua reiterazione di idee, già abbondantemente sviluppate negli anni in cui sono uscite nelle sale cinematografiche, non è positivo per il mondo del cinema stesso, a mio parere.

Curiosità: un ricordo “particolare” su Hammer. 

Mutti: Di sicuro il lancio a LUCCA… un fermento emotivo galattico!

Olivares: Ricordo con infinito piacere la passione e l'entusiasmo di quel periodo, le serate passate insieme discutendo di idee e storie. Le riunioni serali di discussione del progetto che si concludevano spesso con una uscita di gruppo a notte fonda per una pizza. Fu fantastico, dopo l'approvazione del progetto, l'apertura dello studio Hammer, il nostro spazio di lavoro comune. Ricordo un mattino, il Sime era appena tornato dalla posta dove aveva pagato una bolletta e aveva trovato me e Vietti impegnati in una discussione su una probabile rotta migliore per portare i nostri protagonisti da Giove a Saturno (o qualcosa del genere). Dopo averci ascoltato un po' Gigi ci interruppe e ci disse che, in posta, aveva sentito gente lamentarsi del costo degli affitti, dei rincari e dei problemi comuni della vita di tutti i giorni. Il contrasto con la nostra discussione assolutamente seria delle problematiche di un viaggio spaziale tra pianeti non poteva essere più evidente. Gigi concluse con questa affermazione (che condivido ancora adesso, nono stante tutto): “Che bello il nostro lavoro!”.

Quali sono i vostri progetti attuali/futuri, comprendono ancora la fantascienza? 

Mutti: Assolutamente! Ho giusto due progetti sci-fi in arrivo e uno potrebbe essere una sorpresa ghiotta anche per Delos.

Olivares: Certamente. In un modo o nell'altro, la fantascienza sarà sempre parte del mio futuro.