Il fantasy ha ricevuto al cinema e in televisione un boom che è cominciato all’inizio degli anni Ottanta, quando nelle sale uscì Conan il Barbaro di John Milius, preceduto dall’ingiustamente non noto ai più Lord of the Rings di Ralph Bakshi (Fritz il gatto, Fuga dal mondo dei sogni). Negli anni Novanta il target si spostò su un pubblico giovanile con due serie TV: Hercules e il suo spin-off Xena-Principessa guerriera interpretato da Lucy Lawless (Spartacus, Battlestar Galactica). L’arrivo all’inizio del nuovo secolo della trilogia de Il Signore degli anelli di Peter Jackson (che molto deve alla già citata opera di Bakshi), sarà un vero terremoto, oltre che tra le opere più premiate della storia del cinema. Seguiranno nei decenni successivi saghe come quella di Harry Potter e il ciclo di Twilight, che mostreranno come elementi fantasy possono essere adattarsi anche a un’ambientazione attuale o ancor meglio alle moderne metropoli, come ad esempio accade anche in film come Underworld o i Guardiani delle Notte (tratto dal ciclo letterario dei Guardiani dello scrittore kazako Sergej Luk'janenko).
Nella carta stampata invece dopo le basi letterarie gettate soprattutto nell’Ottocento possiamo dire che la diffusione popolare avviene dall’inizio del ventesimo secolo con i pulp, magazine economici di larghissima diffusione come Weird Tales ed Argosy che videro inoltre all’interno variazioni del genere. L’Heroic Fantasy (detto anche Sword and Sorcery), con eroi spesso di dubbia moralità che affrontavano nemici di ogni tipo, sovente di origine sovrannaturale, come il già citato Conan il Cimmero e Kull di Valusia di Robert E. Howard o Fafhrd e il Gray Mouser di Fritz Leiber; il Planetary romance, dove temi fantasy erano sviluppati in mondi diversi dalla terra con spesso influenze fantascientifiche: il ciclo di Barsoom del papà di Tarzan Edgar Rice Burroughs e il ciclo Marziano di Leigh Brackett, oltre che scrittrice anche sceneggiatrice hollywoodiana (Il Grande Sonno, L’impero Colpisce Ancora).
È in questo periodo che viene riconosciuta la nascita, con le opere di Gertrude Barrows Bennett (L’isola, Le teste del cerbero) del Dark Fantasy. Il termine è stato coniato tra gli altri da Karl Edward Wagner, l’autore del ciclo di Kane che ha visto ultimamente una ristampa in un poderoso Drago Mondadori, generalmente indica opere dove a una trama fantasy sono legati elementi squisitamente horror e/o dove è presente un’atmosfera cupa.
A questo genere si è sempre interessato come scrittore e studioso Daniele Corradi, docente di letteratura italiana e latina, di cui ora esce il romanzo Contro (Carcosa Editore, 230 pagine, Euro 15,90). Dal 1994 studia e traduce in maniera filologica l’opera di Howard Phillips Lovecraft. Il suo studio è confluito nei saggi Cthulhu (Carcosa, 2017), ne Il linguaggio di Cthulhu. Filosofia e dizionario di H.P. Lovecraft due poderosi lavori che hanno riempito un vuoto specifico nel nostro paese rispetto al solitario di Providence insieme a una nuova versione di Orrore a Red Hook (2019) questi ultimi due pubblicati da Jouvence. Corradi ha inoltre pubblicato i romanzi Non aprire quella porta (2016) liberamente ispirato al film di Tobe Hooper del 1974 The Texas Chainsaw Massacre e Melita Signora dei Simulacri, omaggio ai classici e al cinema gotico. L’ultima opera prima di Contro è stata nel 2021 la raccolta Oltre il mondo (Jouvence 2021), una serie di racconti fantastici che spaziano una Londra fumosa (dove si muove un certo indagatore dell’incubo) ad una villa abbandonata nella provincia lombarda dove l’autore bambino incontra la materializzazione dell’attrice dei suoi sogni.
Per la scrittrice egiziana Veronica Ibrahim, il genere dark fantasy: “richiede uno sforzo mentale del lettore per capire quali eventi siano reali e quali fantasy”, e questo asserto descrive pienamente Contro, il romanzo di ci accingiamo a parlare. Qui un giovane punk che sa solo di chiamarsi Chris vaga nel deserto senza avere nessuna cognizione né del suo passato né di come possa esser lì giunto. Dopo avere incontrato e lasciato la misteriosa ragazza che si fa chiamare Solitudine giunge nella città di Vorpo-R'lo-Ròel, avamposto marino di un mondo decadente. Ad occhi distratti una città fantasma, cimelio di un antico splendore ma in realtà abitato da esseri che hanno perso anche l’ultimo briciolo di umanità, dove domina violenza, corruzione, e la segregazione verso qualunque diversità. Per sfuggire alla rabbia e al dolore Chris assume dosi massicce di droga che lo conducono verso altri luoghi.
Allo stesso tempo, il Generale ripensa alla sua sposa, colei che lo aveva seguito nel viaggio verso i territori di confine. Eleonora era il suo nome, come il racconto di Edgar Allan Poe che tanto amava. Adesso il militare arruola giovani sognatori spedendoli a combattere contro tribù native che vivono al di là della frontiera. Soldati destinati a una morte indegna. Il Generale, suo malgrado, esegue gli ordini di una informe macchina che ogni giorno progredisce in una misteriosa trasformazione alimentata dal dolore della guerra. Non riesce ad opporsi ai comandi della mostruosità meccanica e anche lo strana apparizione di un essere incatenato chiederà conto dei suoi sospesi.
In un mare che ricorda i racconti di William Hope Hodgson, un Leviatano si frappone alla rotta seguita dal cupo Necromante. La visione dell’abominio lo spinge a rimembrare un passato fallimentare e il riemergere dei ricordi lo spingerà sempre più in fondo
Cosa lega questi personaggi e i luoghi che attraversano? Le visioni indotte dagli stupefacenti sono vacue immagini prodotte dall’inconscio o sono portali aperti verso nuove dimensioni non sempre amichevoli?
Ai lettori il compito di rispondere, leggendo il romanzo di Corradi.
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