L'amore di Benjamin Lacombe (che incontriamo nella Sala della Seta a Lucca Comics and Games 2023) per il Giappone nasce principalmente dalla sua educazione popolare. Essendo cresciuto negli anni '90 rimase affascinato dai manga e dagli anime televisivi contenuti in trasmissioni come “Club Dorothée ” (un equivalente del nostro Bim Bum Bam) e dopo la sua curiosità lo ha spinto ad approfondire le tematiche delle tradizioni e del folclore giapponese sino ad arrivare in giovanissima età a pubblicare uno dei suoi primi lavori: un fumetto che parla di uno spirito in un monastero buddhista che decide di fuggire impossessandosi del corpo di un samurai.
Oltre all'immaginario giapponese ama molto le atmosfere vittoriane, le emozioni che scaturiscono dai racconti di Edgar Allan Poe e ha svolto un profondo studio su Alice nel paese delle meraviglie dove ha utilizzato le foto e i disegni originali per una commistione fra la Alice storica e l'Alice immaginata da Carroll.
Una sua grande passione è Leonardo Da Vinci. Per Lacombe Leonardo Da Vinci è la risposta a tutti i problemi
. Quando sente il blocco dell'autore si rifà a Leonardo e il blocco svanisce. Ama moltissimo la natura e questo crea una connessione con Leonardo che era vegetariano. In sala si è aperto anche un piccolo dibattito sul fatto che Da Vinci fosse davvero vegetariano e Lacombe ne è sicuro al cento per cento perché leggendo il Codex ha trovato indizi fondamentali a riguardo.
Lacombe sta anche lavorando a un progetto in cui si parla della vita di Da Vinci e anche al suo rapporto omosessuale col giovane Caprotti detto Salai. Anche su questo ci sono prove dell'omosessualità di Da Vinci date da alcuni schizzi molto espliciti ritrovati negli appunti del geniale artista rinascimentale. Le tavole che ci mostra della graphic novel Lacombe sono molto belle e ben studiate.
Si parla quindi del lavoro Il ritratto di Dorian Gray che per Lacombe è stato fondamentale non solo per parlare del libro in sé, ma per le suggestioni che gli sono arrivate dalla vita incredibile e scandalosa (per l'epoca) di Oscar Wilde. Lacombe ha lavorato con un discendente di Wilde che non porta il suo cognome perché all'epoca dello scandalo i suoi figli cambiarono cognome.
Perché spesso Lacombe disegna fantasmi? Perché i fantasmi piacciono, creano un “trauma” nel lettore, un interesse immediato. Però lui non è così cupo nei suoi disegni, ama anche altri progetti più solari, più variamente colorati. Dipende tutto dal testo su cui sta lavorando.
Per esempio per Storie di donne Samurai ha prediletto il rosso e il viola.
Lavorare con autori ancora vivi o su testi di autori defunti? Collabora attivamente da anni con vari autori che cerca sempre di stupire, ma con difficoltà perché ormai questi autori “sanno cosa aspettarsi da lui”, ma ama moltissimo lavorare su testi classici in cui fa un accurato lavoro di fondo non solo su cosa voglia dire il testo, ma anche sulle emozioni provate dagli autori stessi.
Un pittore completo e molto attento, Benjamin Lacombe, che ci ha parlato con grande simpatia e spigliatezza.
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