Ricordi proibiti è disponibile su tutti i bookstore e mi preme con l’occasione ringraziare ancora una volta Delos Digital e Silvio Sosio per averlo scelto per la collana Odissea Fantascienza, pazientando a lungo per assecondare i miei tempi di riscrittura.

Ricordi proibiti segna il ritorno in circolazione di Sezione π², il romanzo con cui nel sempre più lontano 2006 mi sono aggiudicato il Premio Urania (spuntandola, non mi stancherò mai di ricordarlo, su una shortlist di ottimi romanzi, molti dei quali avrebbero fortunatamente visto la luce in seguito: due, curiosamente scritti a quattro mani, poi riuniti in un fantastico Millemondi nel 2010, e un terzo a firma di Alberto Cola, che con un’opera diversa si sarebbe portato a casa il Premio Urania nel 2009). Scelto da Sergio Altieri e Giuseppe Lippi, all’epoca rispettivamente editor delle collane Mondadori per il mass market e curatore di Urania, il romanzo si andò a inserire in un filone di opere contaminate che si proponevano di mescolare generi (soprattutto noir, thriller e fantascienza, ma anche horror, spy story, e chi più ne ha più ne metta) e registri diversi (in questo, il mio tentativo voleva spingere al massimo la vena postmoderna del cyberpunk). Un sentiero che alcuni scrittori del periodo, incluso il sottoscritto, provarono a battere approfittando dell’interesse e dell’attenzione prestati appunto da Altieri a questo tipo di soluzioni sperimentali: non andò benissimo, e fummo per un po’ tra quelli che volevano uccidere la fantascienza (ma questa è un’altra storia che prescinde dai meriti e dai demeriti e che ognuno può raccontare per come l’ha vissuta).

Quindi, tornando a noi, Ricordi proibiti non è una riedizione di Sezione π² in senso stretto: la riscrittura mi ha impegnato per ben più tempo di quanto ne abbia richiesto la stesura della prima versione, e ha finito per cambiare almeno i due terzi dell’esistente e aggiungere un ulteriore 25% di pagine da zero. A conti fatti possiamo dire che Ricordi proibiti è un romanzo completamente diverso da Sezione π²: ne conserva senz’altro l’ispirazione e ne ripercorre la trama, ma rimodulandola su un intreccio più ricco e che a tratti si discosta anche significativamente dall’originale.

Questo articolo è dunque per i lettori che, nel dubbio, volessero decidere se valga la pena rileggerlo, più che per quelli che lo rileggeranno per la prima volta (a costoro sarà dedicato un post ad hoc).

Personaggi 

Cominciando dai personaggi, insieme ad alcune variazioni non così eclatanti nella caratterizzazione dei protagonisti, vale la pena segnalare che il cast si è leggermente ampliato. Alcuni personaggi che prima giocavano un ruolo piuttosto marginale hanno rivendicato uno spazio maggiore (da cui buona parte di quel 25% o giù di lì di pagine aggiuntive, ma su cui torneremo più avanti). Altri, invece, sono stati introdotti ex-novo: è il caso di Simona Di Cesare, figlia del Commissario Salvatore Di Cesare, sul cui omicidio s’incentrano le indagini di Vincenzo Briganti e Corrado Virgili detto Guzza, che finisce per giocare un ruolo cruciale nella storia attestandosi come un motore immobile di dantesca memoria; ma anche di altre figure secondarie, che ho trovato utile e anzi necessario introdurre per delineare con maggiore profondità il mondo in cui si svolge la storia e le trame che s’intrecciano dietro le quinte.

Ambientazione 

Il lettore che avesse già avuto modo di misurarsi con Briganti e la sua prima indagine dopo la decapitazione della Sezione Investigativa Speciale di Polizia Psicografica noterà inoltre molte differenze nella caratterizzazione dei luoghi in cui si svolge la storia. In Ricordi proibiti, Napoli è molto più presente di quanto non fosse in Sezione π², tanto con i suoi luoghi reali (da Montecalvario a Chiaia, da Bagnoli al Vomero) e i suoi paraggi (fino ad arrivare agli scavi archeologici di Cuma, che offrono un nuovo sfondo al climax finale), quanto con la sua topografia reinventata allo scopo: il lettore forse ricorderà il Kipple, che qui si arricchisce anche di nuove e più specifiche denominazioni (Limbo, Vastaturo, Labirinto) a seconda di chi ne parla e da dove lo si guardi; ma si sorprenderà forse di scoprire anche luoghi che non erano prima menzionati, come per esempio un arcipelago artificiale costruito nelle acque antistanti Posillipo sul modello di una piccola Venezia, riprendendo un progetto visionario di Lamont Young.

Background 

Rimanendo sul world-building, anche i presupposti storici vengono in parte arricchiti, in parte stravolti. Le novità: le fascinazioni escatologiche, teologiche e per certi versi anche proto-millenariste riconducibili alla figura di Gioacchino da Fiore si sostituiscono a tutto il subplot originariamente imperniato sulle trame della Cabala di San Tommaso, che non avevo mai trovato particolarmente convincenti soprattutto perché sfruttate in maniera troppo sfacciatamente pretestuosa per le mie finalità narrative. Con Gioacchino da Fiore ho trovato invece una quadra, riuscendo sia a mantenere le suggestioni esoteriche che mi stava a cuore conservare in questa nuova versione del romanzo, sia ad aggiungere nuovi elementi organici allo sviluppo della storia, nonché una possibile chiave di lettura per lo scioglimento della vicenda – nonché ulteriori, se mai ve ne fosse bisogno, rimandi danteschi.

Strettamente connessa all’influenza gioachimita e florense, è inoltre la figura di Morgan Carter, il discusso psicologo a cui si devono le principali intuizioni che nel romanzo portano alla definizione della psicografia. La sua storia ha rivendicato uno spazio maggiore rispetto ai brevi accenni che ne venivano dati in Sezione π², e viene ulteriormente approfondita in un’appendice dedicata che riprende – udite, udite! – il suo misterioso diario in versione integrale (da cui, ecco svelato il mistero, buona parte di quel 25% di pagine aggiuntive di cui dicevo). Una storia nella storia, a tutti gli effetti. Ma anche una storia che fa da ponte tra il nostro mondo e l’universo di Briganti, trasformandolo in un’evoluzione futura di quella che tecnicamente sarebbe un’ucronia – storie, dentro storie, dentro altre storie…

Ulteriori dettagli si aggiungono sul conto della dottoressa Irina Pavlovna Nowotny e del Commissario stesso, ma anche su Briganti e i suoi primi anni alla Sezione Investigativa Speciale… che, per la cronaca, non si chiama più Sezione π², bensì Sezione IX – un arrotondamento burocratico imposto da una necessaria cura di dimagrimento (tutte quelle lettere greche sui documenti ufficiali mandavano al manicomio le IA del Ministero, ma sono state mantenute nel corredo dei necromanti).

Altre sottotrame 

Le sottotrame menzionate non sono le uniche attraverso le quali ho provato a scavare nella terza dimensione dell’universo di Briganti e soci. Ce ne sono altre, a coinvolgere la AKS Corporation (il modo in cui ho ribattezzato quella che era la Ksenja Systems) e le figure politiche vecchie e nuove coinvolte nelle indagini, come anche lo stesso Briganti e i suoi trascorsi, e basterebbero queste per fare di Ricordi proibiti un libro totalmente diverso da Sezione π². Ma siccome da Sezione π² sono trascorsi la bellezza di 17 anni, non ho saputo fare di meglio che rivedere nello stile e nella scrittura anche quel centinaio di pagine che sostanzialmente continuano a raccontare gli stessi accadimenti che conoscevate dalla precedente lettura.

Perché se Sezione π² era il meglio che potevo scrivere nella spensierata vanità dei miei venticinque anni, mi piace credere che Ricordi proibiti non potesse essere meno del meglio che ho da offrirvi nella piena maturità dei miei quarantatré. Ma la verità, in fondo, chi mi conosce un po’ sa già che è un’altra: Ricordi proibiti potrà piacere o meno ai lettori, anche a quelli che già avevano apprezzato Sezione π², ma non poteva uscire senza soddisfare prima di tutto chi lo ha scritto, che è un insoddisfatto cronico per sua natura. E questa, dopotutto, credo che sia anche la migliore garanzia a tutela di chi eventualmente vorrà investire ore preziose cimentandosi di nuovo nella lettura.