Ci occupiamo di uno splendido e caratteristico film di fantascienza americano in b/n, Target Earth! (Obiettivo Terra!) che è basato su un racconto breve del 1953 Deadly City di Paul W. Fairman, pubblicato nel 1953 sulla rivista, If.

In Italia non è uscito, ma si trova su YouTube in inglese.

Si tratta di un film del 1954, quindi in piena epoca d’oro per questo genere di film.

Il regista è Sherman A. Rose, il produttore Herman Cohen, la durata 75 minuti, il budget 85.000 $.

L’inizio è inquietante: una ragazza, Nora King (Kathleen Crowley), si sveglia dopo aver tentato un suicidio nel più classico dei modi in voga in quei tempi, con i sonniferi.

Ma quando si sveglia si accorge che qualcosa non va.

Nell’appartamento manca la luce, il gas non funziona e sembra che non ci sia più nessuno.

Anche la città, Chicago, appare vuota.

Nora a questo punto decide di uscire. Incontra una donna uccisa. Mentre la guarda con orrore si accorge che è sopraggiunto un uomo, Richard Denning (Frank Brooks), che inizialmente la insegue e una volta raggiunta la schiaffeggia per farle passare una crisi nervosa. Una volta chiarito che l’uomo non ha intenzione di aggredirla parlano e cercano di capire cosa possa essere successo.

Si recano in un locale ed incontrano un’altra coppia, Jim Wilson (Richard Reeves) e Vicki Harris (Virginia Grey) che si è ubriacata.

I quattro escono all’aperto e vagano per le vie della città deserta. Unica presenza una inquietante ombra che si staglia sui palazzi. A chi appartiene?

A giudicare dall’altezza si deve trattare di un essere molto grande e soprattutto alto.

Ad un certo punto riescono a vedere il proprietario: si tratta di un grande robot che è dotato di un raggio laser altamente distruttivo e che proviene dal pianeta Venere.

La doppia coppia allora scappa e trova riparo in un grande Hotel, dove si rifugiano insieme ad un altro fuggitivo: tuttavia quest’ultimo non vuole rimanere all’interno e fugge in strada incontrando il micidiale raggio del robot, che lo uccide.

I quattro decidono allora di lasciare la hall e di sistemarsi ad un piano alto dove si trova un comodo e grande appartamento doppio, diviso da un grande salone.

Lì si sentono abbastanza al sicuro.

La scena si sposta a questo punto sul quartier generale dei militari che hanno catturato un robot e lo stanno studiando in laboratorio.

Evidentemente la città è stata evacuata e loro sono tra i pochi che per motivi diversi sono rimasti ancora là.

Nel frattempo al quartetto si aggiunge anche un giovinastro armato di pistola, Davis interpretato da Robert Roark (il cui padre aveva finanziato il film nella realtà), che punta subito la bella Crowley – nel frattempo innamoratasi di Donning – e la costringe a baciarlo sotto la minaccia dell’arma. La ragazza deve cedere, ma gli dà uno schiaffo. Al secondo bacio lo schiaffo lo dà invece lui a lei. A questo punto intervengono i tre compagni e la donna della coppia rimane uccisa. Il suo uomo tuttavia gli salta addosso e forte di una superiorità fisica lo strozza, sollevandolo da terra.

A questo punto la scena si sposta di nuovo dai militari che hanno scoperto che i robot sono sensibili ad una certa frequenza sonora che ha l’effetto di disattivarli.

Gli scienziati così mettono a punto una macchina, una specie di grammofono, che emette quella frequenza e con essa cominciano a girare la città a bordo di un mezzo militare.

I tre superstiti si trovano ora di nuovo nella hall dell’hotel e stanno parlando tra loro quando improvvisamente un robot penetra all’interno da una finestra. Una scena molto suggestiva in cui i tre, dopo aver inutilmente sparato diversi colpi contro il robot, scappano nel terrazzo in alto inseguiti dall’automa metallico che però travolgendo la porta li raggiunge. Ormai per Denning e Crowley sembra finita quando l’altro uomo aggredisce il robot che lo colpisce con il raggio, uccidendolo.

Sembra essere quindi venuta la fine per i due, ma in quel momento passa la jeep dell’esercito con la macchina sonora che emette la frequenza letale per il robot che cade improvvisamente su sé stesso e rimane inerte, essendo stato disattivato.

Un film avvincente con i normali limiti dell’epoca, con il robot che per i nostri giorni appare un po’ goffo ma non esente dalla capacità di spaventare. Due sono le scene che pongono il film leggermente al di sopra della media del tempo: la prima è quella della città deserta e desolata che ricorda molto gli episodi di Ai confini della realtà.

E poi la scena finale del robot che irrompe nell’albergo e li insegue sul tetto.

Qualcuno lo ha definito un B-movie ma in realtà spesso proprio in questi film si trovano dei veri e propri gioiellini che divengono poi dei cult.

Del film si ricorda l’atmosfera, soprattutto inziale, di minaccia incombente, acuita dal clima irreale della città deserta.