James Gunn, nell’estate del 2021 durante la campagna pubblicitaria per The Suicide Squad affermò:
Sappiamo tutti come sono finiti i film sui cowboy e di guerra. Non lo so, penso che non ci voglia un genio per fare due più due e vedere che c’è una certa ciclicità in questo genere di film, lo si sa e l’unica speranza per il futuro dei film sui fumetti e supereroi è di cambiare. Sono davvero stupidi. E per la maggior parte sono noiosi per me adesso. Li amavo all’inizio. Ero davvero molto contento quando hanno iniziato a fare questi film. Quando ho visto Superman da bambino era tutto sugli effetti speciali. Amo ancora quel film. Okay, lo so, c’è un tizio su un cavo e il bluescreen con effetti speciali scadenti. E quando è uscito Iron Man, ero coinvolto. Sei in grado di far volare un tizio che sembra davvero un tizio che sta volando. Era bellissimo essere in grado di fare una cosa del genere. Ma se i cinecomic non iniziano a cambiare, la situazione si farà davvero, davvero noiosa.
Sei anni prima, nel 2015, Steven Spielberg aveva avuto modo parlare dei cinecomic così:
Abbiamo assistito alla morte dei Western e ci sarà un giorno in cui i cinecomic faranno la stessa fine. Non è detto però che i western – così come poi i cinefumetti – possano un giorno tornare. Naturalmente ora i supereroi sono vivi e vegeti, ma credo che la cultura popolare sia fatta di cicli finiti. Ci sarà un giorno in cui i miti saranno soppiantati da un altro genere a cui magari stanno già pensando i registi della nuova generazione.
E non si può concludere questa carrellata senza citare IL nemico dei cinecomic, Martin Scorsese, che riparlandone recentemente ha affermato:
Il pericolo qua è ciò che stanno facendo alla nostra cultura. Perché ci saranno generazioni d’ora in avanti che penseranno che i film siano solo quelli, che è quello che sono i film. Anzi, lo pensano già. Il che significa che dobbiamo combattere ancora più duramente. E deve partire dalla base. Deve partire dai filmmaker stessi. Avrai a che fare con registi come i fratelli Safdie, e avrai registi come Christopher Nolan, se capisci cosa voglio dire. Vanno colpiti da tutte le parti. Colpiscili da ogni lato, e non arrenderti. Mostraci cosa hai da farci vedere. Esci e fatti valere. Reinventati. Non lamentarti. Ed è vero: perché dobbiamo salvare il cinema.
Alla luce di quanto sta succedendo in casa Disney/Marvel e Warner/DC possiamo dire che questi tre signori (e anche tanti altri con dichiarazioni simili) hanno sacrosanta ragione?
In parte sì.
Non è la prima volta che mi trovo a paragonare quanto accade nei cinecomic con quanto ciclicamente accade nel mercato dei fumetti. DC e Marvel, nel passato hanno vissuto con ciclicità periodi di grande produttività fino ad avere una vera e propria inflazione di testate a scapito della qualità, conseguente disaffezione dei lettori, problemi economici, contrazione del parco testate, ripartenza verso un altro periodo di sovraproduzione e via così.
Se questo modo di gestire “il prodotto” è abbastanza rischioso per una casa editrice che ha dei costi abbastanza contenuti dovendosela vedere “solo” con sceneggiatori, disegnatori, inchiostratori e letteristi e barcamenarsi con i costi di carta, inchiostro e distribuzione, lo è enormemente di più per le produzioni cinematografiche dove le spese sono davvero colossali (prendete a caso un qualsiasi cinecomic di qualsiasi casa produttiva e guardate i titoli di coda non per la scena nascosta ma per vedere quanta gente ci ha lavorato).
Sorprende, quindi, come il controllo della produzione dei cinecomic sia stato parecchio avventato e fin troppo entusiastico sia da parte DC che Marvel. Se da un lato la DC è partita con una trilogia d’autore (Batman di Nolan) per poi continuare senza un piano generale preciso lanciando sul mercato film su vecchi (Superman) e nuovi (Wonder Woman, Aquaman, Justice League, Suicide Squad, Shazam, etc.) personaggi come ad offrire un assaggio per cercare di capire se e come unirli in un universo condiviso e coerente, la Marvel ha scoperto le sue carte sin da subito con la scena postcredit di Iron Man, cosa che le ha permesso di vivere di rendita fino ad Avengers Endgame.
E se la DC/Warner doveva vedersela principalmente con le due colonne di Spese e Ricavi sul bilancio senza particolari ingerenze su modo di raccontare le storie, usare i personaggi e altre problematiche produttive purché portassero incassi ragguardevoli, la Marvel/Disney ha dovuto affrontare anche il restyling degli eroi e delle storie, ben note ai Marvel-lettori, in chiave Disney. Un esempio per tutti: Thanos. Il titano di Endgame, nei fumetti è follemente innamorato della Morte, una entità metafisica femminile seducente ai suoi occhi ma dall’aspetto scheletrico e inquietante allo sguardo degli altri. E il titano pazzo (sempre Thanos) vuole sterminare la vita come offerta d’amore alla morte, non “per permettere alla metà dell’universo di vivere meglio”.
Ovviamente una simile liason di amore e morte non poteva andare giù alla dirigenza Disney e quindi abbiamo annacquato anche uno dei migliori cattivi dell’universo Marvel.
La costante preoccupazione Disney/Marvel di essere rassicuranti per le famiglie di qualsiasi genere e la ricerca di nuovi mercati ha portato, dopo Endgame, a fare quello che la DC aveva fatto qualche anno prima, sparare film a raffica presentando nuovi personaggi inflazionando cinema e streaming con storie che sembravano smembrare la continuity serrata del pre Endgame. In entrambi le case di produzione, poi, sono stati incaricati registi e sceneggiatori forse non sempre adatti (lasciandosi attrarre dalla possibilità di richiamare verso i cinecomic anche spettatori di altri generi) che peccando di autorialità estrema hanno rovinato personaggi e storie.
Eppure nelle dichiarazioni riportate in apertura il punto comune è che i cinecomic sono un genere come il western e i film di guerra. Conosciamo tutti persone cui non piacciono questo genere di film (o forse lo siamo noi stessi) e che non si lascerebbero convincere da niente e nessuno a vederne uno. E se nel tentativo di accattivarsi una simile fetta di pubblico qualche produttore provasse a snaturare personaggi e/o storia si ritroverebbe con il proverbiale pugno di mosche in mano.
Sempre nelle dichiarazioni dei tre registi, inoltre, è ben evidente come i film di genere vadano incontro a cicli e quelli dei cinecomic DC e Marvel, attualmente, sono in fase preagonica.
Vogliamo forse organizzare una veglia funebre?
E perché mai?
A mio giudizio questa potrebbe essere una occasione di ripensamento per il genere, cui non farebbe male una riduzione di quantità delle produzioni a favore della qualità, e anche uno sguardo critico su quali sono le storie e i personaggi che i lettori di comics amano nel panorama delle due case editrici in modo da poterle realizzare sul grande schermo rispettando il lavoro di sceneggiatori e produttori dei fumetti. Nel corso dei decenni in casa DC e Marvel sono state affrontate tematiche di ogni genere come l’insensatezza della guerra, tossicodipendenza, segregazione razziale, omofobia, violenza sui minori e sulle donne, malattie mentali e, perfino La Morte (con una storia tutt’ora imbattuta: La Morte di Capitan Marvel, dove l’eroe muore sul serio). Non abbiamo bisogno che i personaggi vengano presi come avatar da rielaborare in modi nuovi perché è tutto già lì, e andare al cinema per vederseli rovinare in nome di non si sa cosa alla fine stanca.
La situazione attuale ci presenta James Gunn, quello della dichiarazione d’apertura, nel ruolo di Deus Ex Machina del DCuniverse, e sul versante Marvel il finale della seconda stagione di Loki (su Disney+) ha regalato un inaspettato guizzo di orgogliosa dignità che nessuno si sarebbe aspettato.
Ma sono, appunto, solo guizzi ed eventuali ipotesi così come l’affacciarsi degli X Men potrebbe essere una buona occasione per nuove storie visto che per la loro stessa natura sono la serie più adatta a trattare tematiche inclusive, a patto di non renderli le macchiette di se stessi.
Ma la domanda è: ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di cambiare qualcosa?
Non lo sappiamo, ma ce ne accorgeremo (se ancora avremo voglia di andare al cinema) e, se non ci riusciranno, se ne accorgeranno soprattutto le case cinematografiche e i cinecomic che imploderanno per un po’ in attesa di una nuova rinascita, come succede da sempre ai loro cugini di carta stampata.
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