Un’antologia. Ma anche una playlist. O una compilation, come direbbero i nostalgici di musicassette e vinile.
Sounds & Visions, libro edito da Delos Digital e disponibile sia in versione cartacea sia in book, parte da un’idea: rendere omaggio alla musica di David Bowie attraverso la narrativa. A prendere parte al progetto undici autrici e autori italiani, tra cui Fabio Novel, ideatore e coordinatore del progetto. E l’analogia con la playlist sta non solo nel titolo della collana di cui il libro fa parte (Playlist, appunto), ma anche nella scelta di disporre i capitoli secondo un ordine dettato dalla cronologia della discografia di Bowie. Tranne alcune eccezioni, non si fa riferimento alle canzoni più note del cantante inglese, ma a quelle che hanno fornito maggiore ispirazione a chi si è incaricato di tradurre la musica in letteratura.
In termini letterari, il contenuto è variegato, come variegata è stata la produzione discografica del Duca Bianco che nei quasi cinquant’anni di carriera ha dettato tendenze discografiche e di costume, ma ha anche saputo adeguarsi alle nuove mode per continuare a cavalcare l’onda della popolarità e del successo. Si spazia tra vari generi: dalla fantascienza al noir, dal fantasy al thriller. E diciamolo subito: il livello degli scritti è davvero elevato, segno che a rivelarsi azzeccata è stata non solo la scelta dei partecipanti al progetto, ma anche la loro capacità nel “reinterpretare” secondo il loro punto di vista titoli e storie delle canzoni di Bowie.
Se si può fare un distinguo tra i vari capitoli del libro possiamo basarci proprio sulla diversa profondità di correlazione tra la canzone originaria e il testo letterario. In alcuni casi, la canzone di Bowie racconta già una storia, che andava eventualmente rielaborata e adattata. In altri casi, il titolo della canzone funge da spunto per raccontare vicende che vedono il nume tutelare di Bowie solo sullo sfondo.
Partiamo da Space Oddity, il primo successo di Bowie, pubblicato a luglio 1969, giusto in tempo per il primo piede sulla Luna di Neil Armstrong. Le vicende di Major Tom, che resta intrappolato fuori dalla navicella spaziale durante il suo viaggio verso la Luna, sono quanto di meglio si possa desiderare per un buon racconto di fantascienza. Ma Paolo Aresi, autore di Major Tom, non si accontenta di trasporre in forma narrativa la canzone di Bowie. Scrive sì un racconto di fantascienza mettendoci pure Major Tom come protagonista, ma va oltre, confermandosi uno dei migliori scrittori di fantascienza (e non solo): nel racconto di Aresi, Major Tom diventa il protagonista di uno straordinario e drammatico viaggio nelle zone più remote del Sistema Solare. Il legame con il testo della canzone è dato da alcune citazioni nascoste qua e là nel racconto.
E, a proposito di citazioni, il racconto più infarcito di riferimenti alla discografia di Bowie è il secondo: David, da Freecloud, scritto da Fabio Novel con il supporto di Gian Piero Prassi. L’ispirazione per questo racconto, che classificheremmo come fantasy, deriva da The Wild Eyed Boy from Freecloud, canzone del 1969, come Space Oddity (e infatti presente nello stesso album), che narra la storia di un ragazzo cresciuto senza aver mai interagito con la gente e che viene accolto con paura e disprezzo dagli abitanti del villaggio che ne scoprono l’esistenza. Con rigore quasi filologico, Novel non solo si attiene alla storia inventata da Bowie (ovviamente ampliandola e dandole maggiore respiro), ma si diverte a inserire nel racconto citazioni prese dal solo disco Space Oddity, lo stesso da cui è tratto The Wild Eyed Boy from Freecloud. La protagonista del racconto si chiama Janine (come l’omonima canzone), abbiamo inoltre colto riferimenti alle canzoni An Occasional Dream e a God Knows I’m Good. Magari l’attento lettore saprà trovarne altri.
La canzone The Man Who Sold the World riprende nel titolo quello del romanzo breve The Man Who Sold the Moon di Heinlein ed è vagamente ispirata al racconto di Ray Bradbury Night Meeting (Incontro di notte, da Cronache marziane), in cui un terrestre e un marziano si incrociano nei deserti di Marte, ognuno convinto che l'altro provenga da un lontano passato. Insomma, l’ennesima incursione di Bowie nella fantascienza diventa il pretesto per un altro racconto di fantascienza dell’antologia: L’uomo che vendette il mondo, di Claudio Bovino. Ma il punto comune tra il racconto e nella canzone sta solo nel genere letterario e nella citazione di alcuni versi del testo di Bowie, perché Bovino inventa un originalissimo racconto in cui, grazie a un Grande Sintetizzatore, è possibile spostarsi tra le pagine dello Spartito Cosmico viaggiando indietro nel tempo per poi tornare al punto di partenza, la Tempo-corda Zero.
Diversamente da Bovino, Scilla Bonfiglioli prende uno delle canzoni-simbolo della fantascienza di Bowie, Starman, per tirare fuori un bel racconto (Uccidi l’uomo delle stelle) che di fantascientifico ha solo il titolo e la colonna sonora (Starman, appunto). Lo stesso dicasi per Stellanera di Gianfranco Nerozzi, ispirata a Blackstar: il protagonista del videoclip è un astronauta morto che fa venire in mente Major Tom, lo sfortunato protagonista di Space Oddity, già rievocato in Ashes to Ashes.
Un breve accenno anche agli altri racconti: Cambia-menti di Jacopo Montrasi, ispirato alla celeberrima Changes; Solo per un giorno della bravissima Oriana Ramunno, ambientato a Berlino Est, stesso luogo in cui furono creati Heroes e gli altri due dischi della “trilogia berlinese”; Let’s Dance di Roberta De Tomi, ispirata all’omonima canzone; Blue Jean di Daniele Cambiaso e Sabrina De Bastiani; Il volo del falco di Monica Serra, trasposizione letteraria di This Is Not America; Blue Bird di William Bavone, ispirata a Lazarus.
Insomma, un’antologia che merita di essere letta sia per i contenuti sia per i riferimenti a Bowie. E che anzi potrebbe raggiungere uno scopo ambizioso: far venire la curiosità di conoscere le canzoni di David Bowie a chi non ha avuto ancora la fortuna di apprezzarle.
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