Don’t you wonder sometimes

‘Bout sound and vision

David Bowie, Sound and Vision, 1977

Quanti di noi si ritrovarono con gli occhi lucidi alla notizia della morte di David Bowie?

In un’intervista rilasciata alla rivista Rolling Stone, Dave Gahan dei Depeche Mode confessò: "I had seen the news but it wasn't until my wife told me he had died that I just broke down in tears. My daughter came out and they were both hugging me. It really affected me. I felt a huge gap.”

Ecco. Un improvviso senso di vuoto, di mancanza. Lo provammo in tanti, quel giorno del 2016.

È noto quanto Bowie sia stato un artista di straordinaria unicità e caratura: eclettico cantante e autore musicale in primis, ovvio, ma pure carismatico attore, sul palco e sul grande schermo. Ha fatto la storia della musica e, come solo i Grandi, è stato seme germinale, di riferimento o ispiratore, per generazioni di cantanti, compositori e musicisti. Ma il suo influsso non si è accompagnato alla sola Euterpe, è andato ben oltre. La sua opera è un’apoteosi di suoni e visioni, oltre che di testi memorabili, che ha appassionato, stimolato e formato l’immaginario di milioni di individui; tra i quali innumerevoli narratori, fumettisti, registi, attori, fotografi… Ma non sono solo artisti, quelli che da Bowie hanno tratto motivazione. Pensiamo ad esempio all’iconico video dell’astronauta Chris Hadfield, che intona Space Oddity dall’orbita della Stazione Spaziale Internazionale.

Ma torniamo a quelle mie (nostre) lacrime. Trattenute a stento, o per niente. Potrebbe apparire eccessivo, persino imbarazzante, che un cinquantenne si ritrovi visceralmente ingrippato per la morte di un cantante, per quanto suo preferito da sempre. La mia parte razionale si sorprese di tale reazione istintiva. Poi capii. Il contraccolpo aveva radici più profonde, personali. Non si trattava solo della consapevolezza della dipartita di un protagonista assoluto, per importanza artistica e impatto culturale.

Quei lucciconi non erano solo per Bowie. Erano anche per me.

Le sue canzoni erano state presenti in vari momenti e situazioni della mia vita, e nelle disparate emozioni che li avevano accompagnati, in particolar modo fino ai trent’anni. C’erano non solo quando le ascoltavo, cantavo o ballavo, ma anche quando studiavo, viaggiavo, mi rilassavo. Quando ero allegro, triste, arrabbiato, sereno, malinconico… Quando sognavo. Quando immaginavo, e creavo.

La reazione profonda, istintiva, alla notizia della morte di Bowie eruttò quel mio vissuto, scambiandolo per perdita. Una reazione inconscia e irrazionale, perché se era vero che David Robert Jones aveva concluso il suo percorso in vita il 10 gennaio 2016, David Bowie non era affatto morto. Non solo perché le leggende non muoiono mai. Ma perché noi eravamo vivi. E se ci ascoltavamo dentro, sentivamo la sua voce. Se ci guardavamo dentro, lo vedevamo. E, con lui, ecco il Maggiore Tom, Ziggy Stardust, Halloween Jack, Aladdin Sane, il Duca Bianco, Thomas Jerome Newton, il Pierrot Triste, il Re dei Goblin, Nathan Adler e tutti gli altri, fino al Profeta Cieco. Per citare Annie Lennox, Bowie resterà comunque “sempre vitale e incredibilmente presente”.

Fu in quello stesso gennaio del 2016 che ipotizzai il progetto antologico che avete sotto gli occhi: una serie di tributi, in forma narrativa, ad alcuni dei capolavori che Bowie ci ha lasciato. Non mi attivai subito. L’antologia si concretizza appena oggi (grazie alla fiducia di Delos Digital e di Silvio Sosio), come emanazione stand alone di Playlist, una collana di ebook che ospita racconti ad ispirazione musicale, di cui sono curatore. E grazie alla passione delle Autrici e degli Autori che hanno aderito all’iniziativa. Una squadra splendida, che tengo a ringraziare per l’impegno ma anche per la pazienza nelle fasi realizzative.

Non vi anticipo nulla dei racconti che vi apprestate a leggere. Sono espressione di differenti sensibilità, stili e contenuti, oltre che di generi. Ho preferito raccoglierli seguendo l’ordine cronologico di uscita delle canzoni che omaggiano; magari, riascoltatele giusto prima di immergervi nelle rispettive storie. Ed esplorateli con attenzione, anche per il piacere di individuare tutte le citazioni bowiane che celano, non sempre palesate.

Nel realizzare Sounds & Visions, abbiamo affrontato il compito con entusiasmo e passione, ma anche ben consci che andavamo a misurarci con delle ineguagliabili pietre miliari della musica. Non ci siamo fatti scoraggiare, però. Perché tutti abbiamo amato, in modi e in tempi differenti, ciò che Bowie ha creato. Ciò che è stato. Ciò che ci ha lasciato. E il nostro scopo qui è di rendere tributo, con la nostra scrittura e la vostra lettura.

Grazie David Bowie!