Noi che portiamo il nome di concubine… la storia ci chiamerà mogli.
Così si chiude il romanzo di Frank Herbert, con un dialogo tra Lady Jessica e Chani che – ha dichiarato lo stesso Denis Villeneuve in un'intervista del portale di informazione Den of Geek – non sembrava il giusto finale per il suo Dune – Parte due, al cinema dallo scorso mercoledì. Il regista ha infatti spiegato il motivo di alcune scelte prese nel suo adattamento, che si discostano non solo dal precedente film di David Lynch ma anche dallo stesso romanzo di Herbert:
[Dune] è ambientato in un mondo mortale, con regole medievali. In un libro hai il tempo di spiegarlo ma in un film, dove chi guarda si fa guidare dalle emozioni, devi fare attenzione alle idee che introduci. Alla fine dei conti, volevo portare il film in una direzione ben precisa, per cui ho preso delle decisioni. […] Sono sempre stato, nel mio percorso di regista, coinvolto, ispirato e sensibile alla condizione femminile e alla relazione delle donne con il potere. Perché? Perché sono cresciuto in un ambiente femminista negli anni '60 e '70, ed è una cosa che amo. Perciò cosa c'è di particolare nel mio approccio a Dune? Direi, probabilmente, le donne. È la prima cosa che ho detto a Eric Roth, che ha lavorato alla sceneggiatura del primo film. Mi ha chiesto di riassumere in una parola quello che volevo fare e gli ho detto: "donne!". Voglio che il film sia un adattamento sulle Bene Gesserit. Voglio che siano al centro dell'epicentro [sic.] di questo adattamento. Lo trovo più coerente con il nostro periodo storico.
La visione di Villeneuve si riflette soprattutto sulle personagge di Lady Jessica (Rebecca Ferguson), Gaius Helen Mohiam (Charlotte Rampling), Lady Fenring (Léa Seydoux), e la Principessa Irulan (Florence Pugh), ma anche sul ruolo di Chani (Zendaya), non solo interesse amoroso del prode Paul Atreides (Timothée Chalamet):
Nel libro Chani è una credente. In questo adattamento, invece, fa parte di un gruppo di Fremen che rifiuta questa idea di figura messianica. L'ho fatto per permettere al pubblico di capire che i Fremen vivono in una società che è più complessa, che non tutti credono alla visione delle Bene Gesserit. Questo contrasto mi ha dato la possibilità di mettere la figura di Paul in prospettiva, alla fine.
Un adattamento, quello di Villeneuve, che (proprio come la parola adattamento suggerisce) rielabora la materia originale rendendola più vicina alla sensibilità di una società che cerca di allontanarsi dai confini rigidi di categorie come quella di concubine e mogli, restituendo alle figure femminili della saga la loro tridimensionalità.
2 commenti
Aggiungi un commentoSalve. Rispetto le scelte fatte da Villeneuve , ma non le condivido . Vorrei sapere come potrà riportare Chani da Paul visto che dovranno avere figli e in Messia di Dune , i figli hanno un ruolo fondamentale alla fine del libro. Tra l'altro è stata molto sottovalutata la portata del potere economico della Gilda Spaziale , potere messo in discussione da Paul e dal suo controllo della spezia . Per certe saghe letterarie , il formato 2 massimo 3 film non è adatto , soprattutto per Dune , i cui libri sono 7 ( l'ultimo libro non so perchè in Italia è stato diviso in due parti , ma questa è una mia opinione ). Sarebbe stato più logico o fare 7 o 8 film o ancora meglio una serie televisiva . Il mio voto per ora è 10 per la parte visiva 6 per la storia.
Concordo. Visivamente (e a livello di sonoro) i livelli sono altissimi, ma il resto purtroppo no. Ho trovato anche poco sensata la scelta, nel primo film, di rappresentare i Fremen con etnie differenti... sarebbe stato meglio secondo me se fossero stati tutti mediorientali, non il solito mix moderno.
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