Negli ultimi tempi si è acceso un dibattito sulle citazioni, in particolare quelle di canzoni ma anche quelle di altro genere, all'interno di testi di narrativa. Sapete, quando all'inizio di un libro c'è un piccolo esergo, due versi magari di Dylan o di un altro gruppo; oppure, c'è un personaggio che canticchia tra sé alcuni versi di una canzone di Vasco. Ora, la legge che regola il diritto di citazione è piuttosto chiara ed è la stessa da decenni: puoi farlo solo per scopo di critica, discussione o insegnamento. Ed è evidente che un racconto o un romanzo non ci rientrano. La cosa è sempre stata comunque tollerata (anche perché: che danno fa?) ma pare che, soprattutto nell'ambito musicale, oggi ci si stia ripensando. Dopotutto, non è così difficile scaricarsi migliaia di “anteprime” di ebook e cercare i nomi dei propri artisti, e vedere se ci sono citazioni non autorizzare. E chiedere soldi.
Purtroppo, ci sembra che sia un problema che riguarda troppo poche persone per sperare che qualcuno dia un'occhiata alla legge e pensi qualche formula diversa, a meno che non scendano politicamente in campo grosse entità come Mondadori o Rai. Forse le citazioni dai libri spariranno. Ed è un peccato. Pensate a quanta poesia antica è arrivata fino a noi solo perché era citata in qualche altra opera che è sopravvissuta all'usura del tempo. Con le leggi attuali ci saremmo persi quasi totalmente i lirici greci.
Questa settimana abbiamo ritirato fuori la faccenda della pedofilia di Arthur C. Clarke, con brutte notizie.
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