Ho conosciuto Enrica Zunic' (letterariamente parlando) nel 1992, quando ho letto il suo racconto Seconda giustificazione: la macchina, nell’antologia Universo privato pubblicata dalla Keltia Editrice. Il ricordo di quel racconto, come dello stile possente e incisivo della sua autrice, non mi ha mai abbandonato. E grande è stata la mia sorpresa quando, sei anni dopo, grazie a Internet Enrica ha rintracciato il mio indirizzo di email e mi ha mandato un messaggio di una dolcezza e di una modestia commovente. Voleva semplicemente ringraziarmi per le belle parole che avevo espresso sul suo racconto in quella recensione pubblicata diversi anni prima. Grazie a questo inaspettato e graditissimo contatto sono riuscito ad avere qualche informazione in più su Enrica, e con la realizzazione di questo libro tutti potranno finalmente conoscere il suo straordinario talento.
Il segreto di Enrica Zunic risiede nella forza del linguaggio e nello spirito che la anima. E non lasciatevi confondere da certa apparente ingenuità che serpeggia tra i suoi racconti, anche perché alcuni di essi, come Seconda giustificazione, risalgono ad anni non sospetti, quando era ancora lecito parlare di androidi e robot. Attivista di Amnesty International, lotta da sempre contro i soprusi e le ingiustizie commesse sugli uomini (di qualunque razza o nazionalità essi siano), e nei suoi racconti non si fa scrupolo di denunciare le azioni orribili che ogni giorno vengono commesse contro persone innocenti: la tortura, le carcerazioni barbariche, il disprezzo totale per i più semplici diritti umani e umanitari. Nessuna giustificazione, che riunisce il meglio della produzione narrativa di Enrica Zunic’, non è solo un ottimo libro di fantascienza. È anche e soprattutto un vigoroso atto di denuncia contro il disprezzo per le regole civili che dovrebbero governare l’armonia della vita di ciascuno di noi, cittadini del mondo, indipendentemente dal luogo in cui abbiamo avuto la sventura o la buonasorte di nascere.
Quando ho chiesto a Enrica di spiegarmi il significato profondo dei titoli dei suoi racconti, soprattutto di Seconda giustificazione, il primo che avevo letto e che tanto mi aveva colpito, ecco che cosa mi ha risposto: «Leggendo Borges ho scoperto la leggenda dei Lamed Wufniks, i 36 giusti che giustificano di fronte agli occhi di Dio l’esistenza del genere umano altrimenti distrutto. I mille orrori quotidiani, mostrati o no dai media, commessi dagli umani, mi stavano allontanando dalla mia specie (ricordo che avrei chiesto volentieri asilo alla specie del mio meraviglioso cane!) ma ebbi la fortuna di incontrare – soprattutto in Francia – fra rifugiati, ex prigionieri e loro familiari, dei personalissimi Lamed Wufniks. Nonostante la ferocia di cui erano stati vittime, continuavano a essere gentili e disponibili verso di me e gli altri in genere. Ma il danno irrimediabile era visibile nel fondo del loro sguardo… Per molti era stato necessario trovarsi una “giustificazione” al voler continuare a vivere. Era stato sapere, ad esempio, nel buio della propria cella, che perfetti sconosciuti si stavano dando un gran da fare per loro; oppure era voler resistere al progetto di distruzione dei loro aguzzini per poter aiutare gli altri. Un debito enorme dell’umanità verso di loro, verso coloro che li amavano – vi sono bambini che il trauma della sparizione o della tortura dei genitori ha segnato per sempre – ma nessuna possibilità di saldarlo davvero… Come vedi, il significato di “giustificazione” è doppio».
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID